Cresce l’attesa per la conferenza unificata Stato Regioni che dovrebbe valutare la soluzione abbozzata per risolvere il nodo dei trasporti in vista della rientro in aula il 14 settembre.
Stasera alle 19 è prevista una seduta straordinaria che avrà come protagonisti i ministri Francesco Boccia (Affari regionali e le autonomie) e Paola De Micheli (Infrastrutture e Trasporti). All’ordine del giorno il parere, ai sensi dell’articolo 9, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sulle Linee guida per l’informazione agli utenti e le modalità organizzative per il contenimento della diffusione del COVID19 in materia di trasporto pubblico.
Insomma a pochi giorni dalla ripresa dell’anno didattico pesa anche la questione dell’affollamento dei mezzi pubblici che il rientro in classe degli studenti creerà. Non c’è tempo da perdere, a meno che non si programmino orar– come ogni i di entrata differenti per gli studenti.
Secondi Tuttoscuola scrive Ansa, mezzo milione di alunni e di famiglie rischiano di restare senza tempo pieno. Nell’ultimo quinquennio la crescita di tempo pieno è stata costante sia per numero di alunni sia per classi, toccando nel 2019-20 il 37,8% degli alunni che se ne sono avvalsi e il 36,2% di classi funzionanti con questo modello organizzativo. Ma nel nord-ovest si arriva a un alunno su due. Addirittura il 94% a Milano, il 71% a Torino. Ormai la regione dove è più diffuso è diventata il Lazio con il 54,7%, che ha superato la Lombardia (50,8%): a Roma il 72% degli alunni della primaria fanno tempo pieno. Quest’anno per assicurare nuovi spazi interni a favore delle classi sdoppiate o con capienza non conforme ai parametri di distanziamento, molti dirigenti scolastici sono costretti a utilizzare (oltre alle palestre) i locali adibiti a mensa e anche i laboratori utilizzati per il tempo pieno.
Tempo pieno dunque a rischio, anche se è difficile sapere per quanti, in assenza di rilevazioni. Un’ipotesi pessimistica – si legge nel nuovo numero di Tuttoscuola – ma purtroppo fondata in base alle scuole interpellate è che mezzo milione di alunni che nel 2019-20 si avvaleva del tempo pieno potrebbe essere costretto a rinunciarvi, determinando sulle loro famiglie una difficoltà di organizzazione familiare e lavorativa non da poco.
Cosa potrebbe succedere quest’anno, in particolare, nelle grandi città? A Milano, dove nel 2019-20 gli alunni in classi a tempo pieno nella scuola primaria sono stati 122.130 (il 94% del totale), nell’ipotesi peggiore (metà classi a tempo pieno declassate), vi sarebbero 61mila alunni privati del tempo scuola con conseguenti disagi per altrettante famiglie. Se classi declassate fossero un quarto, vi sarebbero oltre 30 mila alunni milanesi orfani di tempo pieno.
A Roma, dove gli alunni che si avvalgono del tempo pieno sono 124.819 (72% del totale), nella peggior ipotesi si dovrebbero accontentare del tempo normale in quasi 62.500; se fosse declassato un quarto, vi sarebbero oltre 31 mila alunni romani senza TP.
A Torino, con 63.197 alunni in tempo pieno, sarebbero costretti a utilizzare il tempo normale in 31.600 (ipotesi peggiore) oppure quasi 16 mila (declassamento di un quarto delle classi).
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