Migliora anche la situazione delle imprese dei servizi professionali dal punto di vista della liquidità. Il trend emerge dai dati d’aggiornamento di Asseprim Focus, l’Osservatorio economico sull’andamento del comparto realizzato da Asseprim, la Federazione Confcommercio dei servizi professionali per le imprese, con Format Research.
In Italia sono 767 mila le imprese che operano nei servizi professionali alle imprese per oltre 2,5 milioni di occupati. Il 74% svolge consulenza aziendale, il 13% attività finanziarie, il 9,7% comunicazione e marketing. Gli altri settori sono rappresentati dall’audiovisivo, dalle risorse umane e dalle ricerche di mercato. “Il ritrovato sentiment da parte degli operatori dei servizi professionali alle imprese lascia ben sperare in termini di uscita dalla crisi. Le imprese del comparto stanno sempre più puntando ad ampliare gli organici” ha detto il presidente di Asseprim Umberto Bellini.
La ripresa è visibile dall’incremento, nei dati Asseprim Focus, della quota di coloro che chiedono credito per investire: sono stati il 20% nel primo semestre 2021, in aumento di 8 punti rispetto al secondo semestre 2020. Il 71% delle imprese ha intenzione di investire in digitale (investimento medio: 5,3% del fatturato).
In questo quadro, il 41% delle attività dei servizi professionali all’impresa sottolinea l’urgenza di rivedere la propria strategia di marketing digitale. Risultano di fondamentale importanza i fondi stanziati nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che, secondo l’opinione delle imprese, possono rappresentare la svolta in via prioritaria proprio dal punto di vista della digitalizzazione e dell’innovazione (è così per il 58% degli operatori). “Proprio i fondi del PNRR”, ha concluso Bellini, “diventano strategici per dare un impulso al processo di uscita definitiva dal tunnel della crisi per l’intero comparto dei servizi professionali all’impresa: il 27% delle imprese è convinto di poterne beneficiare nel medio-lungo termine”.
Lo scenario internazionale
Secondo il rapporto appena pubblicato da Istat lo scenario internazionale continua a essere caratterizzato da una ripresa economica eterogenea tra aree e paesi. Secondo le stime dell’OCSE, il Pil mondiale aumenterà del 5,7% quest’anno e del 4,5% nel 2022. La crescita dell’economia mondiale ha superato i valori antecedenti la pandemia da Covid-19 e, in molti paesi, l’inflazione sta accelerando trainata dal significativo aumento dei listini dei prodotti energetici. La dinamica dei prezzi è stata particolarmente accentuata negli Stati Uniti dove il processo di normalizzazione della politica monetaria potrebbe iniziare già da novembre. Anche nell’area euro l’inflazione è salita. L’accelerazione è stata marcata in Germania, in parte per effetto del confronto statistico con i dati della seconda parte del 2020, caratterizzati da una riduzione temporanea delle aliquote Iva. L’industria mondiale continua a risentire di alcune strozzature nella fornitura di prodotti intermedi che portano a crescenti difficoltà nell’organizzazione dei processi produttivi nelle catene globali di distribuzione. Anche il commercio internazionale di merci in volume, a luglio, ha segnato una flessione congiunturale dello 0,9% (+0,7% a giugno) dovuta principalmente al calo degli scambi della Cina.
L’attività economica cinese ha mostrato progressivi segnali di raffreddamento: ad agosto, le vendite al dettaglio hanno subito una brusca frenata (-2,5% la variazione tendenziale, +8,5% a luglio) che si è accompagnata al rallentamento della produzione industriale (+5,3% da +6,4%). A settembre, l’attività delle industrie manifatturiere ha subìto un’inattesa flessione, mentre l’indice per il settore servizi ha segnato un deciso,2 da 47,5 miglioramento.
Per gli Stati Uniti, le stime diffuse dall’OCSE indicano il proseguimento di una fase di ripresa robusta dei ritmi produttivi (+6,0% nel 2021 e +3,9% nel 2022). Ad agosto, la produzione industriale è aumentata dello 0,4% in termini congiunturali (+0,8% a luglio) e le vendite al dettaglio dello 0,7%, risentendo dell’atteso calo delle vendite di auto (-3,6% m/m) che segue l’incremento del 10,7% osservato a luglio.
Secondo il quadro previsivo recentemente diffuso dall’OCSE, la dinamica del Pil dell’area euro dovrebbe assumere intensità simile a quella dell’economia statunitense (+5,3% e +4,6% nel 2021 e 2022). Nei mesi più recenti, la ripresa dei ritmi produttivi si è accompagnata a un miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro (il tasso di disoccupazione ad agosto è sceso a 7,5%) ma anche a un’accelerazione tendenziale dei prezzi (a settembre +3,4% da +3,0% di agosto), che ha toccato il massimo da novembre 2011. Dal lato dell’offerta, a luglio la produzione industriale è salita (+1,5% in termini congiunturali) riportando l’indice sui livelli pre-crisi.
