Niente dimissioni per il primo ministro inglese Boris Johnson in merito alle vicende del cosiddetto “party gate”. La certezza è stata data da un portavoce del Cabinet Office. Johnson ha detto al suo gabinetto che ora si concentrerà “esclusivamente” su questioni diverse dalla sua leadership e lavorerà per “tagliare i costi” per le famiglie in tutto il paese. Quindi questa è la strada che ha scelto per “recuperare il terreno perso” dopo il voto di fiducia di ieri, grazie al quale l’ha spuntata con 211 voti contro 148.
Johnson ha ringraziato i ministri per “tutto il buon lavoro di ieri” sottolineando che è stato “un giorno molto importante perché ora i Tories, che attualmente detengono la maggioranza assoluta dei seggi della Camera dei comuni, “sono in grado di tracciare una linea sotto le questioni di cui gli avversari vogliono parlare e sono in grado di andare avanti per portare avanti il Paese”. “Andremo avanti con l’enorme agenda che siamo stati eletti per realizzare nel 2019”, ha detto il primo ministro aggiungendo: “È totalmente moralmente, socialmente, economicamente, politicamente la cosa giusta da fare. Dovremmo essere orgogliosi, orgogliosi, orgogliosi di quello che stiamo facendo”. Poi rivolgendosi al suo gabinetto ha precisato: “Non basta spendere soldi. Devi spenderli con saggezza. E noi, come conservatori e ministri conservatori, dobbiamo assicurarci che in ogni fase stiamo guidando le riforme e il valore. Quindi quello che chiederò di fare a tutti voi in ciascuno dei vostri dipartimenti sarà di tagliare i costi del governo, delle imprese e anche le famiglie”.
Zelensky “molto contento” della vittoria di Johnson
Il presidente ucraino Zelensky ha accolto con favore la vittoria di Boris Johnson nel voto di fiducia della scorsa notte, dicendo di essere contento che il suo Paese non abbia perso “un alleato molto importante”.
“Sono molto felice di questo”, ha detto. “Penso che Boris Johnson sia un vero amico dell’Ucraina . Sono contento che non abbiamo perso un alleato molto importante, questa è un’ottima notizia”. Sul fronte critico invece si è messo il presidente conservatore del comitato di intelligence e sicurezza dei Comuni, Julian Lewis. Lewis non si è pronunciato pubblicamente contro Johnson prima del voto, ma ha chiarito che il primo ministro aveva perso il suo sostegno, descrivendo il suo operato dal 2019 come “un misto di risultati e disavventure”. “Le sue difficoltà derivano in gran parte dalla convinzione che lui e i suoi amici favoriti possano ignorare le regole, che gli altri devono seguire”, ha stigmatizzato Lewis. “Questo indebolisce la fiducia nell’integrità del parlamento”. Per Boris Johnson cercare di continuare come primo ministro sarebbe come “cercare di guidare lungo la M1 con due gomme a terra”, ha detto William Hague.
L’ex leader conservatore ha affermato che, nonostante la vittoria ora per Johnson sarà comunque “molto difficile stare al comando del partito a lungo termine” perché adesso il primo ministro dovrà fare i conti con un livello di disaffezione da parte del suo partito piuttosto alto. Hague ha detto a Times Radio: “È come provare a guidare lungo la M1 con due gomme a terra. Puoi dire di essere al volante, ma è davvero fattibile? Non arriverai alla fine dell’autostrada e penso che questa sia la realtà”. E poi ha aggiunto: “Alcuni ministri di gabinetto sono profondamente scontenti di questa situazione. Per proseguire a gonfie vele, devi essere in grado di fare appello alle risorse di tutto il partito, all’entusiasmo di tutto il partito, ispirare i tuoi parlamentari. La grande maggioranza dovrebbe essere fiduciosa di poter andare alle prossime elezioni e dire: ‘Sì, questo è il leader per i prossimi cinque anni'”. Invece ora il primo ministro dovrà risolvere un grosso problemaquello di riconquistare la fiducia del suo partito. Visto che il 40% ha votato contro di lui.
Il Brexit Freedom Bills l’asso nella manica del premier
Johnson però ha già un asso nella manica, il Brexit Freedom Bills, ossia un’ulteriore giro di vite all’uscita dai balzelli che ancora legano la Gran Bretagna alle norme dell’Unione Europea: un pacchetto di regole per incentivare la ripresa economica di quei settori che più hanno risentito in questi due anni dello strappo dal Continente. Un fallace tentativo, per i detrattori, di voler recuperare il terreno nei confronti dell’opinione pubblica che lo ha condannato per i festini organizzati in spregio alle norme anti-pandemia o, per il mancato decoro all’etichetta richiesta nel giorno antecedente ai funerali di Stato del principe Filippo. E mentre alcuni legislatori conservatori chiedono le sue dimissioni, Johnson intanto esorta i critici ad attendere le conclusioni dell’alta funzionaria Sue Gray. Questa mattina, prima dell’annuncio sull’arrivo del rapporto a Downing Street, il primo ministro aveva parlato ai giornalisti nel corso di una visita al porto di Tilbury, nell’Essex, ribadendo “quanto detto in passato” rispetto alla questione party gate, insistendo sul fatto di “non aver mentito” nella ricostruzione degli eventi finiti al centro dell’indagine avviata da Scotland Yard. E poiché Johnson è abituato a nuotare controcorrente, c’è già chi giura che anche questa volta la farà franca.
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