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ISOLATO ALL’OSPEDALE ITALIANO “SACCO” IL VIRUS DEL VAIOLO DELLE SCIMMIE


Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano

È stato isolato al laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano il ‘monkeypoxvirus’ responsabile dell’epidemia da vaiolo delle scimmie attualmente presente in Europa.

“Sul vaiolo delle scimmie dobbiamo dire con chiarezza che non siamo di fronte a un’emergenza. Siamo di fronte ad una situazione che deve essere attenzionata e monitorata: la malattia non è paragonabile al Covid e non colpisce tutta la popolazione perché chi è stato vaccinato contro il vaiolo, circa il 40% della popolazione, ha già una protezione indicativamente dell’85%”, ha detto il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. “Quindi è uno scenario diverso che deve essere monitorato. Il nostro governo sta monitorando anche attraverso una task force istituita all’Istituto superiore di sanità e in collaborazione con le Regioni e l’Ue”.

Esperti divisi sulla necessità dell’isolamento di 21 giorni per i contatti stretti

In questi giorni gli esperti discutono sulla necessità o meno di imporre una quarantena di 21 giorni non solo per i contagiati dal vaiolo delle scimmie, ma anche per i contatti stretti. “Una misura da Medioevo”, ha sentenziato il direttore dello Spallanzani Francesco Vaia.

Anche per Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova questa sarebbe la via giusta. “Non si tratta di uno strumento da Medioevo, ma di fare quello che abbiamo sempre fatto noi infettivologi ed esperti di sanità pubblica: se c’è un’infezione ci si deve isolare e i contatti stretti devono fare una quarantena. Questo si fa per ogni malattie infettiva trasmissibile attraverso il contatto. E credo che sia giusto farlo anche con il vaiolo delle scimmie. Sarà anche stata introdotta nel Medioevo, ma la quarantena è oggi ancora utile”, ha detto ad Adnkronos. “E visto che è una infezione che ha un tempo di incubazione di 21 giorni, In Italia dobbiamo isolare i casi e i contatti molto stretti, le persone che hanno dormito nello stesso letto dovrebbero, per 2-3 settimane, rimanere confinate in un ambiente domiciliare. Questo se si vuole limitare la diffusione del virus”.

Dello stesso parere anche il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all’università Statale di Milano che ha aggiunto parlando con Adnkronos: “Sì a una quarantena di 21 giorni per i contatti stretti di persone infettate dal virus del vaiolo delle scimmie, perché quando una persona viene informata di essere un contatto stretto, quindi a rischio di diventare un caso secondario, dovrebbe già autoresponsabilizzarsi e comportarsi di conseguenza. Ritengo giusto essere il più protettivi possibile e quindi immaginare una disposizione di quarantena anche per i contatti stretti, oltre naturalmente all’isolamento dei pazienti già contagiati. “Oltretutto in Italia non è che la quarantena si fa come in Cina, ‘murando vive’ le persone in casa”.

Di parere opposto l’opinione di Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. “Le caratteristiche dell’infezione da virus del vaiolo delle scimmie sono tali che non è assolutamente necessaria la quarantena per i contatti stretti. A chi ha avuto rapporti stretti con una persona che ha contratto il monkeypox, ha spiegato l’esperta all’Adnkronos Salute, “bisogna naturalmente fornire raccomandazioni, bisogna raccoglierne l’anamnesi”, ma “assolutamente no alla quarantena. È necessario isolare solo i malati, chi ha manifestazioni della patologia, ricoverandoli in ospedale se ne hanno bisogno”.

D’accordo con la Gismondo anche Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). “In una malattia di questo genere”, ha detto all’Adnkronos Salute, “l’isolamento è una assurdità. Invece serve una vigile attesa nei primi 14 giorni, durante i quali nel 90% dei casi si verificano i sintomi della malattia: se non accade nulla, si è fuori pericolo. Parliamo di una malattia che non ha una facilissima trasmissibilità. Quindi l’isolamento ha un senso solo quando compaiono i sintomi (linfonodi ingrossati, febbre e lesioni cutanee) e in questo caso si attiva la procedura di quarantena e l’assistenza medica”. “La quarantena? A me continua ad apparire francamente sopra le righe non solo per i numeri oggettivamente esigui, e tuttavia sicuramente inidonei ad autorizzare pensieri correlabili ad un qualche ‘tilt’ dei sistemi sanitari, ma anche e soprattutto per le modalità di trasmissione dell’eventuale contagio, affidato molto più a fluidi biologici che non ai temuti aerosol”, questo il parere dell’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud Italia della Fondazione per la medicina personalizzata

“Per i casi di vaiolo delle scimmie “occorre monitorare i contatti dei soggetti asintomatici o subclinici, anche perché sulla base di quanto sappiamo sul vaiolo precedente e sui casi di vaiolo delle scimmie, il soggetto diventa contagioso quando compaiono i sintomi, come ad esempio le lesioni cutanee. Quindi meglio una sorveglianza attiva senza obbligo di isolamento, poi se la malattia si manifesta occorre mettersi in isolamento”, questa la dichiarazione all’Adnkronos Salute del virologo Mauro Pistello, direttore dell’Unità di virologia dell’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa e vicepresidente della Società italiana di microbiologia.

L’Ue, attraverso l’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Hera) sta lavorando ad un acquisto centralizzato di vaccini e antivirali contro il vaiolo delle scimmie. E’ quanto si apprende da fonti europee secondo le quali ci sarebbe un “largo consenso” per delegare Hera “nel coordinamento” delle contromisure al vaiolo delle scimmie da mettere in campo “il prima possibile”. Le stesse fonti sottolineano come la vaccinazione sarà in ogni caso limitata “a casi molto specifici” dato che trasmissibilità e rischio connessi al vaiolo delle scimmie “non è comparabile” con il Covid.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha avvertito che i 200 casi di vaiolo delle scimmie rilevati nelle ultime settimane, in Paesi in cui il virus non circola abitualmente, potrebbero essere “solo la punta dell’iceberg”.

Mosca, Oms indaghi su biolab Usa in Nigeria

Almeno 4 biolaboratori controllati dagli Usa operano in Nigeria, il Paese da dove arriva il vaiolo delle scimmie. Lo afferma il ministero della Difesa russo, come riporta la Tass, che ha chiesto all’Oms di aprire un’inchiesta in merito. “Sullo sfondo di numerosi casi di violazioni statunitensi dei requisiti di biosicurezza e di conservazione negligente di biomateriali patogeni, chiediamo di indagare sulle attività dei laboratori nigeriani finanziati dagli Usa ad Abuja, Zaria, Lagos e informare la comunità mondiale sui suoi risultati”, ha detto Igor Kirillov, capo della Russian Radiation, Chemical and Biological Protection Force.



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