Dopo circa una settimana dall’incendio nella cattedrale di Nantes, Emmanuel, 39 anni, il volontario ruandese della diocesi, che era stato fermato e poi rilasciato, ha confessato di aver provocato le fiamme accendendo i tre inneschi all’interno della chiesa. Un gesto di rabbia, ha poi spiegato, in preda al pentimento, causato dalle difficoltà a ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno.
“Il mio cliente ha collaborato”, ha detto al quotidiano locale Presse-Océan, Quenin Chabet, l’avvocato di Emmanuel, che, da volontario della diocesi, aveva avuto l’incarico di chiudere la cattedrale la sera prima dell’incendio. “In preda ai rimorsi”, Emmanuel “ha ammesso davanti al giudice istruttore di aver acceso i tre inneschi nella cattedrale, vicino al grande organo, al piccolo organo e ad un contatore dell’elettricità”, ha riferito alla stampa il procuratore di Nantes, Pierre Sennès. Rifugiato da alcuni anni in Francia, Emmanuel che”serviva la messa”, ha confermato rettore della cattedrale, Hubert Champenois, “era spesso incaricato della pulizia o della chiusura della cattedrale”. Fermato il giorno stesso dell’incendio, ossia il 18 luglio e poi rilasciato il giorno seguente, per mancanza di prove della polizia, anche se gli inquirenti non avevano trovato traccia di effrazione sulle porte di accesso all’edificio, ora l’uomo rischia 10 anni di carcere. Ora le autorità giudiziarie dovranno verificare prima la sua situazione di rifugiato e poi decidere gli opportuni provvedimenti.
Non è la prima volta che un incendio danneggia la cattedrale. Difatti la cattedrale fu parzialmente distrutta durante la seconda guerra mondiale nel 1944 dopo i bombardamenti degli alleati. E poi nel 1972 un incendio devastò completamente il suo tetto in legno che venne sostituito 13 anni dopo con una struttura in cemento. (P.D.)
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