Fumata nera come per il secondo anche per il terzo scrutinio, l’ultimo dove per raggiungere il quorum occorrevano 673 voti. Il più votato è stato il presidente uscente, Sergio Mattarella, che ha ottenuto 120 voti.
Di seguito a fare incetta di voti Guido Crosetto, ex sottosegretario alla Difesa nel Governo Berlusconi IV, che ha raccolto 114 preferenze, quasi il doppio dei grandi elettori di Fdi. Paolo Maddalena, l’ex Giudice della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana, votato da Alternativa c’è e dagli ex M5s, ha ottenuto 61 voti. Casini ha raccolto 52 preferenze. I presenti e votanti in tutto sono stati 978, le schede nulle 22 e 84 i voti dispersi.
“Sono commosso, grazie, onorato” ha detto Guido Crosetto rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano un commento ai voti presi durante lo spoglio per il Colle. Per Crosetto i voti dello spoglio per il Colle e le preferenze che ha raccolto dimostrano “la capacità del centrodestra, se lo volesse, di riuscire a prendere voti anche fuori dal centrodestra”, ha detto Giorgia Meloni leader di FI, che riguardo anche alla diminuizione delle schede bianche ha aggiunto: “Ho fatto la scelta di non continuare a votare scheda bianca per dare un segnale, ma ritengo che il centrodestra in questa partita si debba misurare”.
Il centrodestra propone una rosa comprendente Letizia Moratti, Marcello Pera e Carlo Nordio. Il centrosinistra, con Letta, boccia sostanzialmente la terna e propone un supervertice per decidere un nome condiviso. Spunta il nome di Elisabetta Casellati come ‘carta coperta’ del centrodestra, mentre restano sul tavolo i nomi di Casini e Amato.
I dem non indietreggiano sul no a un presidente di centro destra. “O Salvini dice con chiarezza che la maggioranza è il suo punto di riferimento oppure, se va allo scontro, va a segnare la fine della legislatura. Se passa un presidente o una presidente con 505 voti raccolti fra cambi di casacca e gruppo misto la maggioranza si rompe un minuto dopo, per quanto ci riguarda, è finita la legislatura, è una constatazione”, questo è ciò che ha detto il dem Francesco Boccia, intervistato a Radio Immagina.”I nomi il centrosinistra li avrebbe e sarebbero anche tanti. Ma ci mancano i voti per imporre i nostri nomi. Abbiamo ribadito più volte che il solco tracciato dal presidente Mattarella era la nostra stella polare e gli avremmo chiesto molto volentieri di restare. Così come abbiamo provato e continuiamo a provare a costruire una soluzione che metta in sicurezza le istituzioni e il Paese attorno alla figura del presidente Draghi. Poi si va in mare aperto dove si devono trovare i voti di tutti altrimenti il presidente della Repubblica non viene eletto” ha precisato Boccia.
I l M5s punta incondizionatamente su Draghi. “Diciamo sì a Draghi e alla visione di cui lo abbiamo investito e siamo disponibili a rilanciare e supportare azioni di governo per un patto con i cittadini sottoscritto tutti insieme”, ha detto Giuseppe Conte arrivando a Montecitorio. E sulla possibile scelta della Casellati ha aggiunto: “La Casellati non è un candidato qualsiasi, è una carica istituzionale e mettere in gioco una carica istituzionale per una contrapposizione senza una soluzione condivisa sarebbe un grande errore del centrodestra e un grande sgarbo per la carica della presidenza del Senato. Invitiamo il centrodestra a trovare un metodo e lavorare in modo condiviso senza un’iniziativa che metta un gioco le istituzioni”.
Sia Salvini che Tajani hanno incontrato i grandi elettori dei loro partiti. Il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani ha riferito di aver sentito Silvio Berlusconi che insisterebbe per “un centrodestra unito“. È quanto emerso, secondo quanto si apprende, dall’assemblea dei grandi elettori di Forza Italia in corso alla Camera. Parlando della terna di nomi proposta dal centrodestra Tajani ha detto che “è una partita a scacchi che vogliamo vincere” e che oggi proseguono le trattative.
Matteo Renzi, leader di Iv, rilancia sull’elezione diretta del capo dello Stato. “Auspico che questa sia l’ultima volta che si elegga un presidente della Repubblica in questo modo. Bisogna andare al presidenzialismo o semipresidenzialismo cioè l’elezione diretta dei cittadini. E questo pone il tema delle riforme costituzionali”. Poi facendo una riflessione su se stesso ha aggiunto: “Penso di essere l’uomo politico più antipatico d’Italia, ma anche chi mi odia sa che non faccio operazioni per me”. E commentando le voci che vorrebbero voti di Iv sulla eventuale candidatura della Casellati al Colle, in cambio della Presidenza del Senato per IV Renzi ha detto: “Nessuno me lo ha offerto, ma vi sembro il tipo che dà i suoi voti per uno scambio? Io ‘ste cose non le faccio, è un’ipotesi che non esiste. Magari mi sfracello nel muro, o faccio sfracellare qualcun altro (sono successe tutte e due le cose) ma non faccio operazioni per me”.
