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TRUMP ORA FA ARRABBIARE ANCHE GLI AMBIENTALISTI


di Colin Anthony Groves

Per il presidente Donald Trump questa è una campagna elettorale davvero faticosa. Non fa a tempo a lasciarsi, o quasi, alle spalle ‘un grande problema’ che subito deve mettere in conto molto impegno per risolvere una nuova grana. Questa volta con gli ambientalisti perché in barba alle leggi ambientali il presidente ha promesso di accelerare tutti i progetti legati alla costruzione di gasdotti e altri grandi progetti di cui al momento non ha voluto precisarne obiettivi ed entità.

“Nessun’altra amministrazione ha fatto nulla di questo genere”, ha dichiarato tronfio Trump. Peccato però che finora il tycoon abbia perso molte battaglie in tribunale intentate da stati, gruppi ambientalisti e altri in risposta alle decisioni prese dalla sua amministrazione.

La terza sconfitta di Trump (in una sola settimana) contro gli ambientalisti

Basta dire che poche ore prima del suo speech al South Lawn della Casa Bianca, un giudice federale ha ripristinato una legge in vigore durante il mandato di Obama, che richiedeva alle compagnie petrolifere e del gas che operano su terre pubbliche di adottare misure ragionevoli per fermare le emissioni di metano dannose per il clima. Facendo salire a 3 il numero delle sconfitte di Trump in tribunale in una sola settimana.

“Queste sono state tre decisioni davvero importanti e l’amministrazione di Trump è stata rimproverata su tutta la linea”, ha dichiarato Vickie Patton, consigliere generale del Fondo di difesa ambientale, che ha avuto un ruolo fondamentale nella difesa dell’ambiente in tutte e tre i giudizi.

Per Trump il ‘must’ è costruire. E poi produrre, fare economia e se l’ambiente deve pagarne lo scotto, il business viene prima di tutto. Tra le grandi campagne da lui sostenute quella pro fratturazione idraulica o fracking (dall’inglese hydrofracking) che in geotecnica è lo sfruttamento della pressione di un fluido, in genere acqua, per creare e poi propagare una frattura in uno strato roccioso nel sottosuolo. La fratturazione (detta in inglese frack job o frac job), viene eseguita dopo una perforazione dentro una formazione di roccia contenente idrocarburi, per aumentarne la permeabilità al fine di migliorare la produzione del petrolio o del gas da argille contenuti nei giacimenti e incrementarne il tasso di recupero. Le fratture idrauliche nelle rocce possono essere sia naturali sia create dall’uomo. Quelle naturali sono i dicchi e i filoni-strato, oltre alle fessurazioni causate dal ghiaccio nelle aree con climi freddi. Quelle create dall’uomo vengono indotte in profondità in ben precisi livelli di roccia all’interno dei giacimenti di petrolio e gas, estese pompando fluido sotto pressione e poi mantenute aperte introducendo sabbia, ghiaia, microsfere di ceramica come riempitivo permeabile affinché le fratture create non possano richiudersi quando la pressione dell’acqua viene meno.

Trump ha anche affermato che l’accordo sul clima di Parigi e altre politiche, sostenute dal democratico Joe Biden, farebbero solo aumentare le bollette causando la perdita di molti posti di lavoro.

Trump una carriera da presidente iniziata ‘in salita’

Chi non ricorda quando il Dipartimento della Sicurezza Interna (DHS) e il Department of National Intelligence (DNI), guidato da James R. Clapper, il 7 ottobre 2016 con una dichiarazione congiunta segnalò l’influenza russa nelle elezioni presidenziali del 2016 negli Stati Uniti. Il 9 dicembre 2016, alti funzionari dell’amministrazione Obama dissero che la Russia aveva fornito al sito WikiLeaks migliaia di messaggi di posta elettronica hackerati a danno del Comitato Nazionale Democratico (DNC) e della campagna di Hillary Clinton, al fine di influenzare il risultato delle elezioni. Affermazione che poi venne confermata anche dall’ FBI, facendo saltare, nel maggio del 2017, la testa del capo James Comey per le indagini sui rapporti tra la Russia e il comitato elettorale di Trump.

Accuse sempre respinte da Trump e la sua squadra hanno replicato dicendo che “si trattava delle stesse persone che avevao detto che Saddam Hussein aveva armi di distruzione di massa”. Poi il 15 dicembre 2016, il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ha dichiarato che Trump sapeva che la Russia era stata coinvolta nelle elezioni per aiutare la campagna presidenziale che era in corso. E il 3 gennaio del 2017, Fox News ha comunicato che Trump aveva espresso la volontà di ristrutturare la squadra dell’intelligence (DNI) degli Stati Uniti, chiudendo il cerchio di questa spinosa questione.

