Per il 63% delle imprese che utilizzano Amazon insieme ad altri canali di vendita, l’online è divenuto il principale canale di vendita. Sul fronte occupazionale ben il 47% delle imprese del campione ha dichiarato di aver inserito nuove figure professionali all’interno del suo organico che non avrebbero assunto senza la collaborazione con Amazon.
Quali le competenze richieste? Per il 62% del campione al primo posto la specifica conoscenza dei sistemi e-commerce, al secondo posto (49%) la logistica e la gestione del magazzino, mentre e al terzo l’informatica (46%).
È quanto emerge dallo studio “Il contributo del marketplace di Amazon nell’innovazione di impresa” curato da Nomisma e commissionato da Amazon su un campione di 358 piccole e medie imprese che vendono sul sito.
“Con oltre 18.000 piccole e medie imprese italiane che hanno utilizzato Amazon per far crescere il proprio business nel 2020, abbiamo ritenuto importante fare un approfondimento e raccogliere dati e testimonianze sull’impatto dell’online sul loro modo di fare impresa e sui benefici derivanti dal canale online”, afferma Luigi Scarola, Responsabile Sviluppo Territoriale ed Economia Sociale di Nomisma: “Anche se lo sviluppo commerciale rappresenta il solo obiettivo perseguito consapevolmente da chi utilizza i servizi della vetrina online, dall’indagine è emerso chiaramente come utilizzare Amazon costituisca un driver importante per il più complessivo cambiamento strategico ed organizzativo di molte realtà. L’utilizzo dei servizi e del sito Amazon aiuta i venditori a migliorare modalità e criteri di vendita che possono portare a cambiamenti strutturali del tutto simili da quelli riscontrati nei cluster produttivi”.
Oltre l’80% delle aziende rispondenti utilizza un mix di diversi canali online che include la vendita sul proprio sito aziendale, su Amazon e su altri siti online. L’85% di queste imprese ha fatto registrare un aumento importante del fatturato on line affiancato, per circa un terzo di loro, ad una crescita parallela anche delle attività sui canali tradizionali.
Secondo lo studio Nomisma, l’incremento delle vendite online è stato in buona misura legato all’allargamento del bacino dei clienti oltre il territorio nazionale. Conferma viene dal fatto che le imprese che vendono sul sito Amazon raggiungono fino a un 26% di clienti nei Paesi Europei e fino a un 5% nel resto del mondo. Attraverso Amazon, per queste aziende le esportazioni sono raddoppiate dal 16 al 32% delle vendite totali; una tendenza che dovrebbe rafforzarsi, dato che il 74% dei rispondenti prevede un aumento delle proprie vendite nei Paesi Europei nei prossimi 3 anni.
“Ho iniziato a vendere online per hobby, come secondo lavoro e su diversi canali, ma quando sono arrivato su Amazon ho riscontrato notevoli incrementi di vendite che mi hanno portato a registrare il mio brand”, racconta Francesco Sportelli, titolare della SAGA s.r.l. “I miei prodotti sono stati apprezzati perfino dal pubblico estero, in Europa. Per questo motivo, dopo 18 anni da operaio presso un’azienda metalmeccanica, ho deciso in piena periodo pandemico di cambiare vita e dedicarmi interamente alla mia passione, assumendo anche due dipendenti. I miei fatturati raddoppiano anno dopo anno, per il 2021 grazie ad Amazon prevedo di fatturare oltre un milione di euro e di continuare ad espandermi anche in altri Paesi”
Tra l’altro ci tengono a far notare dal quartier generale di Amazon, che la crescita dell’export non ha provocato cambiamenti rilevanti nella catena di approvvigionamento che rimane localizzata sul territorio italiano.
Le imprese che attraverso il canale di vendita Amazon si sono aperte ai mercati esteri hanno contestualmente investito nello sviluppo di prodotti più adatti ad una clientela estera, oltre che in un customer service in lingua, e hanno migliorato i propri metodi di amministrazione, distribuzione e produzione.
Un ulteriore aspetto emerso dallo studio è l’accorciamento dei tempi tra ideazione e commercializzazione del prodotto. È quanto segnalato dal 38% delle imprese rispondenti al questionario. Sono quelle aziende che meglio di altre hanno saputo cogliere le occasioni offerte dal rapporto diretto con i clienti, facendo leva in tempo reale sui feedback offerti dai clienti, senza il bisogno di ricorrere a ricerche ad hoc, survey, focus group, etc.
Proprio riguardo al rapporto con la clientela il 55% delle imprese campionate evidenzia come la collaborazione con Amazon abbia contribuito a migliorare il servizio offerto; il 51% di esse ha riscontrato un aumento del gradimento dei prodotti, e il 72% ha dichiarato di aver introdotto o migliorato i propri servizi al cliente per una migliore assistenza nel processo di acquisto e post vendita. E poi le PMI – attraverso la collaborazione con Amazon – hanno scoperto l’importanza di dotarsi di un proprio marchio. È quanto avvenuto per il 23% del campione ascoltato e ad oggi il 53% delle imprese intervistate sono dotate di un proprio brand. La maggiore riconoscibilità è stata premiata con un aumento di fatturato che ha riguardato il 78% delle imprese dotate di un proprio marchio contro il 66% di quelle senza marchio.
Anche l’ampliamento del catalogo dei propri prodotti è ritenuto un obiettivo rilevante per il 74% delle imprese intervistate. “Amazon.it ha una relazione decennale con le piccole e medie imprese locali e le mettiamo al centro del nostro lavoro” commenta Ilaria Zanelotti, Director Seller Services Amazon Italia e Spagna. “Sono oltre 18.000 le piccole e medie imprese italiane che vendono tramite il nostro sito, e secondo il Report 2021 sulle PMI che vendono su Amazon, hanno creato in Italia oltre 50.000 posti di lavoro come effetto della crescita delle loro attività online. Questo studio condotto da Nomisma è un’ulteriore conferma del valore generato da queste imprese grazie alla crescita del loro business oltre all’effetto volano sul loro sviluppo non solo in termini di fatturato ma anche di competenze e quindi competitività internazionale. Evidenze che mettono in luce l’importanza di continuare a investire da una parte in strumenti e servizi per sostenere ulteriormente la crescita delle imprese che stanno già apprezzando i benefici della multicanalità, e dall’altra, su programmi di formazione come Accelera con Amazon per aiutare le PMI a fare i primi passi nel digitale”.
Contro Amazon negli Usa è scattata una causa antitrust
L’altro rovescio della medaglia è che contro Amazon è scattata una causa antitrust. A puntare il dito contro il colosso dell’e-commerce è stato Karl Racine, il procuratore generale di Washington Dc, il Distretto di Columbia dove si trova la capitale degli Stati Uniti, che ha presentato ricorso accusando l’azienda di Bezos di illecite pratiche monopolistiche, battezzate come “most favored nation”, realizzate con accordi capestro sui prezzi ai danni di consumatori, concorrenza e innovazione. Insomma di fatto la colpa di Amazon sarebbe quella di avere mantenuto il suo monopolio attraverso contratti sui prezzi imposti alle aziende venditrici che vietano a queste ultime di offrire prodotti a prezzi inferiori su siti che non siano Amazon, compresi quelli delle aziende stesse. “Amazon vince perché controlla i prezzi sull’intero mercato online e si assicura un vantaggio su tutti”, ha incalzato Racine. Le restrizioni che impone, ha aggiunto, “le consentono di costruire e proteggere un potere monopolistico”.
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