di Patrizia Vassallo
Sulla fine dei Beatles tanto si è detto e tanto si è scritto. Anche perché i Beatles hanno giocato un ruolo da protagonisti nel decennio più importante della musica mondiale e da quel mondo, in barba alla loro separazione, non ne sono mai usciti. Lasciando un segno indelebile nella cultura mondiale non solo con le loro canzoni, ma anche per il loro abbigliamento e taglio di capelli trasgressivo in un’epoca dove in tutto il Regno Unito, prima del loro avvento, erano accettabili solo rigorosi dress code. Tutto merito di Elvis Presley ha ammesso in un paio di interviste John Lennon e anche Paul McCartney al quale i quattro musicisti cresciuti con i suoi dischi, il suo stile, il suo carisma sexy, eversivo e irresistibile si erano ispirati.
E ora a far riparlare dei Beatles è la nuova serie di documentari Get Back – che offre uno sguardo intimo alla sessione di registrazione dell’ultimo album dei Beatles, Let It Be.
Molti sono stati i fan che hanno visto il documentario e poi sono andati su Twitter per condividere i loro pensieri su Yoko Ono, in passato accusata dello scioglimento della band, ma ora graziata da molti e considerata quasi la musa ispiratrice di John dopo lo scioglimento della band. In primis proprio dal regista di Get Back, Peter Jackson che recentemente ha dichiarato a 60 Minutes , che su Yoko non ha nulla da dire asserendo che riguardando i video e tutto il materiale che poi ha esaminato per questo documentario la sensazione che ha avuto è stata quella di una donna che non si imponeva. “Nei filmati”, ha detto il regista, “si vede che sta scrivendo e leggendo lettere, cuce, dipinge, ma non esprime mai opinioni su niente. Non dice mai: “Oh, penso che la ripresa precedente fosse migliore di quella”. È una presenza molto benevola e non interferisce minimamente”.
Paul McCartney recentemente dichiarato che è stato Lennon a mettere fine alla band, dicendo: “Non sono stato io a istigare la scissione. Quello è stato il nostro Johnny. Non sono io la persona che ha istigato la scissione. Eh no, no, no. Un giorno John entrò in una stanza e disse: “Lascio i Beatles”. È questa è istigazione alla scissione oppure no?”
Su quanto Yoko Ono abbia influito su questa decisione sono i fatti a raccontarlo. Anche se il tempo offusca i ricordi. Perché è vero che alla fine degli anni sessanta i membri dei Beatles si stavano inevitabilmente muovendo in direzioni diverse sia musicalmente sia nella vita privata e litigavano spesso, ma dopo 10 anni e passa di convivenza forzata una crisi più grande delle precedenti sulle quali avevano messo qualche toppa era da mettere in conto. Quello che probabilmente non avevano messo in conto, ma se ne resero conto in poco tempo, fu l’influenza che Yoko ebbe su John.
In genere i Beatles, quando erano in studio di registrazione, non permettevano la presenza di estranei; invece John Lennon invitò Yoko Ono ad accompagnarlo durante le prime sessioni di registrazione per il White Album. I due rimasero insieme durante queste e altre sessioni. Inizialmente Yoko Ono era una semplice osservatrice, ma successivamente cominciò a dare consigli a Lennon, sempre interessato e influenzato dalla sua opinione, fino ad offrire suggerimenti, nonché critiche, all’intero gruppo. Gli altri membri non la presero bene; secondo George Harrison, la Ono stava producendo delle “vibrazioni negative”. Probabilmente la presenza della Ono contribuì ad aumentare la tensione anche durante le registrazioni di Abbey Road, già funestate da litigi tra i quattro Beatles. Anche Paul McCartney ha più volte detto che John era completamente ammaliato dalla Ono.
Il turbolento rapporto tra Yoko Ono e i Beatles è stato così discusso, dai fan come dai media, al punto da diventare un archetipo: alla Ono, ad esempio, sono state paragonate tutte le donne che hanno esercitato un’influenza su un gruppo (non necessariamente musicale) attraverso la loro relazione con un membro. Ci sono addirittura dei fan di Lennon che attribuiscono la sua fase sperimentale, attraversata appena dopo lo scioglimento dei Beatles (ritenuta difficile e bizzarra) alla Ono. Ci sono però anche alcuni che considerano l’influenza della Ono profonda e positiva per l’opera di Lennon, come lui stesso ha ribadito più volte.