La vittoria di Trump nel 2016 scatenò proteste in tutti gli Stati Uniti e in tutto il mondo. Per molti la vittoria della Clinton era una prova inconfutabile che Trump non era stato un presidente democraticamente eletto e che deve doveva essere considerato un presidente illegittimo. Ma i voti sono voti e Trump se ne fece un baffo di tanto clamore a suo discapito, anzi ebbe pure parole di encomio, per i manifestanti che a suo avviso “seppur incitati da media sleali”, avevano dimostrato passione per il loro paese.

Divieto di accesso negli Usa agli immigrati

Un altro triste capitolo del suo mandato è stato quello legato all’ordine esecutivo che nel gennaio del 2017 sospese l’ammissione di rifugiati per 120 giorni, negando l’accesso ai cittadini dell’Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen per 90 giorni, citando preoccupazioni di sicurezza sul terrorismo. Molte furono le obiezioni e quasi un mese dopo un tribunale federale riuscì a impedire l’esecuzione di importanti disposizioni dell’ordine.

Le accuse del suo ex avvocato di fiducia Michael Cohen

Michael Cohen era vicepresidente della Trump Organization e consigliere e avvocato personale di Trump. In precedenza ha ricoperto il ruolo di co-presidente della Trump Entertainment ed è stato membro del consiglio di amministrazione della Eric Trump Foundation, un’organizzazione benefica per la salute dei bambini. Dal 2017 al 2018 Cohen è stato inoltre anche vicepresidente delle finanze del Comitato nazionale repubblicano.

Poi il crollo

Cohen ha lavorato per Trump fino al maggio 2018. L’indagine sul Russiagate lo ha portato a dichiararsi colpevole il 21 agosto 2018, con otto capi d’accusa tra cui finanziamento illecito delle campagne elettorali, frode fiscale e frode bancaria. Insomma una sorta di strike di reati penali che avevano il principale scopo principale di influenzare” le elezioni presidenziali del 2016.

Nel novembre 2018 Cohen fece una seconda dichiarazione di colpevolezza per aver mentito a una commissione del Senato sulla costruzione di un grattacielo ad opera di Trump a Mosca. E nel dicembre 2018 venne condannato a tre anni da scontare nel carcere federale e a pagare una multa di 50 000 dollari.

L’ex consigliere del presidente ha poi anche ammesso che i suoi sforzi nel coprire Donald Trump durante la corsa presidenziale del 2016, nascondendo finanziamenti illeciti, avevano anche lo scopo di impedire uno scandalo che avrebbero potuto danneggiare la campagna elettorale di del tycoon. Facendo riferimento alle presunte relazioni extraconiugali di Trump con all’attrice porno Stormy Daniels e alla modella Karen McDougal che Cohen avrebbe a suo dire sistemato comprando il loro silenzio.

Ora Cohen è uscito dal carcere ed in libertà condizionata

In piena pandemia Covid-19, mentre le autorità cercavano di rallentare la diffusione del Coronavirus nelle carceri federali, a Cohen sono stati concessi gli arresti domiciliari. All’inizio di luglio l’ex consigliere di Trump è stato riportato nel carcere federale di Otisville di New York, per il suo piano di pubblicare il suo libro, intitolato “Disloyal: The True Story of Michael Cohen, Former Personal Attorney to President Donald J. Trump” (N.d.R. Sleale: la vera storia di Michael Cohen, ex avvocato personale del presidente Donald J. Trump). Una decisione presa dal procuratore William Baar contro il quale l’ex consigliere di Trump lunedì scorso ha deciso di fare causa. Con una mezza vittoria, almeno per ora di Cohen, che ha ottenuto la libertà condizionata dal giudice distrettuale Alvin Hellerstein che ha sostenuto le sue ragioni.

A un passo dall’impeachment per sconfiggere il rivale Biden

E poi che dire dello scandalo, a un passo dell’impeachment per l’accusa di avere presumibilmente barattato aiuti economici da dare al presidente ucraino in cambio di informazioni sul rivale democratico Joe Biden e suo figlio, rei a suo avviso di avere degli ‘affari poco chiari’ in Ucraina.

La querelle con Twitter

E poi ancora la querelle con Twitter per i suoi post che il gigante del Web ha poi deciso di segnalare come poco attendibili facendolo andare su tutte le furie e facendogli decidere in seguito di firmare un ordine per togliere lo ‘scudo penale’ a tutti i giganti del Web. Nel caso specifico, i due tweet “incriminati” risalivano allo scorso 26 maggio, ed erano stati messi sotto la lente di ingrandimento degli amministratori di Twitter, perché sia nel primo sia nel secondo tweet, Trump aveva scritto, senza prove, che le votazioni per posta avrebbero portato a una diffusa frode elettorale nei confronti degli americani, sottolineando (nel secondo) che  la mancanza dimestichezza e capacità di voto di molti avrebbe potuto portare a risultati nefasti supponendo un’intrusione esterna di professionisti capaci di cambiare il corso delle votazioni, trasformandole le elezioni in elezioni ‘truccate’.



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