Come immigrare illegalmente o essere introdotti clandestinamente negli Stati Uniti? Semplice con l’aiuto di Facebook che ha ammesso di avere elaborato una politica per dare una possibilità a chi vuole entrare negli Stati Uniti di farlo evitando di fare affidamento sui trafficanti di esseri umani.
La società ha fatto l’ammissione in una lettera privata al procuratore generale dell’Arizona Mark Brnovich, questo è ciò che scrive Stephen Dinan nel suo articolo su The Washington Times, stasera. Il signor Brnovich ha detto di essere rimasto sbalordito dalla rivelazione della società della Silicon Valley e ha scritto una lettera alla fine della scorsa settimana al Dipartimento di Giustizia chiedendo al procuratore generale degli Stati Uniti, Merrick Garland di aprire un’indagine sul gigante dei social media e trovare un modo per “fermare il suo incoraggiamento attivo e la facilitazione dell’ingresso illegale”.
“La politica di Facebook di consentire i post che promuovono il traffico di esseri umani e l’ingresso illegale negli Stati Uniti di raggiungere regolarmente i suoi miliardi di utenti mina seriamente lo stato di diritto”, ha scritto Brnovich . “L’azienda è un facilitatore diretto, e quindi aggrava la catastrofe che si verifica al confine meridionale dell’Arizona”.
In una lunga risposta, la società di Mark Elliot Zuckerberg ha affermato che proverà a fare rimuovere i contenuti del traffico di droga o i post “che promuovono servizi di contrabbando di esseri umani”, ma ha aggiunto che le persone sono libere di pubblicare informazioni su come varcare i confini in maniera illegale.
William Castleberry, vicepresidente di Facebook per le politiche pubbliche statali ha confermato con una sua lettera al Dipartimento di Giustizia, che Facebook permette alle persone di condividere informazioni su come entrare illegalmente in un paese, perché il buon intento della società è quello di permettere che vengano condivise delle informazioni “per aiutare alcuni migranti a intrufolarsi nel paese piuttosto che rivolgersi a trafficanti di esseri umani, tracciando una linea di demarcazione tra il traffico di esseri umani e la tratta degli esseri umani: perché il primo secondo Castleberry comporta il trasporto di persone in spregio alla legge, il secondo di prassi di solito finisce con il lavoro forzato o lo sfruttamento sessuale. Insomma Facebook si pone dalla parte di chi difende il diritto di asilo secondo il dirigente, che l’ha definita “una tigre di carta”: “Se vengono identificati post di traffico di esseri umani”, ha scritto il dirigente, “è nostra politica rimuovere il contenuto e disabilitare l’account dell’utente che lo ha pubblicato. La nostra politica è quella di disabilitare gli account di un utente dopo una sola violazione della nostra politica sui contenuti di contrabbando di esseri umani e questa è tra le nostre sanzioni più severe”.
Il Washington Times ha scritto di avere provato a contattare Facebook per chiarimenti sulle sue politiche, senza ricevere risposta.
Vero è che sarebbe più logico condividere il fatto che un dipartimento delle forze dell’ordine statale pubblichi risorse per combattere il comportamento criminale di sfruttamento piuttosto che accettare che Facebook renda più facile pubblicare un how-to per l’immigrazione illegale con lo scopo di limitare le ricerche per il traffico di esseri umani e bloccare gli annunci per i servizi di contrabbando. Ma per Facebook si tratta solo di punti di vista differenti.
È probabile che le rivelazioni di Facebook si aggiungano ai travagli pubblici dell’azienda. I liberali accusano la compagnia di alimentare teorie cospirative di destra e i conservatori sono arrabbiati per le decisioni di censura della piattaforma. Ora resta da vedere se il Dipartimento di Giustizia si muoverà contro la società.
I social media hanno rimodellato le tecniche di traffico di migranti. I migranti rispondono alle inserzioni di Facebook in America centrale, le organizzazioni di contrabbando reclutano autisti con sede negli Stati Uniti su Snapchat e conducenti e migranti si connettono tramite le posizioni dei pin GPS inviate tramite WhatsApp.
Anche Telegram, TikTok e Instagram sono state prese di mira dai contrabbandieri. WhatsApp, di proprietà di Facebook , è l’app più menzionata dai contrabbandieri.
Gli scout del cartello usano WhatsApp per guidare i conducenti ai ritiri, inviare aggiornamenti sui movimenti delle pattuglie di frontiera e consigliare quali percorsi potrebbero avere successo. “Non ho mai incontrato un immigrato che non avesse un cellulare moderno, uno smartphone, che fosse completamente collegato al mondo dei social media e che fornisse informazioni di intelligence in tempo reale su dove andare, quando andare e come le persone a monte stavano facendo”, ha detto al Times Todd Bensman, un membro della sicurezza nazionale presso il Center for Immigration Studies. Il Times ha riscontrato anche casi in cui i trafficanti usano WhatsApp per estorcere pagamenti extra alle famiglie prima di rilasciare i migranti.
Insomma i post sui social media contribuiscono a creare ondate di immigrazione illegale. I migranti che arrivano negli Stati Uniti, si legge sempre sul Washington Post, “vengono catturati e rilasciati e spesso pubblicano online il loro successo, incoraggiando amici e familiari a fare lo stesso”…
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