La Ono è stata anche additata come responsabile per la dipendenza da eroina sviluppata da Lennon negli anni settanta, in quanto si dice che sia stata lei a fargli sperimentare la sostanza per la prima volta. Entrambi furono vittime di questa dipendenza per alcuni anni. Dall’inizio degli anni settanta fino alla reclusione volontaria di Lennon dopo la nascita di Sean nel 1975, Lennon e la Ono cominciarono a dedicarsi sempre di meno alla musica e sempre più all’attivismo politico appoggiando i movimenti pacifisti anti-Vietnam, finanziando i comunisti-radicali, le pantere-nere e i gruppi femministi americani (questo impegno costò alla coppia gravi problemi con il Servizio d’Immigrazione e Naturalizzazione statunitense).
Lo stress dovuto alla minaccia di espulsione dagli Stati Uniti per Lennon, assieme alle ricerche infruttuose della figlia di Yoko, tirarono fuori il peggio della coppia. Lennon iniziò a bere molto, la Ono si buttò nel lavoro e divennero emotivamente insensibili l’uno all’altra. Quando i due si allontanarono nel 1973, la Ono “selezionò” una segretaria, May Pang, perché la sostituisse stando con Lennon mentre erano lontani (le versioni a questo proposito sono varie: la Ono in persona ha dichiarato che Pang fu scelta soltanto come assistente di Lennon mentre lui stava lavorando a vari progetti a Los Angeles). Lennon aveva molte relazioni all’epoca e, ogni qual volta aveva un problema, chiamava la Ono, a volte per provocarla coi racconti delle stesse, altre per pregarla di farlo tornare a casa. La Ono, che aveva anche lei ricominciato il turn-over degli appuntamenti, era irremovibile: era ancora troppo presto per tornare insieme. Lennon tornò spesso da Pang, la sua unica ancora di salvezza all’epoca. Lennon e Pang rimasero insieme fino al 1975, quando giunse la riconciliazione con la Ono.
Nel 2003 la Ono ha causato altre controversie inserendo sé stessa nel video della famosa canzone #9 Dream in occasione dell’uscita del cofanetto in DVD Lennon Legend: The Very Best of John Lennon. La si può vedere mentre canta in playback i ritornelli in realtà cantati da May Pang. Sul fatto la Pang dichiarò all’epoca: “Sta cercando di cancellare ogni traccia di chiunque altro abbia avuto a che fare con John. Sono proprio sconvolta dal fatto che abbia voluto far credere a tutti che quella su #9 Dream sia la sua voce. Lei non aveva niente a che fare con quell’album, l’unico numero 1 di John sia come album sia come singolo. Oddio, ora capisco come deve sentirsi Paul McCartney.”
Non è un mistero che il rapporto tra Yoko Ono e Paul sia sempre stato piuttosto complicato
Uno dei punti principali della loro lunga disputa è stata l’attribuzione di molte delle canzoni dei Beatles. Fintanto che i Beatles rimasero insieme, tutte le canzoni scritte da Lennon o da McCartney erano attribuite a Lennon-McCartney, indipendentemente dal fatto che la canzone in questione fosse effettivamente frutto di una collaborazione o fosse stata invece scritta da uno solo dei due. Dopo la morte di Lennon, Paul tentò di cambiare l’ordine in cui venivano citati gli autori in McCartney-Lennon per alcuni pezzi come Yesterday che erano stati scritti solo da lui o comunque prevalentemente da lui, ma Yoko non glielo permise. Disse che se l’avesse permesso avrebbe sentito di rompere un accordo che i due avevano fatto quando John era ancora vivo. Tuttavia McCartney affermò che un simile accordo non era in realtà mai esistito. Gli altri due Beatles alla fine si dichiararono favorevoli a lasciare l’attribuzione delle canzoni così come era sempre stata e così McCartney ritirò la propria richiesta. La questione si ripresentò nel 2002, quando sull’album di Paul McCartney Back in the U.S. Live 2002, 19 classiche canzoni dei Beatles vennero qualificate come “scritte da Paul McCartney e John Lennon”.