La fiducia delle imprese nell’industria è rimasta stabile. A livello nazionale, la fiducia è migliorata in Spagna e Germania ed è peggiorata in Francia e Italia.
A settembre il prezzo del petrolio è salito a 73,8 da 70,8 dollari al barile di agosto. Le attese di normalizzazione della politica monetaria degli Stati Uniti hanno mostrato per ora solo marginali effetti sul cambio del dollaro che si è attestato in media, nonostante una certa volatilità giornaliera, a 1,18 dollari per euro a settembre, stabile rispetto alla media di agosto.
LA CONGIUNTURA ITALIANA
Imprese
Le revisioni dei conti nazionali annuali e trimestrali hanno confermato gli andamenti del Prodotto interno lordo diffusi precedentemente. Il Pil in volume è risultato in calo dell’8,9% nel 2020 mentre i dati relativi ai primi due trimestri del 2021 confermano il modesto aumento congiunturale nel primo trimestre (+0,2%), seguito da una crescita più marcata nel secondo (+2,7%) superiore a quella media dell’area euro e di Francia e Germania. In termini congiunturali, tutti i principali aggregati della domanda interna sono risultati in espansione, con incrementi del 3,4% dei consumi finali nazionali e del 2,6% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono invece cresciute, rispettivamente, del 2,4% e del 3,2%. Dal lato dell’offerta, la ripresa dei ritmi produttivi è stata trainata dalle costruzioni e dai servizi il cui valore aggiunto è aumentato rispettivamente del 3,2% e del 3%. Anche l’industria in senso stretto ha continuato a mostrare una dinamica positiva (+1,0%).
I dati degli ultimi mesi riferiti sia all’industria in senso stretto sia alle costruzioni evidenziano un rallentamento dell’1,9% a luglio (+1,6% a giugno. E’ proseguita, invece, la fase di ripresa dell’indice dei prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie (IPAB) che, tra aprile e giugno, ha mostrato un aumento rispetto ai tre mesi precedenti (+1,7).
Sul fronte delle esportazioni, i segnali restano nel complesso positivi. A luglio, le vendite all’estero hanno segnato un aumento congiunturale del 2,6%, determinato prevalentemente dal marcato incremento delle esportazioni di mezzi di navigazione marittima verso i mercati extra europei. Rispetto al periodo maggio-luglio, le vendite italiane all’estero hanno mostrato segnali positivi sia nel mercato Ue (+2,2% la variazione sui tre mesi precedenti) sia in quello extra Ue (+4,1%) con intensità più elevate per i prodotti intermedi (+4,9%) e i beni strumentali (+4,6%).
Anche le importazioni sono risultate complessivamente in aumento (+4,9% nel trimestre maggio-luglio). Gli incrementi hanno riguardato i beni di consumo durevoli e i beni intermedi (+4,0% e +9,7%) mentre si è osservata una riduzione rispetto ai tre mesi precedenti degli acquisti di beni non durevoli e di quelli strumentali (-1,2% e – 1,7%). Il dato più recente di agosto relativo ai soli mercati extra Ue, segnala un ridimensionamento delle esportazioni, che segue il deciso aumento di luglio, e un nuovo incremento delle importazioni. L’andamento nel periodo giugno-agosto si conferma positivo per entrambi i flussi.
L’indice del clima di fiducia delle imprese ha registrato a settembre un lieve calo, eterogeneo tra i settori, che segue la correzione al ribasso segnata ad agosto dopo il forte aumento dei mesi precedenti. La fiducia è aumentata nelle costruzioni e tra le imprese dei servizi di mercato, al cui interno si segnala il deciso miglioramento della fiducia di quelle fornitrici di servizi turistici. Le imprese nell’industria manifatturiera hanno registrato una lieve riduzione della fiducia con un moderato peggioramento dei giudizi sugli ordini e delle aspettative sulla produzione. Le imprese del commercio al dettaglio hanno evidenziato un peggioramento.
Famiglie e mercato del lavoro
Nel secondo trimestre, il processo di ripresa della spesa per consumi delle famiglie (+5,4% rispetto al trimestre precedente) ha determinato una prima riduzione della propensione al risparmio (12,9%, -4,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente) che si mantiene comunque ancora decisamente superiore al valore pre-crisi.
