di John Parker
La città cinese di Wuhan ha vietato il consumo di animali selvatici, anche allevati da persone, una pratica che si ritiene abbia causato la pandemia di Coronavirus. Lo dice una nuova legge emanata il 13 maggio scorso e che rimarrà in vigore per cinque anni. Insomma si torna alla teoria del virus trasmesso dagli animali selvatici e si ripunta il dito sull’Huanan Seafood Whole Market, che si ritiene sia il luogo dal quale ha avuto origine l’epidemia del Coronavirus e per questo motivo è stato chiuso il 1 gennaio in seguito della crisi sanitaria. Per i cinesi non è semplice eliminare dalla loro dieta piatti a base di carne di animali selvatici perché sono abituati a mangiarne in grande quantità, dalle volpi, ai coccodrilli, ai cuccioli di lupo, alle salamandre giganti, ai serpenti, ai ratti, ai pavoni, alle istrici, ai koala vengono consumati allo stesso modo in cui noi, per esempio, ci cibiamo di frutti di mare. Il commercio complessivo di specie selvatiche in Cina vale circa 520 miliardi di yuan (£ 57 miliardi), secondo un rapporto del governo del 2017. Al momento scrive il Daily Mail, nella sola Cina, il virus ha causato 4.634 vittime e infettato 82.965 persone, ma è difficile pensare che questi siano davvero i dati ufficiali . A livello globale, almeno 324.000 persone sono morte e quasi cinque milioni hanno contratto l’infezione killer. Al momento il piano dei funzionari di almeno quattro province è quello di dare aiuti finanziari a coloro che hanno attività basate esclusivamente sull’allevamento di specie non convenzionali, come istrici, cobra e muntjac.
Ecco una foto del 2012 di un contadino di Guizhou che mostra due ratti di bambù
La provincia meridionale di Hunan ha annunciato che sovvenzionerà tutte le aziende che hanno una licenza ufficiale per allevare animali selvatici. Il governo provinciale pagherà 630 yuan (£ 72) per un istrice, 378 yuan (£ 69) per un’oca cigno e 2.457 yuan (£ 282) per muntjac cinese, secondo un avviso ufficiale pubblicato sul sito del Governo lo scorso 15 maggio sul sito del Governo. “Un gatto civet, l’animale incolpato dell’epidemia di SARS quasi due decenni fa”, scrive il Daily Mail, “vale 600 yuan (£ 69). Ratti di bambù molto popolari, hanno un valore di mercato di 75 yuan (£ 8,6) al chilogrammo. Nella provincia dello Jiangxi, che confina anche con Hubei, i funzionari della città di Ganzhou stanno offrendo cospicui bonus in denaro, oltre che l’opportunità di pagare di tasca propria gli stipendi degli agricoltori per incoraggiare gli allevatori di animali selvatici a dedicarsi ad altri mestieri, come la coltivazione di tè e arance. Con l’impegno, con chi li assumerà, di pagare direttamente i loro stipendi, dice un’altra direttiva pubblicata sul sito del Governo.
Nella provincia del Jiangxi ci sono più di 2.300 allevatori autorizzati, specializzati nell’allevamento di animali selvatici destinati all’alimentazione, un mercato che coinvolge oltre 14.000 famiglie e impiega quasi 37.000 persone. Nella provincia del Guangxi sono stati stanziati cospicui fondi per incentivare gli allevatori di serpenti ad abbandonarne il commercio. Nella contea di Dongyuan, nella provincia del Guangdong, scrive il Daily Mail, i funzionari hanno raccolto due milioni di yuan (£ 230.000) entro aprile per aiutare le 107 famiglie che hanno allevato animali selvatici. Ora quei contadini hanno iniziato ad allevare polli, pesce gatto, pecore e mucche, tra gli altri.
Questa foto scattata il 17 gennaio mostra un lavoratore all’opera nel ‘Huanan Seafood Whole Market Una giovane e sofisticata donna cinese mentre mangia delle ali di pipistrello
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