di Patrizia Vassallo
Le persone che amano il proprio lavoro come Alber Elbaz, il designer noto per la ventata di ringiovanimento che era riuscito a portare in Lanvin dal 2001 al 2015, lasciano sempre qualcosa di speciale esattamente come lo era lui. Ma il Covid-19, oramai si sa, non fa sconti a nessuno e anche Alber ha dovuto fare i conti con la bestia nera, iniziando un viaggio senza ritorno.
La sua morte è stata confermata dalla Compagnie Financière Richemont, suo partner in AZ Factory, la sua ultima avventura nel campo della moda. Esuberante, apprezzato per la sua genialità e originalità dopo l’uscita da Lanvin si era preso una pausa di cinque anni e pochi mesi fa ha deciso di lanciare una start-up AZ Factory, imperniata su moda, intrattenimento e tecnologia.
You made us dream, you made us think, and now you fly. Love, trust and respect, always. ❤️ Alber, we love you forever
“Ci hai fatto sognare, ci hai fatto pensare e ora voli. Amore, fiducia e rispetto, sempre. ❤️ Alber, ti amiamo per sempre”, queste le parole che si leggono tuttora sotto il suo volto nella homepage del sito di AZ Factory. “Progettiamo moda bella, mirata e orientata alle soluzioni che funziona per tutti. Siamo la vita, non solo lo stile di vita, un luogo dove sperimentare e provare cose nuove. Stiamo creando un marchio di lusso digital-first basato su design, innovazione e narrazione divertente”. Ecco in queste parole è intriso tutto il suo stile personale e professionale.
“Ho perso non solo un collega, ma un caro amico”, ha detto ieri il fondatore e presidente di Richemont, Johann Rupert, esprimendo il suo shock e la sua tristezza per l’improvvisa scomparsa di Elbaz.
“Alber aveva una meritata reputazione come una delle figure più brillanti e amate del settore. Sono sempre stato colpito dalla sua intelligenza, sensibilità, generosità e creatività sfrenata. Era un uomo di eccezionale calore e talento, e la sua visione singolare, il senso della bellezza e l’empatia lasciano un segno indelebile. È stato un grande privilegio vedere Alber appassionarsi al suo ultimo impegno mentre lavorava per realizzare il suo sogno di ‘moda intelligente che aveva a cuore’. La sua visione inclusiva della moda ha fatto sentire le donne belle e a proprio agio unendo l’artigianato tradizionale alla tecnologia, progetti altamente innovativi che hanno cercato di ridefinire il settore “, ha aggiunto il fondatore e presidente di Richemont a WWD.
Nato in Marocco, cresciuto e cresciuto in Israele, il designer si era trasferito New York a metà degli anni ’80 e dopo avere lavorato in un’azienda di abiti da sposa, ha prestato la sua attività come assistente per ben 7 anni per Geoffrey Beene. Entra sotto la lente internazionale quando nel 1996 viene reclutato da Ralph Toledano per dirigere Guy Laroche ready-to-wear con l’obiettivo di succedere alla leggenda della moda Yves Saint Laurent. Ma dopo tre stagioni, in seguito all’acquisizione di YSL da parte del Gruppo Gucci, Elbaz viene licenziato per fare posto a Tom Ford che si insedia al suo posto. Durante il suo mandato Alber trasforma un’azienda di abbigliamento maschile in un marchio di moda leader per le donne, simbolo dell’eleganza francese.
Poi per una stagione ha lavorato con Krizia a Milano e dopo un anno è rimasto al bordo campo. Durante tutta la sua vita non è mai stato fermo. Ha iniziato una collaborazione con Tod’s per le scarpe. Ha ideato una scarpa da ginnastica Converse, una linea di make up in edizione limitata con Lancôme, una gamma di borse da viaggio e accessori con LeSportsac e una fragranza con il profumiere francese Frédéric Malle.
“Lavoro principalmente per intuizione. Ogni volta che penso troppo e cerco di razionalizzare ogni problema, non funziona. Penso che l’intuizione sia l’essenza di questo mestiere “, aveva detto nel 2014. In Lavin aveva voluto al suo fianco come vice Lucas Ossendrijver. “Il nostro lavoro come designer è ascoltare, capire. Per tutta la mia carriera ho sempre lavorato con donne e per le donne”, aveva detto nel 2019. Ed era vero, e inevitabile, che al centro del suo lavoro mettesse sempre le donne e i loro bisogni. Con idee sempre geniali. Noto per drappeggiare i tessuti direttamente sul corpo, Alber ha anche spesso enfatizzato le mani delle donne facendo uscire dalla trama degli abiti fili randagi che davano un tocco personale.
Tante le star che hanno indossato i suoi abiti. Demi Moore, Nicole Kidman, Catherine Deneuve, Kate Moss, Uma Thurman, Julianne Moore, Gwyneth Paltrow solo per citarne alcune. Indimenticabile – per tutti – l’abito ideato dal designer indossato da Meryl Streep quando ha ritirato l’Oscar come migliore attrice nel 2012 per “The Iron Lady”. Per lui la chiave di tutto stava nella parola ‘desiderio’. “Faremo collezioni per donne, enfatizzeremo il desiderio, il desiderio nella moda, il desiderio nel design'”, aveva dichiarato in un’intervista nel 2012. Il suo più fidato consigliere era il suo istinto.
Lo scorso gennaio durante la settimana della moda a Parigi è tornato sotto i riflettori del mondo fashion presentando un mini-film umoristico, durante il quale ha svelato tre “progetti”, il primo dei quali – abiti aderenti soprannominati My Body – che è stato immediatamente messo in vendita sul sito web di AZ Factory, Farfetch.com e Net-a-porter.com, la società di proprietà di Richemont e-tailer.
Quali gli elementi chiave del progetto AZ Factory? Tessuti “intelligenti” all’avanguardia, un nuovo modello di business imperniato sui progetti piuttosto che sulle collezioni. Insomma lui sì che è sempre riuscito ad essere un passo avanti a tutti. In maniera davvero unica. Realmente speciale.
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