All’età di 90 anni è morto Desmond Tutu, l’arcivescovo anglicano, attivista sudafricano, vincitore del premio Nobel per la pace per la giustizia razziale e i diritti LGBT. A darne l’annuncio oggi il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa.
Tutu nemico intransigente dell’apartheid – il brutale regime di oppressione del Sud Africa contro la maggioranza nera – ha lavorato instancabilmente contro le ingiustizie sociali.
Negli anni ’80 – quando il Sudafrica era nella morsa della violenza anti-apartheid, Tutu è stato uno degli attivisti di colore più attivi nel denunciare gli abusi. Coraggioso, tenace ha sfruttato la sua ricca e raffinata oratoria, tutta la sua abilità con le parole per lanciare messaggi incisivi per sfruttare il giusto sostegno per il cambiamento.
Il Premio Nobel per la pace nel 1984 ha evidenziato la sua importanza come uno dei più efficaci difensori dei diritti umani al mondo, una responsabilità che ha preso sul serio per il resto della sua vita.
Con la fine dell’apartheid e le prime elezioni democratiche in Sudafrica nel 1994, Tutu ha celebrato la società multirazziale del paese, definendola una “nazione arcobaleno”, una frase che ha catturato l’inebriante ottimismo del momento. Soprannominato “l’Arco”, Tutu era minuscolo, con un particolare senso dell’umorismo. Divenne una figura imponente nella storia della sua nazione, paragonabile al collega premio Nobel Nelson Mandela. Tutu e Mandela hanno condiviso l’impegno di costruire un Sudafrica migliore e più equo. Nel 1990, dopo 27 anni di carcere, Mandela trascorse la sua prima notte di libertà nella residenza di Tutu a Cape Town. Più tardi, Mandela chiamò Tutu “l’arcivescovo del popolo”. Dopo essere diventato presidente nel 1994, Mandela ha nominato Tutu presidente della Commissione per la verità e la riconciliazione, che ha scoperto gli abusi del sistema dell’apartheid.
Nel 2011 Tutu espresse pubblicamente il suo grande disappunto, accusando il governo sudafricano di avere ceduto alle pressioni della Cina, suo importante partner commerciale, dopo avere appreso la notizia del rifiuto del governo sudafricano di concedere un visto al Dalai Lama, impedendo di fatto al leader spirituale tibetano di partecipare alla celebrazione del suo 80° compleanno e al raduno di premi Nobel a Cape Town. L’attivista sudafricano ha anche sostenuto una campagna internazionale per i diritti umani, in particolare i diritti LGBT e il matrimonio tra persone dello stesso sesso. “Non adorerei un Dio omofobo e questo è quanto sento profondamente”, ha detto nel 2013, lanciando una campagna per i diritti LGBT a Cape Town. “Mi rifiuterei di andare in un paradiso omofobico. No, direi: ‘Scusa, preferirei di gran lunga andare in un altro posto’.” L’arcivescovo anglicano ha sempre affermato di essere “appassionato alla campagna (per i diritti LGBT) come lo è sempre stato per quella per l’apartheid”. Una posizione pubblica molto criticata che lo ha messo in contrasto con molti in Sud Africa e in tutto il continente, nonché all’interno della chiesa anglicana.
All’inizio del 2016, Tutu ha difeso la politica di riconciliazione che ha posto fine al governo della minoranza bianca in mezzo alla crescente frustrazione tra alcuni sudafricani che sentivano di non aver visto le opportunità economiche previste e altri benefici dalla fine dell’apartheid. Tutu aveva presieduto la Commissione per la verità e la riconciliazione che ha indagato sulle atrocità perpetrate durante l’apartheid e ha concesso l’amnistia ad alcuni colpevoli. “Senza perdono, non c’è futuro”, queste le parole dell’attivista all’epoca. Il rapporto della Commissione del 1998 attribuiva la maggior parte della colpa alle forze dell’apartheid, ma considerava anche l’African National Congress colpevole di violazioni dei diritti umani. “Non ho lottato per rimuovere una serie di quelli che pensavano di essere dei di latta per sostituirli con altri che sono tentati di pensare di esserlo”, stigmatizzò Tutu.
Quando gli è stato chiesto una volta come avrebbe voluto essere ricordato, ha detto all’Associated Press: “Amava. Ha riso. Ha pianto. È stato perdonato. Ha perdonato. Grande privilegio». Tutu ha lasciato una moglie di 66 anni e 4 figli.
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