Alla fine di settembre 2021, i 39 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 47,0% dei dipendenti – circa 5,8 milioni – e corrispondono al 46,9% del monte retributivo complessivo.
Nel corso del terzo trimestre 2021 sono stati recepiti cinque contratti: agricoltura-impiegati, tessili, vestiario e maglierie, poste, pulizia locali e scuola privata laica.
I contratti che, a fine settembre 2021, sono in attesa di rinnovo scendono a 34 e interessano circa 6,5 milioni di dipendenti (il 53,0% del totale), quasi 1 milione in meno rispetto al dato di fine giugno e riguardano il 53,1% del monte retributivo complessivo.
Il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto, tra settembre 2020 e settembre 2021, è aumentato sia per i lavoratori con il contratto scaduto (da 17,9 a 28,7 mesi), sia per il totale dei dipendenti (da 14,1 a 15,2 mesi).
La retribuzione oraria media, rispetto al periodo gennaio-settembre 2020, è cresciuta dello 0,6%.
In aumento anche l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie: dello 0,1% rispetto ad agosto 2021 e dello 0,7% rispetto a settembre 2020.
In particolare, l’aumento tendenziale è stato dell’1,2% per i dipendenti dell’industria, dello 0,8% per quelli dei servizi privati ed è stato nullo per quelli della pubblica amministrazione.
I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono quelli dell’estrazione minerali e dell’energia e petroli (entrambi +2,7%) e del legno, carta e stampa (+2,3%). L’incremento è invece nullo per il settore tessile, per quelli dell’abbigliamento e della lavorazione pelli, dell’edilizia, del commercio, delle farmacie private e come già detto, della pubblica amministrazione.
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