Nella determinazione della retribuzione complessiva, in Italia, è fondamentale il ruolo svolto dal contratto collettivo nazionale (CCNL). Per la quasi totalità dei dipendenti, infatti, il rapporto di lavoro è regolato da un CCNL e la componente retributiva che questo definisce rappresenta, in media, oltre i tre quarti della retribuzione totale.
La dinamica delle retribuzioni contrattuali dipende, da un lato, dalla quota dei dipendenti il cui CCNL è in vigore e, dall’altro, dal livello degli aumenti retributivi fissati dai contratti stessi. Dal 2009, anno di revisione del sistema contrattuale, la durata normativa ed economica dei CCNL è stata fissata in tre anni e gli incrementi retributivi da corrispondere nell’arco del triennio (in precedenza la durata normativa era di quattro anni, mentre quella economica era articolata in due bienni) sono stati agganciati alle previsioni dell’Indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA), depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati per contenere la possibilità che stimoli inflazionistici di origine esterna si trasferiscano sulla dinamica salariale.
Secondo il rapporto sul mercato del lavoro appena pubblicato da Istat, nel terzo trimestre 2021 si registra un aumento di 121 mila occupati (+0,5%) rispetto al trimestre precedente, dovuto alla crescita dei dipendenti (+156 mila, +0,9%), a tempo indeterminato e a termine, che si contrappone al calo degli indipendenti (-35 mila, -0,7% in tre mesi); si riduce il numero di disoccupati (-134 mila, -5,4%) e anche quello degli inattivi di 15-64 anni (-41 mila, -0,3%). I dati mensili provvisori di ottobre 2021 confermano il trend in aumento degli occupati (+35 mila, +0,2% rispetto a settembre), che si associa a quello dei disoccupati (+51 mila, +2,2%) e al calo degli inattivi di 15-64 anni (-79 mila, -0,6%).
Più assunti a tempo determinato
Rispetto al terzo trimestre 2020, l’aumento dell’occupazione (+505 mila unità, +2,2%) interessa i dipendenti a tempo indeterminato (+228 mila, +1,5%) e, soprattutto, quelli a termine (+357 mila, +13,1%); per il decimo trimestre consecutivo si registra il calo degli indipendenti (-80 mila, -1,6%). La crescita dell’occupazione coinvolge sia gli occupati a tempo pieno sia quelli a tempo parziale (+1,9% e +3,7%, rispettivamente). In diminuzione il numero di disoccupati (-308 mila in un anno, -12,0%) e quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-453 mila, -3,3% in un anno).
Il tasso di occupazione 15-64 anni, pari al 58,4%, mostra un aumento in termini congiunturali (+0,4 punti in tre mesi) che si associa alla diminuzione del tasso di disoccupazione e di quello di inattività 15-64 anni; i dati provvisori del mese di ottobre 2021 confermano la dinamica in crescita del tasso di occupazione (+0,1 punti rispetto a settembre), che si accompagna all’aumento di quello di disoccupazione (+0,2 punti) e alla diminuzione del tasso di inattività (-0,2 punti). Anche in termini tendenziali si conferma la crescita del tasso di occupazione (+1,7 punti rispetto al terzo trimestre 2020) associata alla diminuzione dei tassi di disoccupazione e di inattività (-1,3 e -0,9 punti, rispettivamente).
Dal lato delle imprese, nel terzo trimestre 2021 proseguono i segnali di ripresa della domanda di lavoro, con un aumento congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti pari a 2,7%. Su base annua, la crescita del 5% delle posizioni dipendenti segna un recupero delle perdite complessivamente subite a partire dal secondo trimestre 2020 quando, a seguito della pandemia, la domanda di lavoro nel settore privato ha iniziato a contrarsi. Rispetto al trimestre precedente, il segnale positivo caratterizza sia la componente a tempo pieno (+2,4%) sia, in misura maggiore, la componente a tempo parziale (+3,4%). Quest’ultima, maggiormente colpita dagli effetti dell’emergenza sanitaria segna un aumento su base annua meno marcato rispetto alla componente a tempo pieno (3,6% rispetto a 5,6%). Le ore lavorate per dipendente crescono del 3,3% rispetto al trimestre precedente e del 2,7% su base tendenziale.
Meno richieste per la cassa integrazione
Diminuiscono i ricorsi alla cassa integrazione che si attesta a 40,1 ore ogni mille ore lavorate. Il tasso dei posti vacanti aumenta di 0,2 punti percentuali su base congiunturale e di 0,9 su base annua. Il costo del lavoro per unità di lavoro registra una lieve crescita in termini congiunturali, pari allo 0,1%, per effetto dell’aumento delle retribuzioni, pari a 0,2%, e del calo degli oneri sociali di 0,2%. Su base annua, il costo del lavoro aumenta più marcatamente (+1,1%), anche in questo caso come sintesi di una crescita della componente retributiva (+1,7%) e di una riduzione degli oneri sociali (-0,6%).
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