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CONTE E RUTTE AI FERRI CORTI, MA NON È UNA SORPRESA


di Matteo Cianci

“Vi state illudendo che la partita non vi riguardi o vi riguardi solo in parte. In realtà se lasciamo che il mercato unico venga distrutto tu forse sarai un eroe in patria per qualche giorno, ma dopo qualche settimana sarai chiamato a rispondere pubblicamente davanti a tutti i cittadini europei per avere compromesso un’adeguata ed efficace reazione europea”, questo è ciò che pare abbia detto il premier italiano all’olandese Rutte, secondo alcune fonti vicino al capo del Governo Conte, nel corso di una lunga riunione questo pomeriggio in presenza di tutti i leader dei Paesi Eu.

Il tentativo dei leader europei di concordare un pacchetto di ripresa economica da 750 miliardi di euro per tendere una mano ai Paesi più colpiti dal Covid-19, ha preso da subito la strada della salita. Difatti la riunione sabato mattina ha subito numerosi stop, a causa dei toni eccessivamente accesi usati durante la discussione da alcuni capi di Stato. Ed è terminata alle 13 senza lasciare alcun spiraglio sulla possibilità che le divergenze possano trasformarsi in convergenze. I nodi anzi il nodo principale della questione? Decidere le regole da seguire per distribuire centinaia di miliardi di euro che l’UE avrebbe preso in prestito sui mercati dei capitali. Il premier olandese Mark Rutte ha espresso parere negativo sulla distribuzione della spesa fin da subito facendo sapere che a suo avviso occorre tenere conto di altre voci di spesa per lui altrettanto importanti. Ma se mettiamo sul piatto della bilancia da una parte i fondi da destinare per il clima, per le tecnologia, il green deal e dall’altro quelli per salvare le economie di alcuni paesi europei, tra questi l’Italia in prima fila, è evidente quali siano le priorità.

Ma questo a Rutte non interessa, lui parla di un Paese il suo che ha saputo affrontare la crisi del Covid senza intaccare i conti dello Stato e se ne fa vanto. E la sua posizione, e non solo da oggi, è storicamente chiara e la stessa: il premier olandese vuole come si suol dire ‘la botte piena e la moglie ubriaca ergo ‘non vuole rinunciare a nulla’. Ergo non vuole fare sacrifici e favori facili per i paesi in difficoltà. In barba al principio dell’Europa Unita che evidentemente tanto unita non lo è. A correre ai ripari ci ha provato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, organizzando una serie di incontri bilaterali per stemperare la tensione sviluppatasi nel grande gruppo.

Rutte ha affermato che le iniziative volte a concedere ai paesi sovvenzioni senza precedenti dovrebbero comportare un livello di sorveglianza maggiore rispetto ai prestiti ordinari.

E la proposta di Michel venerdì sera suggeriva l’interruzione del pagamento dei fondi se gli Stati membri non fossero riusciti a raggiungere un consenso sui piani nazionali di risanamento già approvati dalla Commissione europea. Prassi fortemente osteggiata dagli altri leader perché ritarderebbe la distribuzione dei fondi necessari per rilanciare le loro economie dopo mesi di lockdown. Il presidente Michel, prima del vertice, aveva fatto un’altra proposta che prevedeva che il 30% dei pagamenti venissero addirittura trattenuti fino a dopo il 2021, quando l’impatto della pandemia sul prodotto interno lordo avrebbe potuto rendere più chiari i criteri di assegnazione. Ma il cancelliere austriaco ha subito messo le mani avanti e dichiarato che il suo governo “ha respinto” il piano da 500 miliardi di euro per erogare sovvenzioni. Mentre Danimarca, Svezia e Paesi Bassi hanno chiesto tagli alle dimensioni complessive del pacchetto.

Per i Frugali (Olanda, Svezia, Danimarca, Austria) e Finlandia la linea rossa sono 350 miliardi, mentre per Italia, Spagna, Francia, Germania e molti altri Paesi l’asticella si ferma a 400 miliardi. La discussione per ora rimane senza soluzione.



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