Giovedì il comitato della Camera che indaga sull’insurrezione del 6 gennaio al Campidoglio degli Stati Uniti ha dato il via alla prima delle 6 udienze in totale il cui obiettivo è stabilire eventuali colpe e interferenze dell’ex presidente Usa in quello che continua ad essere definito un assalto alla democrazia del Paese. Quindi non una rivolta spontanea, ma un “tentato colpo di stato” per ribaltare le elezioni del 2020 dalle quali Trump è uscito sconfitto.
Il video ha avuto un forte impatto all’interno dell’aula e tra i democratici. Gli agenti di polizia tra il pubblico si sono consolati a vicenda mentre rivivevano la violenza. L’ufficiale di polizia del Campidoglio degli Stati Uniti Harry Dunn ha pianto guardando il filmato dei rivoltosi che colpivano i suoi colleghi con pennoni e mazze da baseball.
Ma questo non è l’unico video che verrà passato al setaccio. Ce ne sono centinaia, un altro in particolare della durata di 12 minuti mostrerebbe gli estremisti che hanno guidato la rivolta facendo comprendere che non erano persone che stavano manifestando in maniera volontaria, ma avevano un piano ben preciso, alla base del quale ci sarebbero state indicazioni e suggerimenti dello stesso Trump che avrebbe la colpa di avere fomentato questi gruppi con il fine di convincerli ad assediare Capitol Hill mettendo in pericolo la democrazia americana.
“La democrazia rimane in pericolo”, ha dichiarato Bennie Thompson, presidente della giuria, durante l’audizione, programmata e mandata in onda in prima serata per raggiungere il maggior numero di telespettatori delle principali emittenti televisive americane. La rivolta del 6 gennaio è stato il culmine di un tentativo di colpo di stato, un tentativo sfacciato, come disse un rivoltoso poco dopo il 6 gennaio, di rovesciare il governo. La violenza non è stata casuale”.
Le udienze potrebbero non cambiare il punto di vista degli americani sull’attacco al Campidoglio, ma l’indagine della giuria potrebbe creare qualche problema a Trump che sta valutando di ricandidarsi alla Casa Bianca.
Secondo alcune testimonianze, l’ex presidente degli Usa si sarebbe aggrappato disperatamente alle sue stesse false affermazioni di frode elettorale, per fomentare e spingere i suoi sostenitori a presentarsi in Campidoglio il 6 gennaio quando il Congresso avrebbe certificato i risultati, nonostante la vittoria di Biden fosse oramai certa e conclamata.
“Il presidente Trump ha convocato una folla violenta”, ha detto Liz Cheney, vicepresidente del comitato durante l’audizione. “Quando un presidente non fa i passi necessari per preservare la nostra unione – o peggio, provoca una crisi costituzionale – siamo in un momento di massimo pericolo per la nostra repubblica”.
C’è stato un sussulto poi nella sala delle udienze quando Cheney ha letto un resoconto nel quale risultava che Trump quando la folla del Campidoglio stava cantando per l’impiccagione del vicepresidente Mike Pence per essersi rifiutato di bloccare i risultati delle elezioni, Trump avrebbe detto che avevano ragione “che se lo meritava”.
In una testimonianza straziante, l’ufficiale di polizia del Campidoglio degli Stati Uniti, Caroline Edwards ha detto al comitato di essere scivolata nel sangue di altre persone mentre i rivoltosi la superavano in Campidoglio. “È stata una carneficina. Era il caos”, ha detto.
La rivolta all’interno del Campidoglio si è lasciata una scia di più di 100 agenti di polizia feriti dai rivoltosi pro-Trump. Almeno nove persone che erano lì sono morte, una donna è stata uccisa a colpi di arma da fuoco dalla polizia. Biden, a Los Angeles per il Summit of the Americas, ha detto che molti spettatori “verranno a conoscenza per la prima volta molti dettagli inediti”. Trump ha respinto ogni accusa e ha replicato sui social media che “la rivolta del 6 gennaio ha rappresentato il più grande movimento nella storia del nostro paese”. L’America pare divisa sulla questione. Tra colpevolisti e innocentisti, la maggior parte delle reti televisive ha trasmesso l’audizione in diretta, eccetto Fox News Channel.
Il presidente del comitato, il leader dei diritti civili Thompson, ha aperto l’audizione con uno spaccato della storia americana, dicendo di aver colto nelle parole di coloro che negavano la cruda realtà del 6 gennaio “gli stessi sentimenti di quelle persone che giustificavano l’azione della schiavitù, del Ku Klux Klan e del linciaggio”.
Tra coloro che hanno testimoniato c’era il documentarista Nick Quested, che ha filmato i Proud Boys mentre assaltavano il Campidoglio, e un incontro fondamentale tra l’allora presidente del gruppo Henry “Enrique” Tarrio e un altro gruppo estremista, gli Oath Keepers , la sera prima.
I documenti del tribunale mostrano che i membri dei Proud Boys e degli Oath Keepers stavano discutendo già a novembre della necessità di combattere per mantenere Trump in carica. Da allora i leader sia i gruppi e alcuni loro membri sono stati incriminati con rare accuse di sedizione per l’attacco in stile militare. Nelle prossime settimane, la giuria dovrebbe esaminare nel dettaglio la campagna pubblica di Trump Stop the Steal e valutare la pressione privata che l’ex presidente Usa ha esercitato sul Dipartimento di Giustizia per invertire la sua perdita elettorale. Quello che resta certo è che non c’è stata la millantata frode lamentata da Trump su vasta scala che avrebbe potuto ribaltare i risultati a suo favore. Ma sulla questione ci sono ancora tanti aspetti da chiarire.
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