Nel 2019, il 2,3% dei dipendenti nell’Unione europea (UE) di età compresa tra 20 e 64 anni aveva un lavoro precario, il che significa che il loro contratto di lavoro non superava la durata di tre mesi. La percentuale di precari, rispetto all’occupazione totale, è rimasta relativamente stabile nell’ultimo decennio, passando da un minimo del 2,3% nel 2009 a un massimo del 2,5% nel periodo 2015-2017. Tuttavia, questo quadro potrebbe cambiare negli anni a venire quando l’economia dell’UE si riprenderà dall’impatto della pandemia di Coronavirus e dalle misure di confinamento introdotte da molti Stati membri dell’UE. La pandemia ha costretto molte aziende a ridurre le ore dei dipendenti, a interrompere temporaneamente le attività o a chiudere definitivamente le proprie attività. I settori dove è stato registrato il maggior numero di precari sono stati quello agricolo, forestale e della pesca hanno registrato la percentuale più elevata di contratti di lavoro, pari al 7,5% nel 2019. A ciò sono seguiti il settore del commercio all’ingrosso, al dettaglio, i trasporti, quelli che si occupano di attività di ricezione e ristorazione (2,8%) e le attività svolte da imprese a conduzione famigliare (2,4%).
Stagionalità nei lavori precari
Tra il 2014 e il 2019, la maggior parte delle attività economiche ha mostrato fluttuazioni stagionali, tuttavia con pesi e misure diverse. In media il terzo trimestre è quello che ha registrato il maggior numero di dipendenti con lavori precari. Tra tutte le attività economiche, il settore delle attività legate al commercio all’ingrosso, al dettaglio, al trasporto, alla ricezione e alla ristorazione è stato quello che ha rappresentato le fluttuazioni più marcate del numero di dipendenti che hanno avuto lavori precari, con un aumento medio del 30% dal secondo al terzo trimestre.
Più precari in Croazia, meno nella Repubblica Ceca e in Romania
Tra gli Stati membri dell’UE, la Croazia è il paese che ha registrato i maggiori picchi di occupazione precaria dal 2012. Tuttavia, dal 2016 (8,0%) la percentuale dei precari è leggermente diminuita raggiungendo quota 5,8% nel 2019. Gli altri paesi dell’UE che hanno registrato un’alta concentrazione di precari nel 2019 sono stati Francia (5,0%), Spagna (3,8), Belgio (3,6%) e Italia (3,4%). All’altra estremità della scala, la Repubblica Ceca e la Romania hanno registrato la percentuale più bassa di occupazione precaria (entrambe dello 0,2%).
Infermiere e ostetriche in aumento
Ogni anno, il 12 maggio si festeggia l’anniversario della nascita di Florence Nightingale un’infermiera britannica nota come “la signora con la lanterna”, considerata la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna, in quanto fu la prima ad applicare il metodo scientifico attraverso l’utilizzo della statistica e così oltre ai festeggiamenti per Florence si coglie anche l’occasione per festeggiare la Giornata internazionale degli infermieri.
Nel 2019, c’erano 4,45 milioni di infermieri e ostetriche impiegati nell’Unione Europea (UE) , contando sia infermieri professionisti che assistenti e ostetriche. Ciò corrispondeva a mezzo milione in più di infermieri e ostetriche impiegati nell’UE nel 2019 rispetto al 2012, con un aumento costante in questo periodo. La percentuale di infermieri e ostetriche nella forza lavoro totale era del 2,2% nell’UE nel 2019. Tra gli Stati membri dell’UE, la Germania si è distinta con una quota del 3,4%, seguita da Finlandia (3,0%), Belgio (2,9%) e Irlanda (2,8%). Al contrario, 11 dei 27 Stati membri dell’UE hanno registrato quote di infermieri e ostetriche pari o inferiori all’1,5% nell’occupazione totale nel paese. La quota più bassa è stata dell’1,1%, registrata in Bulgaria, seguita da vicino da Lettonia e Lussemburgo (entrambi 1,2%), Estonia, Cipro e Ungheria (tutti 1,3%), Grecia e Polonia (entrambi 1,4%), nonché Spagna, Portogallo e Romania (tutto 1,5%).
In numero assoluto, la Germania ha registrato quasi 1.458.000 infermieri e ostetriche nel 2019, che corrispondeva a circa un terzo (33%) di tutti gli infermieri e le ostetriche nell’UE. La Francia circa 656.000 infermieri e ostetriche (il 15% delle infermiere e le ostetriche dell’UE) e l’Italia circa 411.000 (il 9%). Dal 2011 al 2019, il numero di infermieri e ostetriche in Germania e Francia è aumentato rispettivamente di 147.000 e 125.000 operatori, mentre in Italia il numero è aumentato solo di 15.000 unità.
In termini relativi, Malta (+0,7%), Croazia e Portogallo (entrambi +0,5%) hanno registrato l’incremento più elevato delle quote di infermieri nell’occupazione totale tra il 2011 e il 2019. Al contrario, l’Irlanda (-0,6%) ha registrato il più alto tasso di diminuzione della percentuale di infermieri in questo periodo, seguita da Lussemburgo (- 0,5%) e Bulgaria (-0,3%).
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