Da oltre due mesi Ucraina, Onu, Ue e intermediari discutono del problema dell’esportazione di grano bloccato nel Paese a causa del conflitto in corso.
Varie parti hanno proposto sette modi per esportare grano dall’Ucraina: attraverso i porti di Berdyansk e Mariupol, attraverso Odessa, per ferrovia attraverso Romania, Ungheria e Polonia, e in Lituania attraverso la Bielorussia o la Polonia. Tuttavia, finora non è stata presa una decisione definitiva su come esportare da 20 a 25 milioni di tonnellate di grano, secondo diverse stime.
Il prossimo tentativo di sbloccare l’esportazione di grano dall’Ucraina potrebbe arrivare già la prossima settimana a Istanbul. Secondo i mass media turchi, è previsto un incontro con i rappresentanti partecipanti di ONU, Ucraina, Russia e Turchia, che hanno assunto il ruolo di intermediario.
La TASS ha messo assieme scenari chiave per la potenziale esportazione di grano ucraino.
Via mare attraverso Odessa
– Questa opzione di esportazione di grano sarà possibile solo dopo che l’area portuale sarà sminata e le navi affondate dagli ucraini saranno issate dal fondo del Mar Nero.
– I colloqui tra Russia e Turchia sono stati dedicati all’esportazione di grano via Odessa. In particolare, Ankara prevede di istituire uno speciale centro di coordinamento a Istanbul. Nel frattempo, Bloomberg ha riferito che si dice che Mosca insista per ispezionare le navi in arrivo a Odessa per potenziali consegne di armi.
– Funzionari turchi hanno affermato che possono fornire garanzie per la sicurezza delle forniture di esportazione di grano. I mass media locali hanno riferito, citando fonti nell’amministrazione del presidente del Paese Recep Tayyip Erdogan, che il meccanismo per attuare la tabella di marcia delle consegne di grano ucraino è pronto all’80-90% e può essere lanciato a breve se verranno raggiunti gli accordi. Questo punto dovrebbe essere discusso nell’incontro tra Turchia, Russia, Ucraina e ONU a Istanbul.
– La Russia dice di essere pronta a garantire il passaggio sicuro delle navi da Odessa controllate dalle forze ucraine. Il presidente russo Vladimir Putin ha assicurato che Mosca non avrebbe approfittato della situazione per un ipotetico attacco dal mare alla città.
– Kiev si oppone fermamente a tali proposte, chiedendo come condizione la fine delle ostilità e il ritiro delle forze.
Via mare via Berdyansk e Mariupol
– La Russia dice di essere pronta a provvedere incondizionatamente all’esportazione di grano dai porti di Berdyansk e Mariupol sotto il controllo della Repubblica popolare di Donetsk e delle forze russe.
– Mosca è pronta ad estendere le garanzie sui trasporti pacifici e garantire la sicurezza degli accessi a Berdyansk e Mariupol. Inoltre, la Russia promette di supportare il traffico navale nel Mar d’Azov e nel Mar Nero.
– Le operazioni di sminamento nelle acque di questi porti sono quasi prossime al completamento.
In direzione ovest in treno
– I prodotti alimentari possono essere esportati dall’Ucraina per ferrovia verso gli stati occidentali attraverso l’Ungheria, la Romania, la Slovacchia e la Polonia.
– La procedura è complicata dalla necessità di cambiare i carrelli dei vagoni a causa della differenza dello scartamento ferroviario in Ucraina (1.520 mm) e in Europa (1.435 mm). Ci vogliono diverse ore per scambiare i carrelli.
– Tutti i punti di cambio carrello sono in grado di sgomberare 175 vagoni ferroviari al giorno con una lunghezza media del treno merci di 75 vagoni ferroviari, tenendo in considerazione la portata massima.
– I treni possono essere diretti verso l’Ungheria e la Slovacchia attraverso il valico di Esen (in grado di movimentare 30 vagoni ferroviari al giorno). Budapest è pronta a sgombrare il grano attraverso il territorio dell’Ungheria ea lanciare due hub a tale scopo (i carrelli vengono cambiati alle stazioni di Zahony e Yasen).
– La Romania può diventare un altro hub. Questo è il percorso evidenziato dal presidente francese Emmanuel Macron. I treni possono essere diretti in Romania tramite Vadul-Siret (in grado di movimentare 40 vagoni ferroviari al giorno). Il trasporto può essere ulteriormente diretto per ferrovia o attraverso il Danubio fino a Costanza, il porto chiave della Romania.
