di Paula Koster
Karin Hartmann, architetto, residente nel Länder della Renania Settentrionale-Vestfalia è l’artefice di una protesta singolare in Germania che ha come obiettivo quello di fare emergere e a far apprezzare il lavoro invisibile e quotidiano di chi si prende cura del prossimo e della propria famiglia In pratica la Hartmann ha accusato lo Stato di scaricare sui genitori la responsabilità del servizio scolastico e di conseguenza ha deciso di fatturare i costi che ha sostenuto, esattamente come fanno tutte le imprese quando offrono un servizio. Nella sua fattura si legge: formazione e assistenza per il periodo dal 17 marzo al 15 maggio e nel totale della fattura ha scritto 22.296 euro per il tempo investito, comprese le tariffe forfettarie per i costi dei materiali, dell’elettricità, dell’acqua e del riscaldamento.
Altre madri hanno seguito il suo esempio. Alcune di esse sono blogger note in Germania come Rona Duwe, Sonja Lehnert e Patricia Cammarata.
Andrea Reif, blogger e madre lavoratrice di tre figli di Monaco di Baviera, sul suo blog scrive che per 6 settimane di lavoro extra lo stato le debba 12.423,60 euro. “Sono una madre. Sono una potenza economica in questo Paese e come tale voglio essere considerata”. In Germania, altre madri, anche loro blogger hanno seguito l’esempio della Hartmann e della Reif: Rona Duwe, Sonja Lehnert e Patricia Cammarata.
Das Rechnungsstellen ist unsere Form von Protest, die wir in Zeiten von Corona von unserem Küchentisch aus führen können. Wir machen unseren Protest deutlich in den Blogs und auf Social Media.
— The Doctor (@TardisTheDocto1) May 13, 2020
Das Rechnungsstellen ist unsere Form von Protest, die wir in Zeiten von Corona von unserem Küchentisch aus führen können. Wir machen unseren Protest deutlich in den Blogs und auf Social Media.
— The Doctor (@TardisTheDocto1) May 13, 2020
Per questa iniziativa è stato creato un hashtag #CoronaElternRechnenAb, che si può tradurre come “il calcolo dei genitori coronavirus” e che riassume in poche parole l’attività svolta da molti genitori che si sono dovuti occupare dei propri figli a tempo pieno, intrattenendoli e facendo fare loro i compiti ogni giorno, (tempo non retribuito) in aggiunta allo smart working.
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