di Patricia Sinclair
Il messaggio che Miuccia Prada ha voluto lanciare con la sua prima collezione post lockdown firmata da lei e dal direttivo creativo della Maison, Raf Simons, è di quelli forti. Belga, nel 1995, Simons ha lanciato il suo marchio di abbigliamento maschile. È stato direttore creativo di Jill Sander, Christian Dior e Calvin Klein. E dal 1 ° aprile di quest’anno è stato nominato direttore co-creativo di Prada, con la quale ha lanciato la sua prima collezione prêt-à-porter donna primavera 2021 lo scorso 24 settembre, nell’ambito della Milano Fashion Week. Difficile rappresentare la realtà di oggi, cogliere ispirazione dalle persone siamo circondati da telecamere, siamo obbligati a indossare una maschera, siamo più attenti e consapevoli della realtà che ci circonda, ma nel contempo ne abbiamo paura.
“Questo è il mio primo show con Raf Simons e invece si essere qui in compagnia dei nostri amici del settore, della nostra comunità, siamo soli”, ha detto Prada, che poi ha aggiunto: “Ma non siamo soli per davvero perché in realtà sentiamo il bisogno di unirci come persone creative in un dialogo, per portare emozione e portare la co-creazione”. Riguardo la presenza di una moltitudine di telecamere Prada ha aggiunto: “Mai come durante questo lockdown ho capito quando fosse importante la tecnologia, il rapporto con la macchina”. E il suo fashion show ne è l’esatta metafora. Le macchine diventano protagoniste della nostra vita, ci spiano, ci mettono a nudo. Le guardiamo con circospezione e ma mai come oggi siamo costretti a convivere con esse. Ma Prada ne sottolinea anche l’utilità: “Siamo più connessi con la realtà, con il mondo in cui viviamo ed ognuno di noi ne percepisce un aspetto differente”. E il fil rouge che ha unito Prada e Simons è proprio questo: “Miuccia ed io siamo sempre rimasti in contatto, ci siamo sempre sentiti sulla stessa linea d’onda, ma il modo di percepire il mondo in due modi differenti ci ha aiutato a unire due visioni della realtà in un’unica creatività che andava nella stessa direzione”. Le ragazze sfilano con circospezione passando davanti alle telecamere che sembrano occhi puntati su di loro. Vestono abiti che sembrano uniformi monocolore, rigorosamente colore pastello, lineari, essenziali, eleganti con il marchio Prada inserito in un triangolo che si ripete su ogni vestito, come un segno indelebile. E anche questo è lo stile Prada. E poi le modelle che sono più anime anonime, perché al loro passaggio sui piccoli schermi si legge il loro nome. “L’inclusività e la sostenibilità stanno diventando davvero importanti per le aziende e per ogni persona, dobbiamo continuare a percorrere questa strada”, ha concluso Prada.
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