di Colin Anthony Groves
L’esercito cinese ha aggiunto nuovi missili e navi anfibie alla propria flotta. Ovviamente non certo per il solito vezzo di mostrare il suo status di superpotenza sempre di più alle costole degli Stati Uniti, ma secondo l’ultimo rapporto annuale di una commissione del Congresso cinese, l’obiettivo che sta perseguendo è quello di attuare un attacco alla democrazia dell’isola di Taiwan. Non è un caso che negli ultimi mesi lo stallo tra Cina e Taiwan sia diventato instabile perché la capacità delle forze armate statunitensi di dissuadere un attacco cinese è ora in un periodo di “pericolosa incertezza”, conclude il rapporto della Commissione di revisione dell’economia e della sicurezza USA-Cina.
La Cina insiste sul fatto che Taiwan faccia parte del suo territorio sovrano, ha anche rapidamente aumentato il numero di missili a medio raggio contro lo stato insulare autonomo da 30 a 200 negli ultimi anni. Le nuove navi anfibie aggiunte alla marina cinese e le navi civili si stanno preparando a spostare le truppe attraverso il corso d’acqua lungo circa 150 chilometri con l’obiettivo di una potenziale invasione futura. Il panel ha osservato che un’invasione dell’Esercito Popolare di Liberazione sarebbe un’operazione ad alto rischio per Pechino che includerebbe attacchi informatici, attacchi missilistici e un blocco, con una forza di invasione iniziale di circa 25.000 soldati. “Dati questi sviluppi, è diventato meno certo che le sole forze militari convenzionali statunitensi continueranno a dissuadere i leader cinesi dall’iniziare un attacco a Taiwan “, afferma il rapporto. Il pericolo crescente di una guerra su Taiwan è tra i risultati chiave del rapporto annuale di 551 pagine, si legge sul Washington Post, che più volte ha segnalato che anche che la rapida espansione delle forze nucleari della Cina ha aumentato il pericolo di una guerra nucleare. La pressione militare sul governo di Taiwan è aumentata notevolmente e sta aumentando il potenziale per una crisi o un conflitto, avvertono gli autori del rapporto. La deadline dell’esercito cinese aveva fissato una deadline (entro il 2020) per la costruzione di forze per invadere Taiwan e ha trascorso quasi due decenni a prepararsi per l’operazione. “Il PLA ha già raggiunto le capacità necessarie per condurre un blocco aereo e navale, attacchi informatici e attacchi missilistici contro Taiwan”, afferma il rapporto. “I leader dell’PLA ora probabilmente valutano di avere, o che presto avranno, la capacità iniziale necessaria per condurre un’invasione ad alto rischio dell’isola se ordinata dai leader [della Cina ]”.
Secondo il rapporto, la Cina aveva 30 lanciatori di missili a medio raggio nel 2018 e nel 2020 il numero è aumentato toccando quota 200. I lanciatori di missili a medio raggio sono aumentati da 120 a 150 nello stesso periodo, mentre i lanciatori a corto raggio sono scesi da 300 a 250. “La produzione di massa di lanciatori IRBM della PLA Rocket Force è un segnale evidente delle intenzioni del Paese del dragone”, afferma il rapporto. “Penso che la Cina abbia una strada da percorrere per sviluppare la capacità effettiva e senza scherzi di condurre operazioni militari per conquistare attraverso mezzi militari l’intera isola di Taiwan se volesse farlo”, ha detto il generale americano Mark A. Milley, presidente del Joint Chiefs of Staff al Congresso lo scorso giugno. Milley è stato preso di mira dai repubblicani al Congresso per accordi di cooperarazione militare bilaterale stipulati con la Cina, ma lui ha assicurato che i cinesi al momento non stanno pianificando di attaccare Taiwan affermando che “non c’è motivo” per il paese del dragone di condurre un assalto militare. Ma che il presidente cinese Xi Jinping voglia riprendersi Taiwan come parte della sua eredità è cosa oramai nota.
Pechino, si legge nel rapporto, potrebbe effettuare attacchi preventivi a Taiwan o alle forze statunitensi nella regione per catturare l’isola. Il rapporto della commissione rivela anche le divisioni all’interno del Partito comunista cinese al potere e dei dirigenti di alto livello, nonostante l’obiettivo di Pechino sia quello di raggiungere la totale e assoluta dominazione egemonica. Il rapporto afferma che la Cina è impegnata in un’espansione senza precedenti del suo arsenale nucleare e si sta muovendo per diventare quasi alla pari degli Stati Uniti nella sua potenza nucleare.
Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan ha rivelato questa settimana che la Cina è pronta a tenere colloqui sul controllo degli armamenti con gli Stati Uniti, una posizione che Pechino ha rifiutato in passato. In tutta la comunità della politica estera americana sta infuriando un dibattito sulla portata di qualsiasi impegno degli Stati Uniti per difendere Taiwan da un attacco della Repubblica popolare cinese (RPC). Tuttavia, il focus del dibattito deve essere ampliato. Finora, la maggior parte delle discussioni presuppone implicitamente che una mossa militare della RPC assumerebbe la forma di un’offensiva contro la stessa Taiwan. Solo pochi esperti sollevano la questione di cosa farebbero gli Stati Uniti se Pechino lanciasse un’azione più limitata, una contro Kinmen (Quemoy) e Matsu (piccole isole controllate da Taiwan a poche miglia dalla costa cinese) o contro altre, più isole lontane che Taipei rivendica. Eppure questo è uno scenario molto più probabile di una guerra su vasta scala per soggiogare Taiwan.
Linee di pensiero diverse quelle di Biden e il suo team di politica estera
Il mese scorso, il presidente Biden ha rilasciato due dichiarazioni in due interviste alla stampa affermando categoricamente che gli Stati Uniti avranno l’obbligo di intervenire in difesa di Taiwan nel caso di un attacco cinese, equiparando esplicitamente quell’impegno agli obblighi formali del trattato degli Stati Uniti nei confronti degli alleati della NATO, del Giappone e della Corea del Sud. In entrambe le occasioni, però i suoi consiglieri hanno prontamente ritirato i suoi commenti, insistendo sul fatto che la politica degli Stati Uniti non era cambiata e che il Taiwan Relations Act del 1979 (TRA) governava ancora le azioni di Washington. Il TRA non contiene alcun chiaro impegno di difesa a Taipei e gli Stati Uniti potrebbero considerare un assalto a Taiwan solo come una grave violazione della pace dell’Asia orientale.
Un sondaggio dell’agosto 2021 del Chicago Council on Global Affairs ha anche rilevato che la maggioranza degli americani ora è favorevole alla conclusione di un’alleanza militare formale tra Washington e Taipei. Una crescente pluralità (46%) approva persino l’uso dell’esercito americano per difendere l’isola, se questo passo fosse necessario.
Più forte anche sul fronte nucleare
La Cina ora sta costruendo tre nuovi campi missilistici e conta su uno schieramento di oltre 270 nuovi missili nucleari a lungo raggio. L’espansione dei silos è stata sorprendente perché in passato il paese del dragone ha favorito la costruzione di reti di tunnel sotterranei per immagazzinare e nascondere le sue forze missilistiche e nucleari. Ed ora la sua forza militare si è triplicata.
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