In presenza di un aumento del reddito disponibile (+0,5%) e di una dinamica positiva dei prezzi (+0,4% il deflatore dei consumi finali delle famiglie), il potere d’acquisto ha segnato un marginale miglioramento (+0,1%).
La ripresa dei ritmi produttivi e dei consumi si è associata a un generale miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro ma, a partire da luglio, si è registrata una limitata riduzione congiunturale del numero di occupati, scesi dello 0,3% ad agosto (-80mila unità come a luglio, di cui 68mila donne). Nello stesso mese, le persone in cerca di occupazione hanno segnato una marginale riduzione rispetto al mese precedente (-0,2%, -4mila unità) mentre il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 9,3%.
Tra giugno e agosto, il livello dell’occupazione è stato più elevato dell’1,1% (+241mila unità) rispetto al trimestre precedente, in presenza di una diminuzione delle persone in cerca di occupazione (-6,5%, pari a -163mila unità) e degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,0%, pari a -135mila unità).
Ad agosto, la flessione degli occupati si è proporzionalmente ripartita tra quelli dipendenti e indipendenti, ma il bilancio dall’inizio dell’anno vede una decisa crescita degli occupati dipendenti (+2,4%, +420mila) sostenuti da quelli a termine (+8,2%, +220mila) e in misura più contenuta da quelli permanenti (+1,4%, +201mila).
La domanda di occupazione da parte delle imprese continua a mostrare segnali favorevoli, ma sembrano emergere possibili mismatch tra domanda e offerta. Le attese dell’occupazione si mantengono su livelli elevati in tutti i settori anche se in presenza di un parziale rallentamento. Tuttavia, nel secondo trimestre le imprese manifatturiere hanno evidenziato come, tra i motivi di ostacolo alla produzione, siano in crescita le segnalazioni di scarsità di manodopera che si associano all’aumento di giudizi di insufficienza di impianti e/o materiali.
A settembre, l’indice di fiducia delle famiglie ha mostrato un nuovo aumento.
Prezzi
A settembre, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) ha registrato una lieve diminuzione rispetto al mese precedente (-0,1%) ma l’incremento tendenziale è salito al 2,6% (da +2,0% di agosto, Figura 6). I prezzi dei beni energetici hanno mostrato un’ulteriore accelerazione tendenziale (+20,2%, +19,8% ad agosto) che si è sommata al movimento al rialzo della componente dei beni alimentari (+1,2% da +0,7% di agosto) e dei beni durevoli (+1,0% da +0,5%). Per la componente dei servizi, i prezzi dei trasporti hanno segnato un deciso aumento, invertendo la tendenza del mese scorso (+2,0% da -0,4%). E’ proseguita inoltre la crescita dei prezzi dei servizi ricreativi e culturali. La dinamica delle componenti non energetiche si è scaricata sull’inflazione di fondo, nell’accezione che esclude gli energetici e gli alimentari freschi, che a settembre mostra una decisa risalita (1,1%+ da 0,6% di agosto). L’inflazione acquisita per il 2021 risulta pari a 1,7%.
A settembre, si è ridotto il divario con l’inflazione dell’area euro. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo IPCA è cresciuto in termini tendenziali del 3,0%, in accelerazione rispetto al mese precedente (+2,5%), riportando il differenziale inflazionistico a favore dell’Italia a 0,4 punti percentuali. La dinamica dell’indice è legata alla forte crescita dei prezzi delle abitazioni (+9,7%, tendenziale), che sconta il rincaro delle tariffe per energia e gas, e dei trasporti (+7,0%) in decisa ripresa nel mese di settembre.
Nelle fasi precedenti la distribuzione finale, hanno continuato a manifestarsi gli effetti delle spinte al rialzo dei prezzi delle materie prime, petrolio e metalli, e dei costi di spedizione delle merci, che si sono scaricati sui prezzi dei beni importati, aumentati del 10,5% a luglio (+9,5% a giugno). In particolare, si evidenziano gli aumenti tendenziali dei prezzi della componente energia per i paesi dell’area non euro (+60,3%) e quelli dei beni intermedi all’interno dell’area euro (+14,9%). Il rincaro dei prezzi all’import si è riflesso anche sui prezzi dei prodotti industriali venduti sul mercato interno che ad agosto hanno mostrato una netta accelerazione tendenziale (+13,8% da +12,3% di luglio). Tuttavia, il tasso di crescita tendenziale dei prezzi sul mercato interno dei beni di consumo ha mostrato una evoluzione (+2,8%) in linea con quella del NIC.
A settembre, il persistere di segnali favorevoli della fiducia delle famiglie si è associato a un deciso aumento dei giudizi sull’andamento dei prezzi che nel terzo trimestre sono aumentati di circa 20 punti in termini congiunturali.
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