Sul nome della presidente del Senato Elisabetta Casellati i partiti si dividono. E c’è chi tira fuori dal cilindro accuse di vario tipo. “La Casellati ha avallato la tesi di Ruby nipote di Mubarak e che ha utilizzato voli di Stato durante il lockdown per recarsi in vacanza in Sardegna”, scrive su Fb Stefano Buffagni.
Sul web poi c’è chi lancia accuse di vario genere. Chi punta il dito contro di lei perché ha detto di essere contraria alla fecondazione eterologa, ch i l’accusa di essere un’antiabortista, che ha firmato una proposta di legge per abolire la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza. C’è chi ricorda poi un suo commento riguardo il via libera alla pillola abortiva Ru486 “è un gravissimo errore, che strizza l’occhio alla cultura della morte”. E chi le rinfaccia pure il suo legame storico con Silvio Berlusconi, tra i primi, il noto giornalista direttore de Il Fatto, Marco Travaglio, che nel corso di un’epica puntata di “Otto e mezzo” nel 2011 le contestava il voto sul caso Ruby.
Chi non ha dubbi sulle sue preferenze è Emma Bonino: ‘Io voto Cartabia, può piacere o non piacere, ma è una persona competente, soprattutto sui temi che mi stanno più a cuore, la costituzione, la malagiustizia, queste bazzecole’.
In queste ore pur constatando che le schede bianche sono sensibilmente diminuite, aldilà dei tatticismi dei partiti, non c’è ancora una intesa. Nelle file del centrodestra si ritorna a parlare della rosa comprendente Letizia Moratti, Marcello Pera e Carlo Nordio.
Il centrosinistra, con Letta, boccia sostanzialmente la terna e propone un supervertice per decidere un nome condiviso. E seppure il nome della Casellati sia rispuntato nelle ultime ore con insistenza, restano sul tavolo del centrodestra quelli di Casini e Amato.
L’input uber alles è quello di fare in fretta perché le presenze sono tante e all’ufficio di presidenza è stato persino chiesto di procedere con due votazioni al giorno. Draghi resta in pole position, e in barba alle schede bianche quello che è indifferibile è l’elezione del presidente che dovrà avvenire entro questa settimana. “Se gli italiani potessero votare domani mattina sceglierebbero le uniche due figure che quest’anno hanno garantito unità, prestigio internazionale del nostro Paese e al tempo stesso grande consenso interno, che sono Draghi e il presidente uscente, Sergio Mattarella”, ha detto Matteo Ricci del Partito Democratico ieri sera a Stasera Italia. “Mattarella ha già detto che non è disponibile e quindi servirebbe un appello generale, l’altra figura che ha tenuto unito il Governo Draghi”. Quello che è certo è che non si possa andare oltre la quarta, quinta votazione. E Ricci ha aggiunto di fare attenzione alle scelte di parte. “Perché non solo rischiano di fare cadere il governo, ma anche di desautorare Draghi, oltre a correre il rischio di non passare. “Evitiamo di bruciare nomi perché ai tre nomi del centro destra, Salvini non ha fatto un gran bel servizio, perché credo siano serviti solo per tenere unito il centrodestra e non per volere scegliere per davvero una figura per il Colle”, ha concluso Ricci.
Su Draghi nonostante sia una figura di grande rilievo, la Lega ha posto il veto. “Non ha molto senso votare Draghi al Colle”, ha spiegato ieri a Stasera Italia, il vicesegretario federale della Lega Lorenzo Fontana, “perché cadrebbe automaticamente il governo. Questo governo, lo sappiamo, è nato grazie alla richiesta di Mattarella, ma anche grazie al fatto che serviva una figura come Draghi che poteva tenere assieme la maggioranza di Governo, io ho dubbi riguardo al fatto che una persona diversa da lui possa garantire la stessa cosa con un governo tra l’altro anche più debole, con un’inflazione in crescita. Quello della Lega è un no perché non ha alcun senso logico questa scelta . È necessario che Draghi resti un altro anno per togliere l’Italia dall’emergenza”.
