Al Forum economico internazionale di San Pietroburgo intitolato Nuove opportunità in un nuovo mondo, organizzato dalla Fondazione Roscongress e che si è svolto dal 15 al 18 giugno, il presidente russo Vladimir Putin ha colto l’occasione per dire la sua e affermare che le sanzioni inflitte alla Russia sono più dannose per i paesi che le hanno decise. Putin ha detto che “l’Unione Europea potrebbe perdere più di 400 miliardi di dollari ossia circa 358 miliardi di euro a causa delle sanzioni contro la Russia e ha aggiunto che l’UE ha perso la sua sovranità politica nella sua risposta alla guerra in Ucraina”. Poi l’affondo contro gli Stati Uniti: “Dopo aver dichiarato la vittoria nella Guerra fredda, gli Stati Uniti si sono assunti il ruolo di messaggeri di Dio, senza obblighi, ma solo per interessi. E non si stanno accorgendo che i centri di potere sono cambiati”, ha spiegato il capo del Cremlino aggiungendo: “I cambiamenti nel mondo sono cruciali e inesorabili. Non si può aspettare che tutto torni alla normalità”.
Nel corso del Forum sono stati conclusi più di 690 accordi per un valore totale di oltre 5,6 trilioni di rubli (99,8 miliardi di dollari) ha detto ai giornalisti il consigliere del presidente russo, Anton Kobyakov, segretario esecutivo del Comitato organizzatore dello SPIEF precisando: “Ovviamente, annunciamo solo cifre che non sono informazioni commerciali riservate”. E sul numero dei partecipanti ha detto: “Sono state circa 14.000 le persone presenti in rappresentanza di ben 130 paesi”.
Insomma ora che la Russia è in netta risalita sia sui campi di guerra sia sul fronte economico, occorre capire quali pedine muoveranno sullo scacchiere europeo i rappresentati degli stati europei più coinvolti, Italia compresa.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in un’intervista esclusiva alla Dpa, ha affermato che mantenere la comunicazione con il presidente russo Vladimir Putin “è essenziale”, anche se Mosca continua la sua guerra contro l’Ucraina. Scholz ha sottolineato come sia necessario che questi colloqui con il presidente russo siano chiari. A Putin “dico di comprendere che non ci sarà una pace come diktat. E che se pensa di poter rubare del territorio e poi sperare che i tempi cambieranno e le cose torneranno alla normalità, si sta sbagliando”, ha spiegato il cancelliere tedesco indicando come unica strada il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina e il raggiungimento di un accordo considerato accettabile e giusto da Kiev. Non comprendendo evidentemente che soprattutto in questo momento continuare a dettar legge alla Russia quando non si ha il coltello dalla parte del manico è assolutamente involutivo.
La portavoce ufficiale del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha affermato che non è più possibile per l’Ucraina tornare ai suoi confini precedenti. “L’Ucraina che tutti conoscevamo, entro i confini di una volta, non esiste più e non esisterà mai più. Questo è evidente”, ha detto la diplomatica in un’intervista a Sky News – Arabia , pubblicata sul suo canale Telegram di venerdì.
La protesta per il caro-prezzi a Londra
Ieri pomeriggio migliaia di persone hanno marciato sabato nel centro di Londra per protestare contro l’impennata del costo della vita in Gran Bretagna. Enormi folle si sono riversate nella capitale britannica per la manifestazione per chiedere al governo di fare di più per aiutare le persone ad affrontare bollette e altre spese che stanno aumentando più rapidamente del loro salario.
Il primo ministro Boris Johnson è stato criticato per essere stato lento a rispondere alla crisi del costo della vita. L’inflazione in Gran Bretagna e in tutta Europa è aumentata, poiché la guerra della Russia in Ucraina ha ridotto le forniture di energia e generi alimentari come il grano. I prezzi stavano già aumentando prima della guerra, poiché la ripresa economica globale dalla pandemia di COVID-19 ha portato a una forte domanda dei consumatori. Ma ora i numeri sembrano davvero fuori controllo.
L’aumento dei costi energetici e dei carburanti ha un effetto a valanga sulla spesa alimentare degli italiani, in un Paese dove circa l’85% delle merci viaggi su strada. Lo ha detto la Coldiretti in merito al balzo in avanti dell’inflazione evidenziato dall’Istat durante il mese di agosto.
“Al rincaro dei costi energetici si aggiunge quello per gli imballaggi, dalla plastica all’acciaio, dal vetro fino al legno e alla carta che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi” spiega la Coldiretti.
Prezzi della spesa in aumento anche in Italia
I rincari per l’aumento dei costi energetici e di trasporto sono evidenti per l’associazione: quando si acquistano le passate di pomodoro al supermercato, in pratica si paga di più per la confezione che per il pomodoro contenuto al suo interno. In una bottiglia di passata da 700 ml venduta a 1,3 euro, mediamente il 53% del suo valore, secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale, il 18% sono i costi di produzione industriale, il 10% il costo della bottiglia, l’8% il valore del pomodoro, il 6% i trasporti, il 3% il tappo e il 2% la pubblicità.
Dopo aver lanciato l’allarme per l’aumento del prezzo del pane italiano che sale di quasi 12 volte dal grano al prodotto finale, l’associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, ha commentato la situazione che vede l’Italia superare la Francia e la Germania nel costo medio chilometrico per le merci del trasporto, arrivato a 1,12 euro al km.
“Si tratta di un aggravio per gli operatori economici italiani superiore dell’11% rispetto alla media europea – si legge sul sito ufficiale della Coldiretti – e ostacola lo sviluppo del potenziale economico del Paese, in particolare per i settori per i quali il sistema della la logistica risulta cruciale, come nel caso del sistema agroalimentare nazionale, punta di eccellenza dell’export Made in Italy“.
Insomma inflazione e aumenti colpiscono le famiglie di tutta Italia. Ma quali sono le città più care del Paese? A stilare la classifica è l’Unione nazionale consumatori. In testa c’è Bolzano, dove l’inflazione annua, pari a +9,1%, la più alta d’Italia, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva annua equivalente, in media, a 2.419 euro. Al secondo posto Trento, dove il rialzo dei prezzi del 9% determina un incremento di spesa pari a 2355 euro per una famiglia media. Sul gradino più basso del podio Bologna, dove il +7,9 genera una spesa supplementare pari a 1971 euro annui per una famiglia tipo. Al quarto posto Brescia (+7,3%, +1925 euro), poi Verona (+8,1%, 1885 euro) e in sesta posizione Milano (+6,8%, +1846 euro). E ancora due città siciliane: Palermo e Catania, entrambe a +8,8%, pari a 1747 euro.
La città più virtuosa è Campobasso, con un’inflazione del 5,8% e una spesa aggiuntiva per una famiglia tipo pari a “solo” 1062 euro. Segue Ancona (+5,6%, +1113 euro) e Catanzaro (+6,2%, +1158 euro).
In testa alla classifica delle regioni più costose, con un’inflazione annua a +9%, il Trentino che registra a famiglia un aggravio medio pari a 2339 euro su base annua. Segue la Lombardia, dove la crescita dei prezzi del 6,6% implica un’impennata del costo della vita pari a 1715 euro, terza l’Emilia Romagna, +7%, con un rincaro annuo di 1665 euro. La regione più risparmiosa è il Molise, +5,8%, pari a 1062 euro, seguite da Puglia (+7,2%, +1166 euro) e Marche (+6%, +1170 euro).
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