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COP26 ECCO I 3 OBIETTIVI CHIAVE DA RAGGIUNGERE


Il premier Boris Johnson alla CoP26

“L’umanità ha esaurito il tempo” per invertire la rotta sui cambiamenti climatici che minacciano il pianeta: “resta un minuto prima della mezzanotte, se non saremo seri” qui e ora “per i nostri figli sarà tardi”.

E’ il messaggio che il premier britannico Boris Johnson rivolge ai leader del mondo aprendo a Glasgow i lavori della CoP26, secondo le anticipazioni di Downing Street.

“Dobbiamo passare dalle parole all’azione reale su carbone, automobili, denaro (da investire nella transizione) e alberi”, insiste Johnson: “non è più tempo di speranze, obiettivi o aspirazioni”, bensì di “impegni e scadenze concrete verso il cambiamento”. Il Regno Unito dà l’esempio e mette sul piatto 12,6 miliardi di sterline nei prossimi 5 anni (quasi 15 miliardi di euro, o 3 miliardi annui) per aiutare la transizione verso un’economia globale sostenibile.

Ieri il principe Carlo d’Inghilterra prima di lasciare Roma, si è recato a Villa Wolkonsky, la residenza ufficiale dell’ambasciatore britannico in Italia, immersa in una proprietà che copre 11 ettari della collina dell’Esquilino, appena dentro le Mura Aureliane, non lontano dalla Basilica di Sam Giovanni Laterano e lì ha riunito gli amministratoti delegati della Smi, task force per la moda composta da più di 300 CEO, che ha la missione di sbloccare l’impegno e il potenziale delle imprese per fornire soluzioni per la crisi climatica globale.

Uno fra i tanti piccoli passi che si spera che alla fine portino a qualcosa di concreto anche alla CoP26 di Glasgow, ossia la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 che è la XXVI Convenzione  quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, programmata nella capitale scozzese dal 31 ottobre al 12 novembre, sotto la presidenza del Regno Unito.

“Dobbiamo metterci sul piede di guerra, di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici che incombono sul pianeta”. È un passaggio del discorso, anticipato ai media, che il Principe Carlo terrà a Glasgow come co-reggente di fatto, in assenza della Regina Elisabetta.

La presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen parteciperà ad alcune iniziative collaterali alla Cop26. Joe Biden lancerà un impegno per ridurre entro il 2030 almeno del 30% le emissioni di metano (gas più dannoso per il clima della Co2) e Bill Gates presenterà un progetto per finanziare le tecnologie verdi e aiutare a portarle sul mercato. L’Ue poi, insieme ad altri, aiuterà il Sudafrica ad accelerare la propria uscita dal carbone, con una partnership che potrebbe essere replicata in altre parti del mondo.

Tre gli obiettivi concreti della conferenza di Glasgow

Occorre mantenere il riscaldamento del pianeta intorno a 1,5 gradi centigradi, rispetto ai livelli preindustriali, come previsto dall’accordo di Parigi del 2015 e per mantenere questo obiettivo in vista, servono più sforzi già in questo decennio, come ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Il gap da colmare per consentire di mantenere il riscaldamento del pianeta sotto i 2 gradi centigradi e, idealmente, a 1,5 gradi è stimato in 28 gigatonnellate di emissioni climalteranti di qui al 2030 (una gigatonnellata equivale ad un miliardo di tonnellate).

Secondo, bisogna mobilitare gli aiuti finanziari dei Paesi più sviluppati, in gran parte responsabili del riscaldamento del pianeta nei confronti di quelli più poveri, per aiutarli a passare ad un’economia meno inquinante, riuscendo a consegnare 100 mld di dollari l’anno già a partire dal 2022, e non dal 2023.

Terzo, è indispensabile trovare un accordo sul ‘rulebook’, l’insieme delle regole che, su base scientifica, consentiranno di misurare le emissioni climalteranti e lo scambio di quote delle stesse tra i Paesi, evitando i doppi conteggi. È la parte più tecnica e complicata del negoziato, ma anche quella sulla quale a Bruxelles si respira un certo ottimismo.

Se tutti gli impegni già presi dai vari Paesi in termini di taglio delle emissioni verranno rispettati, il riscaldamento globale dovrebbe attestarsi a 2,2 gradi centigradi, rispetto ai livelli preindustriali, l’accordo di Parigi non specifica quali siano esattamente: è un tema ancora discusso a livello scientifico. L’Ue ha approvato una legge sul clima che prevede la neutralità in termini di emissioni nocive entro il 2050 e ha presentato un ampio pacchetto legislativo, il Fit for 55, che dovrebbe consentire di tagliare le emissioni climalteranti (Co2, metano e altri) del 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030, fissando così un obiettivo a medio termine, vincolante. “Servono impegni sufficienti per tagliare davvero le emissioni in questo decennio”, ha detto la Von der Leyen, “la scienza è molto chiara: è urgente. La scienza ci dice che il cambiamento climatico è prodotto dall’uomo, quindi possiamo fare qualcosa, ma dobbiamo agire”.

Anche la Cina sembra ora sembra voglia fare qualche piccolo passo avanti. Il presidente cinese Xi Jinping ha fatto un piccolo passo avanti impegnandosi a non finanziare più centrali elettriche a carbone fuori dai confini nazionali. Ora ci si aspetta qualche impegno per quanto concerne le centrali elettriche a carbone in Cina. Pechino ha già rallentato il ritmo con cui realizza nuove centrali a carbone per alimentare la propria crescita economica. E questo rallentamento del ritmo pare possa essere sufficiente a che l’aumento corrispondente della domanda di gas da parte del gigante asiatico incida a livello mondiale: è uno dei fattori alla base dei rincari del gas naturale di queste settimane, che si sono fatti sentire in Ue e anche nel Regno Unito, che ha dovuto riaccendere due centrali a carbone.

Sulla finanza climatica, occorrono 100 mld di dollari annui già a partire dal 2022, e non dal 2023 come attualmente previsto. L’Ue ha aumentato il proprio contributo di 4 mld il resto tocca a Washington, un gap da colmare importante, ma indispensabile. Certo, mancano ancora dei soldi, ma appena qualche anno fa non si era affatto vicini ad un impegno a tre cifre sulla finanza climatica, sottolineano da Bruxelles.

Sul fronte regole invece un accordo per stabilire uno standard comune di conteggio delle emissioni, in modo che i Paesi si possano fidare gli uni degli altri è fondamentale. Insomma un accordo sul ‘rulebook’ è indispensabile, per iniziare a lavorare per davvero sugli obiettivi.



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