Sui retroscena che parlano di un incontro dell’altro ieri tra Salvini e Draghi un po’ teso durante il quale Salvini pare abbia chiesto ministeri particolari come l’Agricoltura, gli Interni ricevendo una risposta negativa da parte del premier Fontana ha risposto : “Non mi risulta che si siano state trattative di questo tipo, Salvini invece è molto preoccupato per la situazione e per questo motivo ha chiesto una continuità dell’azione del Governo”. Quindi per Fontana la Lega non sta alzando il prezzo.
“Draghi non va indebolito”, sottolinea Ricci, “la prima regola per non indebolire Draghi al Governo è avere un presidente votato da tutta la maggioranza. Non vorrei che coloro che dicono di volere Draghi al Governo vogliano invece indebolirlo”.
“Io sono convinto che se gli italiani potessero votare per eleggere il presidente della Repubblica voterebbero Draghi senza tentennamenti”, ha commentato Vittorio Feltri, direttore editoriale di Libero, incalzato dalla Palombelli nel corso della puntata di ieri di Stasera Italia, “invece questo purtroppo non avviene e quindi ci dobbiamo affidare ai partiti ciascuno dei quali pensa agli affari propri. Io se fossi nei panni di Draghi mi dimetterei da premier e punterei ad andare al Quirinale. Qualora non gli dovesse andare bene, pazienza, Draghi è un uomo talmente importante da trovare senza problemi un’altra occupazione anche meglio retribuita di quella attuale. Sono disgustato”, ha concluso Feltri, “dalle manovre che stanno facendo i partiti, oramai i nomi che sono stati fatti non mi convincono, eccetto quello di Nordio che mi piace, come anche quello della Moratti, ma questi mi sembrano personaggi deboli rispetto a Draghi. Siamo difronte a un Parlamento scucito e che sta dando una prova di immaturità incredibile”.
“Io credo che ci sia una questione importante da valutare”, ha aggiunto Fontana, “Draghi al governo garantisce una certa stabilità, diversamente si creerebbe il caos, per questo motivo lo preserverei al Governo. Che non dimentichiamoci è il potere esecutivo, quello che fa i decreti, le manovre di bilancio, lo scostamento di bilancio di cui non si occupa il presidente della Repubblica”.
Come ragionano i cosiddetti grandi elettori ossia i parlamentari impegnati al voto secondo Roberto Castelli, storico dirigente della Lega Nord, ex ministro della giustizia nei governi Berlusconi II e III oltre che viceministro presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per il governo Berlusconi IV?
“Draghi è indiscutibile, ma avendo partecipato a ben tre elezioni del presidente della Repubblica, credo di sapere abbastanza bene come ragionino i grandi elettori”, spiega Roberto Castelli , storico dirigente della Lega Nord, ex ministro della giustizia nei governi Berlusconi II e III oltre che ex viceministro presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per il governo Berlusconi IV. “Siamo in un caso particolare, credo che la maggior parte dei parlamentari che in questo momento sono in Parlamento sanno che non verranno eletti nella prossima elezioni quindi la loro principale preoccupazione è che questa legislatura duri almeno fino al 2023 e pertanto questo sarà il motivo fondamentale che guiderà molti di questi grandi elettori a un certo tipo di voto, la seconda questione lo vedremo dalla quarta votazione, è che non sappiamo quanto i leader potranno garantire i voti delle loro truppe, quanti franchi tiratori ci saranno e l’unica via di uscita a questo punto è lasciare le cose come stanno perché se Draghi va al Colle cade il Governo e non si riuscirebbe a fare un nuovo Governo, l’ideale sarebbe mantenere Draghi al Governo e sperare che Mattarella accetti di una rielezione plebiscitaria”.
Paolo Cirino Pomicino, conosciuto con il soprannome ’o Ministro, poiché durante la sua carriera politica tra gli anni ’80 e i primi anni’ 90 ha presieduto il ministero della Funzione pubblica (1988-1989) nel Governo De Mita ed il Ministero del Bilancio e della programmazione economica (1989-1992) nel 6° e 7° governo Andreotti, lascia trapelare una certa preoccupazione sulle scelte dell’attuale classe politica che guida il nostro Paese. “Quello che io vedo oggi e che non è mai esistito nella Prima Repubblica è che ci sono pressioni improprie ed extra nazionali, dall’estero tanto per intenderci, che spingono in alcuni settori per questa o quella candidatura e questo non è un fatto positivo perché intaccano l’interesse nazionale. Io vorrei che i grandi referenti dei gruppi parlamentari facciano un ragionamento nell’interesse generale del Paese e trovino nei parlamentari di ieri o di oggi la persona giusta per svolgere una funzione autorevole”.
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