L’addio alla Russia sta facendo fare conti amari alla Shell. Quando Putin lo scorso febbraio ha inviato le sue truppe nel Donbass, formalmente per una missione di peacekeeping nella regione, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha deciso di dare subito un segnale forte, cedendo ben due progetti sui quali aveva forti interessi economici: il gasdotto Nord Stream 2 e Sakhalin 2. L’annuncio del ritiro da tutti i progetti congiunti con la Russia, inclusi Nord Stream 2 e Sakhalin 2 sulla produzione di GNL (27,5% delle azioni) è stato fatto il 28 febbraio.
Nord Stream 2 è un gasdotto sottomarino completato a settembre 2021, che collega direttamente la Russia e la Germania. Con i suoi 1.234 km, è il gasdotto offshore più lungo del mondo: parte dalla costa baltica russa e arriva alla Germania nord-orientale ed è costato 12 miliardi di dollari. Nord Stream 1, finito più di dieci anni, ha come compito quello di portare 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Russia all’Europa. Il gruppo russo Gazprom ha una partecipazione di maggioranza nel progetto da 10 miliardi di euro, ma nell’azSaonariato della società che lo gestisce ci sono anche le compagnie tedesche Uniper e Wintershall, la francese Engie, l’anglo-olandese Shell e l’austriaca Omv.
La decisione di Scholz di voltare le spalle al gasdotto contrariamente a quanto aveva fatto l’ex cancelliera Angela Merkel, che aveva sempre evitato di dar seguito alle richieste di abbandonare il progetto, anche quando la tensione con Mosca salì quando al centro delle cronache arrivò il caso di Navalny, ha determinato una forte svalutazione degli interessi tedeschi. Aumentata con la decisione di chiudere le partnership azionarie con Gazprom anche per Sakhalin-2, uno dei più grandi progetti integrati, orientati all’esportazione, di petrolio e gas al mondo, nonché il primo progetto di gas offshore della Russia (Sakhalin Energy Investment Company Ltd. è la società cui fa capo il progetto è di proprietà di Gazprom, Shell, Mitsui e Mitsubishi, ndr). L’infrastruttura del progetto comprende tre piattaforme offshore, un impianto di lavorazione a terra, 300 chilometri di condotte offshore e 1.600 chilometri di condotte a terra, un terminale di esportazione di petrolio e un impianto di gas naturale liquefatto.
Ora Shell sta facendo i conti con una svalutazione di $ 1,126 miliardi degli investimenti nel gasdotto Nord Stream 2, nonché una svalutazione di $ 1,614 miliardi relativa a Sakhalin-2 ha affermato giovedì la compagnia petrolifera e del gas britannica nel suo rapporto sui risultati del primo trimestre.
“Ciò ha portato al riconoscimento di oneri ante imposte di 4.235 milioni di dollari (al netto delle imposte: 3.894 milioni di dollari) nel conto economico consolidato del primo trimestre 2022”, ha affermato Shell. Il valore di bilancio residuo al 31 marzo 2022 è di circa 1 miliardo di dollari in totale.
In particolare, Shell ha riportato la svalutazione completa di $ 1,126 miliardi di investimenti nel gasdotto Nord Stream 2, nonché una svalutazione di $ 1,614 miliardi relativa a Sakhalin-2.
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