di Patrizia Vassallo
Si è chiuso l’accordo sulla dichiarazione finale del vertice G20. Lo apprende l’ANSA da fonti diplomatiche che lo scrive in una nota dove precisa che i G20 hanno raggiunto un’intesa anche sugli aspetti che riguardano il clima, su cui si è negoziato fino all’ultimo: il vertice ha trovato l’accordo sul tetto massimo di 1,5 gradi per il riscaldamento globale. Un’intesa che secondo fonti dell’Eliseo ha tenuto conto delle “diversità” nelle posizioni di alcuni Paesi, come India, Cina e Indonesia. I Paesi del G20 termineranno entro l’anno i finanziamenti a nuove centrali a carbone. Il documento finale conferma il fondo per il clima da 100 miliardi per il sostegno ai Paesi in via di sviluppo. L’impegno poi sarebbe di “intraprendere ulteriori azioni” sul clima “in questo decennio”.
Altro tema che ha tenuto banco al summit dei G20 quello dei vaccini. “Per vaccinare almeno il 40% della popolazione in tutti i paesi entro la fine del 2021 e il 70% entro la metà del 2022, prenderemo iniziative per contribuire ad aumentare la fornitura di vaccini e prodotti e strumenti medici essenziali nei Paesi in via di sviluppo e rimuovere i relativi vincoli di approvvigionamento e finanziamento”. Lo si legge nel documento finale del G20, dove è stato anche aggiunto che “verranno rafforzate le strategie per sostenere la ricerca e lo sviluppo, nonché per garantire la loro produzione e distribuzione rapida ed equa in tutto il mondo”. Le 20 maggiori economie si impegneranno inoltre a sostenere gli sforzi per ridurre a 100 giorni il periodo necessario per sviluppare nuovi vaccini, farmaci e test in caso di nuove pandemie.
“La crisi climatica è il problema decisivo dei nostri tempi. Mette in pericolo il nostro sostentamento, minaccia la nostra prosperità, mette a rischio il nostro futuro”, ha detto il premier Mario Draghi. “Con lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello del mare e gli eventi meteorologici estremi che si verificano sempre più frequentemente, ci troviamo di fronte a una scelta semplice. Possiamo agire ora o pentircene in seguito. Con l’accordo di Parigi, ci siamo impegnati ad affrontare collettivamente il riscaldamento globale. Ma i passi in avanti che abbiamo intrapreso da allora si sono rivelati insufficienti. Gli scienziati ci dicono che – con le politiche attuali – le conseguenze del cambiamento climatico per l’ambiente e la popolazione mondiale saranno catastrofiche. Il costo dell’azione – per quanto alto possa sembrare – è banale rispetto al prezzo dell’inerzia. Ieri”, ha proseguito Draghi, “ho affermato che le questioni globali più urgenti richiedono una risposta multilaterale. La lotta al cambiamento climatico coinvolge, letteralmente, il mondo intero. Restiamo uniti, nel successo e nel fallimento. E, come G20, abbiamo la responsabilità di mostrare leadership e guidare il mondo verso un futuro più sostenibile. In questa stanza, abbiamo opinioni diverse su quanto rapidamente dobbiamo iniziare ad agire e sulla velocità con cui dobbiamo cambiare rotta. Le economie emergenti provano risentimento per i paesi ricchi, per quanto hanno inquinato in passato, e chiedono aiuti finanziari per essere sostenuti in questa transizione. Si chiedono anche se gli impegni che prenderemo siano davvero credibili, visti i nostri fallimenti precedenti. Dobbiamo ascoltare queste preoccupazioni e agire di conseguenza, ma non possiamo sacrificare la nostra ambizione collettiva”. Poi Draghi punta l’attenzione sugli obiettivi indispensabili da raggiungere. “Dobbiamo fissare obiettivi a lungo termine che siano coerenti con gli obiettivi dell’accordo di Parigi e apportare le modifiche a breve termine che sono necessarie per raggiungerli. Dobbiamo accelerare la graduale eliminazione del carbone e investire di più nelle energie rinnovabili. Dobbiamo anche assicurarci di utilizzare le risorse disponibili con saggezza, e quindi dobbiamo essere in grado di adattare le nostre tecnologie e anche i nostri stili di vita a questo nuovo mondo. E mentre ci muoviamo verso questi obiettivi, dobbiamo aiutare i paesi di tutto il mondo ad affrontare il cambiamento climatico e ad adattarsi ai suoi effetti. Le decisioni che prendiamo oggi”, ha concluso, “avranno un impatto diretto sul successo del vertice di Glasgow e, in definitiva, sulla nostra capacità di affrontare la crisi climatica. Ma la Cop26 deve segnare l’inizio di una campagna permanente. Ogni anno dovremmo chiederci se abbiamo fatto abbastanza per cambiare rotta”.
