L’Istat ha appena pubblicato i dati aggiornati che offrono una fotografia molto chiara dell’andamento dell’economia italiana ed internazionale. La prosecuzione della ripresa internazionale e i livelli elevati di fiducia di famiglie e imprese indicano che la fase di recupero dei ritmi produttivi continua, con la possibilità di chiudere il gap rispetto ai livelli pre-crisi nei prossimi mesi.
Aumenta il PIL
Nel terzo trimestre, il Pil italiano ha segnato, in base alla stima preliminare, un nuovo deciso aumento che ha ridotto ulteriormente le distanze con i livelli pre-crisi. La variazione acquisita per il 2021 è +6,1%.
Incremento della produzione industriale
A settembre, la produzione industriale ha manifestato un ulteriore segnale di stabilizzazione (+0,1% la variazione congiunturale che segue il lieve calo del mese precedente. Nella media del terzo trimestre, la produzione ha registrato comunque una crescita dell’1,0% in termini congiunturali, sostenuta dai beni di consumo non durevoli (+2,2%) e dai beni strumentali (+1,6%). Nello stesso periodo, i beni di consumo durevoli hanno evidenziato una significativa riduzione (-1,6%) che segue due trimestri di sostanziale stazionarietà.
Ad agosto, l’indice della produzione nelle costruzioni è salito dell’1,4% in termini congiunturali ma su base trimestrale è risultato in lieve flessione (-0,3% nel periodo giugno-agosto rispetto ai tre mesi precedenti).
I segnali di stazionarietà del settore delle costruzioni erano stati anticipati dai risultati dei permessi di costruire che, tra aprile e giugno, hanno registrato un rallentamento. Il comparto residenziale, dopo tre trimestri di crescita congiunturale, ha mostrato una flessione di intensità simile per il numero di abitazioni e per la superficie utile abitabile (rispettivamente -2,9% e -2,6%). La flessione della superficie dei fabbricati non residenziali, invece, è stata più marcata (-14,6% rispetto al periodo gennaio-marzo), determinando un riavvicinamento ai livelli del terzo trimestre 2020.
Famiglie e mercato del lavoro
A settembre il mercato del lavoro è tornato a mostrare segnali positivi con un aumento degli occupati (+0,3% rispetto ad agosto, pari a +59mila unità) e una diminuzione dei disoccupati (-1,2%, pari a -28mila unità) e degli inattivi (-0,3%, -46mila unità). Il tasso di disoccupazione si è attestato al 9,2% (-0,1 punti percentuali). L’aumento dell’occupazione è stato guidato dalla componente femminile (+0,5%, +46mila) rispetto a quello maschile (+0,1%, +13mila unità).
Il lento recupero del mercato del lavoro si è accompagnato a un ulteriore aumento della percentuale di imprese del settore manifatturiero che hanno lamentato scarsità di manodopera. Questo disallineamento tra domanda e offerta di lavoro potrebbe implicare un mismatch tra le competenze richieste dalle imprese e quelle disponibili sul mercato.
L’attuale fase inflativa (+1,8% il valore acquisito a ottobre) evidenzia maggiormente le differenze fra le retribuzioni contrattuali (+0,6% la proiezione media per l’anno 2021 a settembre). Rilevata una crescita maggiore degli stipendi di chi lavora nella manifattura (+1,2%) rispetto a quelli di chi lavora nei servizi privati (+0,8%). In leggera crescita anche i consumi dei beni non alimentari (+0,8%). A ottobre, la fiducia dei consumatori ha mostrato una lieve flessione diffusa tra le componenti, a eccezione di quella sul clima futuro. I livelli dell’indice si mantengono comunque su livelli storicamente elevati.
E’ proseguita l’accelerazione tendenziale dei prezzi dei beni energetici (+22,9%, dal +20,2% di settembre), caratterizzata da aumenti sia dei prezzi dei beni regolamentati (+37%, a causa delle nuove tariffe di gas e luce) sia dei beni non regolamentati come i combustibili (+15%). Anche i prezzi dei beni alimentari lavorati (+1,4% da +1,0% di settembre), spinti dall’aumento delle quotazioni delle materie prime agricole, e quelli dei trasporti (+2,4% da +2,0%) hanno registrato un rialzo tendenziale, rafforzando il segnale del mese precedente.
IPCA aumentato del 3,1%
A ottobre, il divario con l’inflazione dell’area euro ha toccato il suo massimo nell’anno. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo IPCA è aumentato del 3,1% su base tendenziale, in accelerazione rispetto al mese precedente, riportando il differenziale inflazionistico con l’area euro a 1,0 punto percentuale. La dinamica dell’indice è legata al forte differenziale negativo che si è creato per la componente dei beni industriali non energetici (-1,1 punti percentuali) e dei servizi (-0,8 p.p.) La prolungata fase di aumento dei prezzi di petrolio e metalli e dei costi di spedizione delle merci si riflette sulle quotazioni dei beni importati. Ad agosto, la crescita tendenziale dei prezzi all’importazione è stata del 12,0%, sostenuta oltre che dalla componente energia (+66,2% nei paesi extra-Ue), anche dai prezzi dei beni intermedi all’interno dell’area (+16,4%). Il rialzo dei prezzi all’importazione si accompagna a un analogo andamento di quelli dei prodotti industriali venduti sul mercato interno che, a settembre, hanno evidenziato una netta accelerazione tendenziale (+15,6% da +13,8% di agosto), sostenuta dai prezzi dei beni energetici (+37,0%) e di quelli intermedi (+14,4%). Anche per i prezzi dei prodotti industriali destinati al consumo nel mercato interno si è manifestato un ulteriore incremento (+3% di settembre da +2,8%).
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