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DARYA MAJIDI, PRESIDENTE DI DONNE 4.0, SPIEGA GLI OBIETTIVI SUL GENDER GAP E LA SVOLTA PER UN VERO CAMBIAMENTO


di Patrizia Vassallo

Darya Majidi è un’imprenditrice a tutto tondo, CEO Daxo Group, Presidente di Donne 4.0, TEDx Speaker, Artificial Intelligence Expert, politica, e autrice di due libri Women 4.0 e Connected Sisterhood. Laureata in informatica, vanta due master uno in economia e uno in leadership femminile alla Yale University. Insomma è una unstoppable. Nel 2018 ha fondato l’Associazione Donne 4.0 dall’omonimo libro che ha pubblicato su  Amazon Kindle Direct Publishing (conosciuta anche come Amazon KDP) la piattaforma gratuita creata da Amazon per gli scrittori che vogliono autopubblicare le loro opere. La community ha continuato ad implementarsi online e nel 2021 è arrivata la decisione di optare per una forma giuridica che ne rappresentasse l’aspetto organizzativo divenuto quello di un’impresa vera e propria.

Da tempo lei si batte affinché le donne possano sfruttare le tecnologie trasformandole in un’arma vincente nel mondo del lavoro. È per questo motivo che ha dato vita all’Osservatorio sul Gender Gap?

Sì è stata un’iniziativa promossa dalla mia Associazione Donne 4.0 che ha l’obiettivo di verificare costantemente l’attenzione al tema del gender Gap nell’implementazione del PNRR. Con un occhio di riguardo verso le tecnologie che rappresentano il volano per chiudere il divario di genere, ma, come dico spesso, potrebbero anche trasformarsi in una minaccia, se non ci adeguiamo ai tempi che richiedono competenze sempre più tecnologiche.

Quali sono i vostri obiettivi?

Noi abbiamo 4 obiettivi principali sui quali riteniamo si possa costruire e supportare la crescita delle donne in tutte le fasi della loro vita. Il primo è incentrato su due punti cardine, scuola e formazione. Perché è da lì che si parte e perché è sin dalle scuole primarie che occorre supportare e avvicinare le ragazze alle cosiddette materie Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e incentivarle a scoprire nuove strade, avendo il coraggio di mettersi alla prova in campi meno battuti dalle donne per crearsi nuove opportunità professionali. Il secondo sul lavoro, che nella pratica significa supportare con attività di up-skilling e re-skilling le donne per aiutarle a sviluppare nuove abilità e a migliorare le proprie competenze per chiudere il cosiddetto gender digital mismatch. “Misura ciò che è misurabile e rendi misurabile ciò che non lo è”, ossia “Conta ciò che si può contare”, questa è la citazione di un aforisma di Galileo Galilei che rende davvero l’idea di cosa è meglio fare. Il terzo verte sulla rappresentanza, che le donne devono incrementare nelle aziende tech e nelle istituzioni anche nei ruoli apicali, perché le tecnologie non sono neutre e vanno create con un approccio inclusivo e rispettoso delle diversità.  Il quarto riguarda il sostentamento delle imprese femminili tech. Che non significa offrire aiuti solo alla loro nascita, anche delle start-up, ma supportarle con strumenti e agevolazioni fiscali, esattamente come indicato nel PNRR. A livello europeo io gestisco un incubatore di aziende e alle donne che ad oggi hanno già ben compreso anche l’importanza dei Social, talvolta dico che manca loro solo un po’ più di determinazione e coraggio.

Coraggio… una delle 3 parole che iniziano con le 3 “C” divenute il suo mantra…

Sì 3 “C” vincenti sono quelle di Cuore, Competenze e Coraggio per affrontare battaglie sempre più difficili, soprattutto in questo momento in cui la guerra ha cambiato le priorità di tutti noi.  

Se ne parla sempre di fare passi da giganti, ma intanto i problemi restano sempre gli stessi. Chi lavora con partita iva non ha sicurezze, non ci sono ammortizzatori sociali adeguati, i carichi famigliari sono sempre sulle spalle delle donne che spesso devono rinunciare al lavoro…

Il tasso di occupazione femminile in Italia è intorno al 50% con un divario di ben 12 punti rispetto a quello europeo del 62%. In Italia la percentuale di donne nei livelli esecutivi è solo del 17%. Il World Economic Forum classifica l’Italia solo al 63esimo posto su 153paesi nella classifica del gender gap. Secondo il Gender Quality Index dello European Institute for Gender Equality (EIGE), il nostro Paese attualmente si colloca al 14esimo posto con un punteggio di 63,5 punti su 100, inferiore di 4,4 punti alla media UE82. Qual è il vero problema? La mancanza di servizi come gli asili nido, le materne che dovrebbero essere gratuiti.

Lei ha parlato di scelte scolastiche di mancanza di formazione: le donne CFO sono una rarità e questo è il motivo per cui anche quelle CEO si contano sulle dita di una mano, forse due, nel Belpaese. Quando ci sarà una vera svolta?

Ribadisco che formazione e scelte scolastiche sono fondamentali. Mancano le competenze. Se le ragazze sapranno orientarsi verso materie differenti da quelle scelte nel passato, riusciranno a fare una grande salto di qualità. E la differenza.



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