Nonostante le divergenze, nel 1995 McCartney e la sua famiglia collaborarono con la Ono e Sean Lennon per scrivere la canzone Hiroshima Sky Is Always Blue, che commemora il cinquantesimo anno dallo scoppio della bomba atomica sulla città giapponese. Della Ono McCartney disse: «Pensavo fosse una donna fredda. (…) È il contrario (…) Penso sia solo più determinata delle altre persone ad essere se stessa». Nel 2005, ricevendo il riconoscimento Q Awards, la Ono fece un commento controverso che i media interpretarono come un insulto ai testi di Paul McCartney. Disse che Lennon una volta si era sentito insicuro circa la qualità dei testi da lui composti e le chiese perché gli altri autori «facevano sempre cover delle canzoni di Paul e mai delle sue». La Ono gli rispose: «Sei un buon autore; non scrivi cose come “cuore – amore”. Sei un buon cantante e la maggior parte dei musicisti sono probabilmente a disagio a pensare di eseguire cover delle tue canzoni». La Ono poi affermò che non intendeva offendere o attaccare Paul; e continuò a sostenere che rispettava McCartney e che era la stampa ad avere decontestualizzato le sue parole. Dichiarò inoltre: «Le persone hanno bisogno di argomenti leggeri, come i litigi tra me e Paul, per sfuggire a tutti gli orrori del mondo, ma non è più vero… Abbiamo litigato molte volte in passato; ma ora rispetto Paul per esser stato un buon partner di John e per avere rispettato me per essere stata la moglie di John».
Yoko ebbe rapporti tesi anche con Julian Lennon
Yoko Ono ha avuto un rapporto ufficiosamente controverso anche con Julian Lennon, primo figlio di John nato dalla relazione con Cynthia Powell e non ha mai risparmiato battute al vetriolo ad entrambi. Quando John Lennon e Cynthia Powell divorziarono il musicista si impegnò a versare all’ex moglie un assegno da 2.400 sterline l’anno (200 sterline al mese, una miseria) e un fondo da 50mila dollari messo a disposizione del figlio Julian al compimento dei 25 anni. In una delle tante interviste rilasciate da Julian, il primo figlio di Lennon definì le manovre testamentarie del padre alquanto disoneste. Difatti poi divennero la causa scatenante di una battaglia legale per ottenere quella parte di eredità legittima che John Lennon aveva completamento affidato a Yoko Ono e al secondo figlio Sean pare che all’epoca oltrepassasse i 220 milioni di sterline.
Al termine della querelle in tribunale Julian riuscì ad accaparrarsi una cifra accettabile, ma dichiarata e spese parte di quei soldi per riacquistare cimeli appartenuti al padre e ai Beatles di fatto senza mai riuscire a fare pace col passato pur non dichiarandosi mai rancoroso con Yoko Ono e benché meno col fratellastro Sean, al quale spesso su Instagram dedica messaggi di grande affetto.
Julian, terminata la battaglia legale, anche quando la mamma era ancora in vita, ha condiviso importanti appuntamenti commemorativi in ricordo del padre con la madre, Yoko e Sean. L’ultimo è stato proprio quello della visione in anteprima del documentario di Peter Jackson sulle lavorazioni dell’album dei Beatles “Let it be”. E sorprendendo molti fan Julian ha scritto su Instagram: “Che notte fantastica. Prima la proiezione di ‘Get back’ e poi l’evento di Stella McCartney”, facendo riferimento alla presentazione della nuova collezione di moda della figlia di McCartney ispirata al quartetto di Liverpool per l’uscita di Get Back. “L’unica cosa vera che posso dire di tutto questo è che mi ha reso così orgoglioso, ispirato e mi ha fatto amare più che mai la mia/nostra famiglia. Il film mi ha fatto amare ancora di più mio padre, in un modo che non riesco a descrivere completamente. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato per portare a compimento questo progetto, che cambia la vita”.
Su Yoko e John chi ha avuto brevemente rapporti con la coppia in passato ha parlato off record di un rapporto basato su una dipendenza affettiva in cui la relazione di coppia era vissuta come condizione unica, indispensabile e necessaria per la propria esistenza. John per esempio attribuiva un’importanza tale a Yoko da annullare se stesso e non ascoltare più i suoi reali bisogni. E col passare del tempo, il calare della sua autostima funestata dalla dipendenza da droghe non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Per Yoko, John era divenuto unico fulcro della sua vita sociale, necessità alimentata da una forte insicurezza della donna, che nonostante i suoi successi artistici, trovava in John il completamento e l’attualizzazione delle sue potenzialità sia come artista sia come donna. Il resto è cronaca.
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