– I treni possono andare in Polonia attraverso due stazioni di cambio carrello, Jahodin (in grado di servire 28 vagoni ferroviari al giorno) e Mostyska (18). Possono viaggiare più lontano da queste stazioni ai porti polacchi di Danzica e Gdynia. Le prime navi da carico secco con cibo sono già salpate dai porti minori di Swinoujscie e Kolobrzeg.
– È disponibile una rotta attraverso la Polonia fino al porto lituano di Klaipeda. Le ferrovie lituane hanno testato il percorso. Tuttavia, il tempo di viaggio non rientra nel quadro della redditività ei vagoni ferroviari continuano a scarseggiare: né la Lituania né l’Ucraina hanno i 4.000 vagoni ferroviari necessari.
In treno via Bielorussia
– Klaipeda può essere raggiunta attraverso la Bielorussia. Qui non sarebbe necessario cambiare i carrelli.
– Né l’Occidente né l’Ucraina sono attualmente contenti di questa opzione perché comporterebbe la rimozione delle sanzioni dalle autorità bielorusse.
Posizioni dei paesi
– Josep Borrell, Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri, ha espresso lunedì la speranza che Russia, Turchia e Ucraina alla fine concludano un accordo sull’esportazione marittima di grano ucraino con la mediazione delle Nazioni Unite.
– L’ONU continua a discutere in modo proattivo la questione delle esportazioni di grano dall’Ucraina, ma è troppo presto per parlare di qualsiasi tipo di accordo raggiunto, ha affermato Stephane Dujarric, portavoce ufficiale del Segretario generale dell’ONU. Anche il presidente ucraino Vladimir Zelensky ha sottolineato l’assenza di progressi nel corso dei negoziati.
– Tuttavia, come riporta il quotidiano turco Milliyet, citando fonti dell’amministrazione Erdogan, i colloqui tra Russia, Ucraina, Turchia e ONU per stabilire un corridoio di esportazione del grano si terranno a Istanbul la prossima settimana. Potrebbero prendervi parte il presidente della Turchia Erdogan e il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato, commentando questo rapporto, che i contatti tra Mosca e Ankara sulla creazione di un corridoio sicuro per l’esportazione di grano dall’Ucraina seguiranno le linee del ministero della Difesa. Il presidente russo Vladimir Putin non intende partecipare a questo incontro e ha ribadito nel suo discorso al Forum economico internazionale di San Pietroburgo la scorsa settimana che Mosca non sta ostacolando le consegne di cibo dall’Ucraina.
Al Consiglio europeo del 23 e 24 giugno si affronteranni i seguenti temi:
- gli sviluppi della guerra in Ucraina e il sostegno europeo a Kiev;
- le ricadute umanitarie, alimentari, energetiche e securitarie del conflitto;
- gli aiuti a famiglie e imprese colpite dalla crisi;
- le prospettive di allargamento dell’Ue;
- i seguiti della Conferenza sul futuro dell’Europa.
“Ci avviciniamo al quarto mese dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio”, ha detto Draghi al Senato. “Mosca continua ad aggredire militarmente città ucraine nel tentativo di espandere il controllo sul territorio e rafforzare la propria posizione. I combattimenti a Severodoneck, nella regione di Luhansk, sono particolarmente feroci. Il bombardamento russo di Kharkiv, la seconda città più popolosa dell’Ucraina, aggrava il già terribile bilancio di morti e feriti. Al 20 giugno sono 4.569 civili morti, 5.691 quelli feriti secondo le nazioni unite. Ma il numero reale probabilmente è molto, molto più alto.
Continuano a emergere nuove atrocità commesse ai danni dei civili da parte dell’esercito russo. Le responsabilità saranno accertate e i crimini di guerra saranno puniti. Anche il numero delle persone in fuga dal conflitto continua ad aumentare. Soltanto in Italia sono oltre 135 mila i cittadini ucraini arrivati dall’inizio dell’invasione”, ha aggiunto il premier. “La strategia dell’Italia in accordo con l’Ue e con gli Alleati del G7 si muove su due fronti: sosteniamo l’Ucraina e imponiamo sanzioni alla Russia perché Mosca cessi le ostilità e accetti di sedersi davvero al tavolo dei negoziati. Durante la mia recente visita a Kiev insieme al Cancelliere tedesco Scholz, al Presidente francese Macron e al Presidente rumeno Iohannis, ho visto da vicino le devastazioni della guerra e constatato la determinazione degli ucraini nel difendere il loro Paese. Siamo andati a Kiev per testimoniare di persona che i nostri Paesi e l’Unione sono determinati ad aiutare un popolo europeo nella sua lotta a difesa della sua democrazia e della sua libertà.
