di Louis Hamilton
Donald Trump ha annunciato in una conferenza stampa alla Casa Bianca di aver firmato ieri una legge approvata all’unanimità dal Congresso che prevede sanzioni per i dirigenti cinesi che applicano le nuove regole di sicurezza repressive a Hong Kong e per le banche che hanno attività con loro. E poi ha anche detto di aver firmato un ordine esecutivo che metterà fine al trattamento preferenziale per Hong Kong dopo la stretta cinese aggiungendo di avere convinto molti Paese a non usare Huawei, citando come esempio la Gran Bretagna.
“Questa legge offre alla mia amministrazione nuovi e potenti strumenti per ritenere responsabili le persone e le entità coinvolte nell’estinzione della libertà di Hong Kong”, ha affermato Trump. “La loro libertà è stata tolta. I loro diritti sono stati portati via, e ora Hong Kong secondo me perché non sarà più in grado di competere con i mercati liberi. E penso che molte persone lasceranno Hong Kong”.
Due mosse che sono per ora le più peculiari dell’offensiva degli ultimi mesi dell’amministrazione Trump contro la Cina colpevole secondo il presidente del crescente sfruttamento dell’America sul versante commerciale e di avere nascosto i primi casi di contagi da uomo a uomo del Coronavirus. Per molti questa è una guerra che in realtà Trump sta facendo perché in vista delle elezioni vuole dimostrare di avere fatto sempre la sua parte, dimostrando in questo modo che se ci sono state delle mancanze queste non sono attribuibili al suo operato. Altri invece dicono che il tycoon ha fatto del suo meglio e che addirittura la scelta del lockdown, consigliato dall’immunologo statunitense Anthony Fauci, che è a capo dell’istituto statunitense National Institute of Allergy and Infectious Diseases, sia stata una scelta errata. E se ora Fauci dice che occorrerà attendere almeno un anno e mezzo per avere un vaccino valido, Trump difende la propria risposta al virus, asserendo che i casi in aumento non sono dovuti alla cattiva gestione della sua amministrazione spostando furbamente l’attenzione sulle falle della rimonta del democratico Biden.
“Joe Biden e il presidente Obama hanno permesso liberamente alla Cina di saccheggiare le nostre fabbriche, saccheggiare le nostre comunità e rubare i nostri segreti più preziosi”, ha detto Trump, aggiungendo, “ed io questo l’ho fermato in gran parte”.
Trump poi ha affermato che, come vice presidente, Biden ha sostenuto l’accordo di Parigi sulla lotta ai cambiamenti climatici, invece lui ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo. “Avrebbe schiacciato i produttori americani mentre avrebbe permesso alla Cina di inquinare l’atmosfera impunemente, e sarebbe stato un altro regalo di Biden al Partito comunista cinese”.
Trump ha parlato del suo aut aut a Pechino, dicendo che se in un primo momento aveva addirittura tessuto le lodi della Cina durante le prime settimane della pandemia, pensando che stesse facendo un buon lavoro per combattere il virus, dopo avendo avuto modo di constatare che stava facendo esattamente il contrario, ha detto di non avere più interesse ad avere rapporti con presidente cinese Xi Jinping.
La Cina ha definito la decisione di Trump una grave ingerenza nei suoi affari interni e ha avvertito che avrebbe reagito imponendo a sua volta pesanti sanzioni agli imprenditori e imprese americane.
“I tentativi della parte americana di ostacolare l’attuazione della legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong non avranno mai successo”, ha affermato il ministero degli Esteri in una nota, aggiungendo che la legge garantirà stabilità e prosperità a lungo termine del territorio semi-autonomo.
Che cosa è accaduto nel frattempo
Alla fine di giugno, l’amministrazione Trump ha vietato a Hong Kong l’importazione di armi statunitensi, affermando che l’acquisto di articoli con applicazioni sia civili sia militari. Solo per citare uno dei no degli ultimi mesi, ai quali si aggiungono quelli di viaggio per cinesi, abitanti di Hong Kong e funzionari del partito comunista che gli Stati Uniti ritengono responsabili della riduzione della democrazia a Hong Kong.
Trump ha anche bacchettato la Cina per la repressione esercitata sulle minoranze nella Cina occidentale e per avere ostacolato l’accesso degli stranieri in Tibet. Insomma i rapporti tra Usa e Cina sono sempre di più ai ferri corti. Ma questo è un cavallo di battaglia che fa buon gioco a Trump, che tra le sue priorità ha quella di avere guadagnarsi un secondo mandato.
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