Il governo ha approvato un altro provvedimento per fermare la crescita dei contagi introducendo l’obbligo vaccinale per gli over 50 e spingere gli italiani che ancora non si sono vaccinati a farlo.
“Interveniamo sulle classi di età che sono più a rischio di ospedalizzazione per ridurre la pressione sugli ospedali e salvare vite” ha detto il premier. Il nuovo decreto è passato all’unanimità, dopo una giornata tesa e fitta di incontri tra i partiti con idee e posizioni differenti. Pd, Forza Italia, Italia Viva e il ministro della Salute Roberto Speranza erano per per estendere l’obbligo vaccinale a tutti i lavoratori del pubblico e del privato con l’introduzione del super pass per accedere ai servizi o per entrare nei negozi. Quindi dappertutto. Lega e Cinquestelle contrari a un intervento così massiccio, hanno ceduto sull’introduzione dell’obbligo vaccinale rafforzato per i lavoratori, ma hanno chiesto e ottenuto, minacciando di fare saltare il tavolo dei lavori, la modifica della norma con la cancellazione dell’obbligo vaccinale per andare in banca, dal parrucchiere o alle Poste dove basterà il pass base.
Quindi per accedere ai servizi alla persona, quindi parrucchieri ed estetisti , agli uffici pubblici, servizi bancari, postali e finanziari, nei centri commerciali e nei negozi, ad eccezione di quelli “necessari per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie delle persone”, basterà il green pass base ottenibile anche con tampone, e non quello rafforzato, come era previsto dalla bozza del decreto.
Appena il decreto sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, scatterà l’obbligo del vaccino fino al 15 giugno per tutti coloro che hanno compiuto 50 anni o che li compiranno entro quella data, con l’esenzione solo per chi ha un certificato medico. Chi è guarito, invece, dovrà vaccinarsi obbligatoriamente dopo 6 mesi. Per chi dovesse decidere comunque di non immunizzarsi è prevista una sanzione di 100 euro, anche questa una scelta introdotta in Cdm che nella bozza non era indicata. Per i 50enni scatta anche un altro intervento: dal 15 febbraio si potrà andare al lavoro solo con il super green pass. Una misura che vale sia per il privato e il pubblico, compreso chi lavora in ambito giudiziario e i magistrati.
La norma non si applica invece per gli avvocati difensori, i testimoni e le parti del processo. Le verifiche spetteranno ai datori di lavoro e chi non ha il superpass sarà assente ingiustificato fino alla presentazione della certificazione, “con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro e senza conseguenze disciplinari”, ma con la sospensione dello stipendio e di qualunque “altro compenso o emolumento comunque denominato”. Le imprese potranno però sostituire chi non ha il pass rafforzato. In questo caso sono previste sanzioni: chi entra in un luogo di lavoro e non ha il super pass incorre in una sanzione erogata dal prefetto che va da 600 a 1.500 euro.
Spinta sullo smartworking
Si tornerà all’uso massiccio di smart working: i ministri Brunetta e Orlando hanno firmato la circolare nella quale si sensibilizzano le amministrazioni pubbliche e i datori di lavoro privati a utilizzare pienamente lo strumento.
Con il decreto il governo modifica anche la gestione dei casi Covid a scuola. In quelle dell’infanzia, con un positivo si va in quarantena per 10 giorni mentre alle elementari, con un caso si applica la sorveglianza con test al primo e dopo cinque giorni mentre con 2 casi si resta a casa per 10 giorni. In medie e superiori, invece, con un caso si resta in classe (con l’autosorveglianza e l’utilizzo della Ffp2) mentre con 2 casi vanno in Dad per 10 giorni solo i non vaccinati e chi è guarito o vaccinato da più di quattro mesi senza aver fatto il booster. Con tre positivi, invece, tutta la classe è a casa per 10 giorni. Un punto, quest’ultimo, che ha visto salire la tensione nell’incontro tra governo e Regioni poiché nella bozza del decreto la didattica a distanza era prevista con 4 casi. Alla fine la norma è stata cambiata in Cdm e la richiesta dei governatori è stata accolta. La decisione di distinguere tra vaccinati e non vaccinati in presenza di due positivi viene però criticata dal presidente dell’Associazione dei presidi Antonello Giannelli: “È una misura discriminatoria”.
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