Durante la visita il Presidente Zelensky ci ha chiesto di continuare a sostenere l’Ucraina per poter raggiungere una pace che rispetti i loro diritti e la loro volontà. Solo una pace concordata e non subita può essere davvero duratura”.
Draghi ha poi parlato di sforzo collettivo, “che deve coinvolgere anche gli Organismi internazionali e le Banche di sviluppo, la Banca mondiale e il Fondo monetario primi tra tutti”, per continuare a sostenere l’Ucraina e impegnarsi a una futura ricostruzione”. Il Consiglio europeo straordinario del 30 e 31 maggio ha discusso di questo, e le conclusioni del prossimo Consiglio riaffermeranno questo impegno.
L’Ucraina nella Ue
“A Kiev ho ribadito che l’Italia vuole l’Ucraina nell’Ue e vuole che abbia lo status di candidato”, ha detto Draghi. “Il Governo italiano è stato tra i primi a sostenere questa posizione con chiarezza e convinzione, in Europa e in Occidente. Continueremo a farlo in ogni consesso internazionale, a partire dal prossimo Consiglio europeo. Il 3 giugno il Consiglio europeo ha adottato il sesto pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia. È stato introdotto l’embargo su tutto il petrolio e sui prodotti petroliferi importati in Europa via mare, rispettivamente a partire dalla fine del 2022 e dall’inizio del 2023. Gli operatori europei non potranno più assicurare e finanziare il trasporto di petrolio a Paesi terzi. Sono state escluse dal sistema Swift altre tre banche russe, tra cui la più grande del Paese, Sberbank, e una banca bielorussa. È stato ampliato l’elenco di beni soggetti al blocco delle esportazioni, compresi prodotti chimici che possono essere usati per finalità belliche. Vengono sanzionate altre 18 entità russe e 65 persone, tra cui quello che è considerato il responsabile degli orrori di Bucha. Sono state sospese in Europa le trasmissioni di altre tre organi statali di informazione russa che diffondono propaganda. Le sanzioni funzionano. Il Fondo Monetario Internazionale prevede che quest’anno il costo inflitto all’economia russa sarà pari a 8,5 punti del Prodotto interno lordo. Il tempo ha rivelato e sta rivelando che queste misure sono sempre più efficaci. Ma lo voglio sottolineare ancora una volta: i nostri canali di dialogo rimangono aperti. Non smetteremo di sostenere la diplomazia e cercare la pace, una pace nei termini che sceglierà l’Ucraina”, ha sottolineato Draghi. “Anche dei miei colloqui col presidente Putin, ho più volte ribadito la necessità di porre fine all’aggressione e parlare di pace, di definirne concretamente i termini e i tempi. Durante il Consiglio Europeo si discuterà anche dell’allargamento dell’Unione ai Balcani occidentali. Il governo italiano è favorevole a far partire i negoziati di adesione con l’Albania e la Macedonia del Nord. Nella discussione, che inizierà a questo Consiglio Europeo il presidente Macron presenterà il suo impegno per una Comunità politica europea. Come ha già chiarito il Presidente francese questo progetto non sarà un canale sostitutivo allo status di Paese candidato. Il Consiglio di fine mese rappresenta un’occasione per cominciare a guardare al futuro assetto dell’Unione, i suoi confini, la sua sicurezza, il suo sviluppo economico. Il parere positivo della Commissione europea sull’adozione dell’Euro da parte della Croazia a partire dal 2023 è un ottimo segnale, che naturalmente l’Italia accoglie con favore. Negli ultimi decenni l’allargamento dell’Unione Europea ha dato pace e stabilità a Paesi segnati dalla guerra. L’allargamento ha trasformato l’Unione Europea nel più grande mercato unico del mondo, che rappresenta tra il 5 e 6 per cento della popolazione e circa un sesto del prodotto globale. L’allargamento dell’Unione Europea però comporterà certamente anche una riflessione profonda sulle regole che disciplinano il suo funzionamento, in politica estera, di sicurezza, in politica economica, in politica sociale. E’ opportuno convocare al più presto una conferenza intergovernativa per discutere di come affrontare questa sfida”. Poi parlando della crisi del grano il premier ha detto: “Il conflitto in atto rischia di creare una crisi umanitaria di dimensioni straordinarie. Le forniture di grano sono a rischio nei paesi più poveri del mondo. Già adesso il blocco dei porti tiene vincolati milioni di tonnellate di cereali del raccolto precedente che rischiano di marcire. Le devastazioni della guerra peggioreranno la situazione nei prossimi mesi. Recenti bombardamenti russi hanno distrutto il magazzino di uno dei più grandi terminali agricoli dell’Ucraina, nel porto di Mykolaiv, che secondo le autorità ucraine conteneva tra 250 e 300 mila tonnellate di cereali. Le proiezioni fornite dall’Ucraina indicano che la produzione di cereali potrebbe calare tra il 40 e il 50% rispetto all’anno scorso. Dobbiamo liberare le scorte che sono in magazzino in modo da sbloccare le forniture per i Paesi destinatari e fare spazio al nuovo raccolto che arriverà a settembre. Nell’immediato è necessario realizzare lo sminamento dei porti e garantire l’uscita delle navi in sicurezza. Dopo vari tentativi falliti, non vedo alternativa a una risoluzione delle Nazioni Unite che definisca i tempi di questa operazione e dove l’ONU garantisca sotto la propria egida la sua esecuzione.
