di Paul Simons
Dopo Melania Trump, è arrivato Mike Pence, vicepresidente degli Stati Uniti e braccio destro del presidente in carica Donald, a difendere con forza le forze dell’ordine contro le proteste razziali organizzate dopo l’ultima sparatoria contro un altro uomo di colore, Jacob Blake, colpito alle spalle dalla polizia del Wisconsin.
Pence, ha affermato che i leader democratici stanno permettendo che l’illegalità si diffonda in tutto il Paese.”Il popolo americano sa che non dobbiamo scegliere tra sostenere le forze dell’ordine e stare con i vicini afroamericani per migliorare la qualità della vita nelle nostre città”, ha detto sottolineando che non esiste alcun “pregiudizio implicito” contro le persone di colore e il “razzismo sistemico” negli Stati Uniti. “La dura verità è che … non sarai al sicuro nell’America di Joe Biden”, aggiungendo che la violenza deve finire, sia a Minneapolis, Portland o Kenosha. Senza fare alcuna menzione diretta a Jacob Blake, l’uomo nero che è stato ferito dalla polizia domenica a Kenosha, nel Wisconsin. E a riferimento a George Floyd, Breonna Taylor e altre persone di colore che sono state uccise dalla polizia sollevando un movimento di protesta mondiale, il più noto quello conosciuto col nome “Black Lives Matter”.
Insomma Donald Trump, contro ogni aspettativa ha messo la quarta, e nonostante come abbia già detto lui “ogni giorno c’è n’è una”, facendo riferimento alla sfilza di problemi che fino ad oggi ha dovuto affrontare. Dai mancati impeachment, alla pandemia causata dal Covid, alla quale sono seguiti duri rimproveri da parte degli avversari e dell’opinione pubblica, sulla sua poca tempestività nel prendere le precauzioni giuste per arginare i contagi, ai problemi con la Cina, alle querelle con Twitter e Facebook, agli omicidi efferati da parte delle Forze dell’Ordine di uomini di colore, alla querelle seguita prima e dopo la pubblicazione del libro scritto dalla nipote psicologa, Mary Trump intitolato “Too Much and Never Enough” che racconta molti aneddoti familiari sgradevoli sul presidente, sostenendo che sia “sociopatico” e “narcisista”, agli uragani Laura e Marco che ora imperversano negli States. Insomma nulla che faccia annoiare. Ma gli elettori che seguono Trump lo amano e seguono proprio perché sono attratti dalla sua personalità narcisistica e dalla sua sfacciataggine che lo fa sembrare più forte e potente e capace di affrontare qualsiasi catastrofe.
Pence ha anche parlato dell’uragano Laura. “Questa è una tempesta grave”, ha detto Pence. “E invitiamo tutti coloro che si trovano nelle aree colpite a prestare attenzione alle raccomandazioni delle autorità statali e locali. State al sicuro e sappiate che noi saremo pronti a supportarvi”.
Pence poi ha lanciato forti attacchi contro Biden, ma ha anche presentato una visione ottimistica del futuro del paese. Ha parlato dal Fort McHenry di Baltimora, dove una battaglia del 1814 ha ispirato l’inno nazionale – che è stato al centro di un dibattito culturale, alimentato da Trump, sugli atleti che si inginocchiano invece di protestare contro l’ingiustizia razziale.
Un sondaggio di August Fox News, riporta AP, ha rilevato che gli elettori, dal 42% al 48%, sono più propensi a fidarsi di Biden rispetto a Trump per la gestione di questioni relative alla polizia e alla giustizia penale e significativamente più propensi, dal 34% al 53%, a fidarsi di Biden rispetto a Trump nella gestione delle relazioni razziali.
Michael McHale, il presidente della National Association of Police Organizations, scrive sempre AP, nel corso dell’ultima convention ha detto: “La violenza e lo spargimento di sangue che stiamo vedendo in queste e in altre città non stanno accadendo per caso. È il risultato diretto del rifiuto di consentire alle forze dell’ordine di proteggere le nostre comunità”.
“Questo è l’uomo che conosco e il presidente di cui abbiamo bisogno”, ha detto Kellyanne Conway, manager che ha collaborato alla campagna elettorale generale di Trump del 2016. “Sceglie le lotte più dure e affronta i problemi più complessi. Vi è stato vicino e vi difenderà”.
Andrew Cuomo, governatore dello Stato di New York, diventato un leader nazionale per la sua gestione della crisi del Covid a New York, invece la settimana scorsa ha fatto un duro affondo contro Trump. “Donald Trump ha creato le nostre divisioni. Il suo governo è incapace e incompetente. Il Coronavirus è tornato sotto controllo in Cina. Il nostro governo ha cercato di ignorare il virus, di nasconderlo prima e di politicizzarlo poi. Avete visto New York soffrire. Qui siamo riusciti a superare l’apice della crisi. Ma oggi sei mesi dopo la partenza del Coronavirus, il nostro Paese è ancora dentro la pandemia e tutto questo dipende dalla negligenza di un uomo. Abbiamo più 4 milioni di casi di Coronavirus. La lezione che questa storia ha dato all’America è quanto siamo vulnerabili quando siamo disuniti e quando abbiamo persone incompetenti come leader. L’America si può rialzare. Ma il governo deve dire la verità”.
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