Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato una legge che riconosce i partecipanti a un’operazione militare speciale in Ucraina come veterani di combattimento. Il documento è pubblicato sul sito ufficiale delle informazioni legali. Mercoledì la legge è stata adottata all’unanimità dalla Duma di Stato e approvata dal Consiglio della Federazione. È stato riferito in precedenza che i partecipanti all’operazione speciale avranno accesso al sistema di protezione sociale utilizzato dai veterani dell’Afghanistan, della Siria e di altri punti caldi. Questi includono, ad esempio, pagamenti aggiuntivi dallo stato, agevolazioni fiscali, cure mediche e così via. Insomma un modo per rafforzare gli animi di chi sta ora combattendo sempre più faticosamente sul campo e per allettare con questi speciali benefit mercenari disposti anche a perdere la vita in guerra per denaro.
Una proposta che fa trapelare qualche incertezza nella volontà e nei propositi del presidente russo, che nelle ultime settimane, soprattutto da quando i soldati russi perdono terreno sul campo di battaglia, e il consenso del suo popolo va sempre più scemando, cerca appigli per giustificare l’occupazione dell’Ucraina.
Putin in un discorso televisivo il 24 febbraio aveva dichiarato che in risposta a una richiesta dei capi delle repubbliche del Donbass aveva deciso di effettuare un’operazione militare speciale al fine di proteggere le persone “che hanno subito abusi e genocidio del regime di Kiev per otto anni”. in pratica il leader russo gioca ancora la carta della denazificazione e smilitarizzazione dell’Ucraina puntando il dito su una minoranza di ucraini, e non solo, che in questi anni hanno dichiarato pubblicamente (e non) la loro fede neonazista. Facendo un errore macroscopico, anzi due. Anzi tre. Il primo di non assumersi la responsabilità dei suoi veri piani chiari a tutti, il che lo fa sembrare meno forte di quello che lui crede, il secondo di avere pensato di vincere sull’Ucraina in pochi giorni, trovandosi invece a combattere con un popolo agguerrito, pronto a tutto per difendere il proprio Paese, e un muro solidale su tutti i fronti. In disparte si sono tenuti solo quei Paesi, che come lui giustamente afferma, sono più solidali con la Russia, solo per interessi economici e le relazioni istituzionali e commerciali che hanno con essa. Il terzo, di avere impoverito la Russia e di conseguenza i russi , oligarchi a parte poiché i loro beni sono stati solo congelati, con i costi della guerra, la fuga delle grandi aziende, il blocco dei canali di pagamento e l’impoverimento delle risorse del suo paese sulle quali ha sempre contato, che magari nel futuro gli renderanno meno appetibile anche le repubbliche del Donbas, ricche di giacimenti minerari, perché il carbone è una delle principali poste in gioco della guerra energetica tra Mosca e Kiev. Nel Donbas, la regione per lo più sotto il controllo delle autoproclamate repubbliche popolari di Donec’k e Luhans’k, si concentra(va) la stragrande maggioranza della ricchezza mineraria ucraina. Fino all’insurrezione indipendentista, questo territorio faceva dell’Ucraina il settimo paese al mondo per riserve di carbone (circa il 4% del totale). Motivo per cui Putin ne voleva prenderne il controllo, giocando sulla volontà di questi territori di stare sotto l’ala russa, contando su un’economia più forte di quella ucraina. Ma ora con l’ipotesi che c’è all’orizzonte di molti paesi la possibilità ,di optare per altre tipologie e fonti di approvvigionamento è palese che Putin si sia fatto un grande autogol.
Il mondo occidentale si stringe all’Ucraina. “Risponderemo all’uso di armi chimiche da parte di Mosca, la Nato risponderà”, ha detto il presidente americano Joe Biden da Bruxelles. “Putin non pensava che avremmo avuto tale coesione tra alleati, la Nato è più unita che mai”. “Gli alleati oggi hanno deciso di fornire più assistenza all’Ucraina”, aveva già detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg al termine del summit straordinario dell’Alleanza Atlantica, “anche dal punto di vista militare. Tra questi si contano armi anti carro, difese anti missili e droni, che si sono dimostrati molto efficaci. Gli alleati poi assisteranno l’Ucraina con aiuti finanziari e umanitari”. Stoltenberg ha anche lanciato un altolà a Pechino a non dare supporto militare a Mosca.
A Bruxelles il giorno dei vertici di G7, Nato e Europa, a cui ha partecipato anche il presidente ucraino Zelensky ha chiesto alla Nato “aiuti militari senza restrizioni”. “La minaccia dell’uso su vasta scala da parte della Russia di armi chimiche sul territorio dell’Ucraina è reale”, ha poi detto Zelensky in un videocollegamento con il G7. E ci sono informazioni che le truppe russe hanno “hanno usato bombe al fosforo contro la popolazione in Ucraina”, ha aggiunto.
Il G7 è pronto ad adottare nuove sanzioni e continuerà a lavorare per evitare che quelle già decise vengano aggirate anche con la vendita di oro da parte della banca centrale russa. E’ quanto si legge nelle conclusioni della riunione dei leader del G7. “Non è possibile coinvolgere né Nato né Ue nella garanzia di una no fly zone”, ha detto il premier Mario Draghi a margine dei lavori di Bruxelles. “Questo è una violazione contrattuale”, i contratti sarebbero considerati “violati”, ha risposto il premier sulla pretesa di Putin di ricevere pagamenti del gas russo in rubli.
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