L’Europa, sia sul piano G7 che bilaterale, ha messo in atto uno sforzo di cooperazione su larga scala per aiutare i Paesi più vulnerabili”.
“Accogliamo con favore gli sforzi del segretario generale dell’Onu” Antonio Guterres “per sbloccare le esportazioni di grano dai porti ucraini. Le consultazioni sono in corso. Tuttavia, nessun accordo concreto su colloqui tra Ucraina, Russia, Turchia e Nazioni Unite è stato finora raggiunto. La sicurezza rimane un elemento chiave della posizione dell’Ucraina”, ha scritto su Twitter il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev, Oleg Nikolenko. Nelle scorse ore, fonti di Ankara avevano annunciato che i colloqui a quattro si sarebbero svolti la prossima settimana a Istanbul.
La crisi del gas
Negli ultimi giorni la Russia ha ridotto le forniture di gas all’Europa, compresa l’Italia. Il premier ha sottolineato che dall’inizio della guerra, il governo italiano, “Il suo governo”, si è mosso con rapidità per trovare fonti di approvvigionamento alternative al gas russo. “Abbiamo stretto accordi importanti con vari Paesi fornitori, dall’Algeria all’Azerbaijan, e promosso nuovi investimenti, anche nelle rinnovabili.
Grazie a queste misure potremmo ridurre in modo significativo la nostra dipendenza dal gas russo già dall’anno prossimo”, ha sottolineato e poi aggiunto: “In Europa l’andamento del prezzo dell’energia è alla base dell’impennata dei tassi di inflazione degli ultimi mesi. A maggio in Italia l’inflazione ha raggiunto il 7,3%, ma l’inflazione di fondo – che esclude i beni energetici e alimentari – è meno della metà. Per frenare l’aumento generale dei prezzi e tutelare il potere d’acquisto dei cittadini, è essenziale agire anche – e sottolineo ‘anche’, perché i campi di intervento sono vari e non si limitano a questo – sulla fonte del problema e contenere i rincari di gas ed energia. I governi hanno gli strumenti per farlo. La soluzione che proponiamo da diversi mesi è l’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo che consentirebbe anche di ridurre i flussi finanziari verso Mosca. Il Consiglio europeo ha dato alla Commissione il mandato di verificare la possibilità di introdurre un controllo, un tetto al prezzo. Questa misura è diventata ancora più urgente alla luce della riduzione delle forniture da parte di Mosca. Le forniture sono ridotte, il prezzo aumenta, l’incasso da parte di Mosca resta lo stesso, le difficoltà per l’Europa aumentano vertiginosamente. L’Europa deve muoversi con rapidità e decisione per tutelare i propri cittadini dalle ricadute della crisi innescate dalla guerra. Dall’anno scorso l’Italia ha stanziato circa 30 miliardi di euro in aiuti a famiglie e imprese. Parte di questi interventi sono stati finanziati con un contributo straordinario delle grandi aziende energetiche, che hanno maturato profitti enormi grazie all’aumento dei prezzi. Con questa misura abbiamo dunque chiamato le imprese che hanno beneficiato di rincari eccezionali a compartecipare a costi che tutta la società sta sopportando. È stata una scelta dettata da un principio di solidarietà e di responsabilità”, ha concludo Draghi.
Nel corso del Consiglio dei Ministri che si è volto oggi mercoledì 22 giugno 2022, alle ore 16.25 a Palazzo Chigi, su proposta del Presidente Mario Draghi, del Ministro dell’economia e delle finanze Daniele Franco e del Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, è stato approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale per il terzo trimestre 2022 e per garantire la liquidità delle imprese che effettuano stoccaggio di gas naturale.
Oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è detto convinto che tutti i 27 Paesi Ue approveranno l’entrata del suo Paese nell’Unione Europea. “È come passare dall’oscurità alla luce”, ha detto il leader di Kiev.
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