Cinecittà e l’Academy Museum of Motion Pictures di Los Angeles si uniscono nel segno di Pasolini, uno degli artisti italiani più versatili in assoluto, in quella che è la prima partnership tra le due istituzioni, per rendergli omaggio, in occasione del centenario della sua nascita, il prossimo 5 marzo, con una retrospettiva integrale intitolata Conoscenza carnale, che si potrà visitare all’interno del Museo degli Oscar, a Bologna, fino al 12 marzo (l’intera opera di Pasolini è presentata in copie restaurate in 35 mm, Ndr). “Pasolini per gli Stati Uniti aveva una grande curiosità, era attratto dagli estremi dell’America”, ha detto Nicola Maccanico, (figlio del ministro Antonio Maccanico scomparso il 23 aprile 2013, Ndr), amministratore delegato e direttore generale della nuova srl nata dall’ Istituto Luce Cinecittà, a cui dal 2017 fanno capo gli studios della Capitale, che con questa rassegna inaugura il patto quinquennale con il Museo dell’Academy per portare a Los Angeles i classici del cinema italiano. “Cinecittà è stata apripista anche per quello che rappresentiamo”, ha proseguito Maccanico, “abbiamo costruito un ponte tra Usa e Europa, tra due istituzioni mondiali del cinema”. “Già oggi con il film Accattone“, ha concluso Maccanico, “gli spettatori sono entrati nei sapori dell’epoca, con la qualità massima che si poteva ottenere quando il film fu costruito”.
I giorni scorsi al Museo dell’Academy di Los Angeles, Dante Ferretti ha sfidato il Covid per essere presente, alla proiezione della pellicola Accattone, il primo film della retrospettiva sull’amico ed artista Pier Paolo Pasolini con cui collaborò per nove dei suoi film, dal primo, quando era ancora giovanissimo, Il Vangelo secondo Matteo, poi per citarne solo alcuni, Medea e infine Salò, l’ultimo e più controverso, che uscì brevemente nelle sale poche settimane dopo l’omicidio irrisolto di Ostia.
Ferretti ha una memoria fotografica di quel drammatico 2 novembre 1975: “Ero con Elio Petri sul Lungotevere all’altezza di Via Tomacelli, in un bar a prendere un caffè. La tv era accesa e abbiamo sentito che avevano trovato morto Pasolini. Corremmo all’obitorio e lì un legale della famiglia mi chiese di andare sul posto a fare una piantina, prendere le misure del luogo dove era stata ammazzato”, racconta all’ANSA lo scenografo tre volte premio Oscar per Aviator, Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street (Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street) e Hugo: “Fu un doppio shock per me. Pasolini era stato la prima persona che aveva dato a questo ragazzo di provincia la possibilità di fare cinema. Il San Matteo, per cui venni chiamato come assistente scenografo, ma in realtà feci tutto il lavoro, fu il secondo film della mia carriera”.
Per Ferretti la rassegna è lo spunto per evocare un sodalizio di oltre dieci anni, da quando assistente scenografo di Luigi Scaccianoce lavorò al film Il Vangelo secondo Matteo del 1964, poi per Uccellacci e Uccellini, Edipo Re e Medea, il primo film firmato da scenografo: “Stavo finendo di lavorare al Satyricon di Fellini. Franco Rossellini mi chiamò chiedendomi di fare le valige: entro tre ore dovevo partire per la Cappadocia. Così è cominciata, ed è andata avanti la mia collaborazione fino a Salò“. Con Pasolini si girava quasi sempre nelle location: “Lui non amava i teatri di posa, così esploravamo posti veri e li trasformavamo adattandoli alle sue esigenze. Nulla era legato a un periodo storico preciso. Nel Decamerone, c’è una scena nella piazza di Santa Chiara a Napoli, dove si vedono ragazzini che fanno lo scivolo su una balaustra. Gli dissi che mi sembrava anacronistico di cento anni. Lui rispose che non importava, “il Decamerone è proiettato nel futuro”.
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