Draghi: Grande soddisfazione per accordo Ue-Usa su dazi acciaio e alluminio
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha poi espresso grande soddisfazione per l’accordo raggiunto da Unione Europea e Stati Uniti sui dazi su acciaio e alluminio. La decisione, che coincide con il Summit G20 di Roma, conferma l’ulteriore rafforzamento in atto delle già strette relazioni transatlantiche e il progressivo superamento del protezionismo degli scorsi anni. Il Presidente auspica che questo accordo sia un primo passo verso un’ulteriore apertura degli scambi tra UE e Stati Uniti, per favorire la crescita di entrambe le economie.
L’intervento del principe Carlo d’Inghilterra
“Sono grato al premier Draghi per aver riconosciuto l’importanza di certi temi e averli messi al centro di questo evento”, ha detto il principe Carlo d’Inghilterra al G20. “Abbiamo una responsabilità enorme nei confronti delle generazione di chi non è ancora nato”. “Ho dedicato gli ultimi 40 anni ai temi ambientali, ultimamente ho notato un cambiamento nell’atteggiamento generale”.
Il leader del governo canadese Justin Trudeau su Twitter ha elogiato la disponibilità della presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, con la quale ha avutoun colloquio che prima di partire per il G20 di Roma.
“Prima di andare al G20 e mi sono seduto insieme per parlare di azione per il clima. Il Canada si sta facendo avanti per fare la sua parte e incoraggeremo i nostri partner a fare lo stesso qui e al @COP26 . Grazie per l’ottima discussione e la tua collaborazione Ursula”.
Confcommercio Milano: tre sabati no Green Pass costati a negozi e locali 10,2 milioni di euro
La classica guerra “tra poveri”, dove tutti hanno ragione e tutti ne fanno le spese. La protesta “no green pass” a Milano secondo il Segretario Generale di Unione Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza Marco Barbieri presenterà un bilancio che potrebbe essere ben più pesante se dovesse perdurare questa situazione di caos con un impatto significativo sull’attrattività della città.
“10,2 milioni di euro solo per corso Buenos Aires e l’area del centro: una perdita del 27% (su 37,7 milioni di euro di fatturato). E’ il “conto”, in una zona circoscritta, pagato negli ultimi tre sabati a Milano da negozi, bar e ristoranti nelle ore interessate dalle manifestazioni no Green pass. Lo stima Confcommercio Milano con l’Ufficio studi. La perdita del 27% coincide con la valutazione espressa dalle imprese nel sondaggio realizzato dalla Confcommercio milanese sul Green pass e le manifestazioni di protesta (risposte da 613 imprese): la diminuzione media del volume d’affari indicata dagli imprenditori (il 32% è direttamente coinvolto dai cortei) è del 27,4%. Più alta per i negozi non alimentari: 30%. E il danno economico rischia seriamente di aggravarsi con l’avvicinarsi del periodo natalizio”.
Nel sondaggio di Confcommercio Milano Il 70% è favorevole all’obbligo di Green Pass sui luoghi di lavoro. Il 73% non ha riscontrato criticità legate al controllo del Green Pass. Il 71% risente ancora dei danni subiti per effetto dell’emergenza Covid. In particolare nella ristorazione: 86%.
Il 68% delle imprese ritiene non condivisibili le proteste anti Green Pass. E il 16% chiede percorsi definiti e un maggior controllo delle Forze dell’Ordine. Ma quali soluzioni possono essere adottate per limitare il rischio di ulteriori gravi cadute nell’attività commerciale? Imporre l’obbligo vaccinale per il 38%, abolire il Green Pass per il 28%, limitare le manifestazioni per il 23%, aumentare il presidio delle Forze dell’Ordine per l’11%.
“Chiediamo”, ha concluso Barbieri, “manifestazioni nel rispetto delle regole. Non è in discussione la libertà di protesta, ma l’ossessiva frequenza di questi cortei. Il nemico da combattere, non dimentichiamolo, è la pandemia”.
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