L’8 febbraio, il Parlamento ha approvato in via definitiva con 582 voti favorevoli, 40 contrari e 69 astensioni, il dispositivo per la ripresa e la resilienza per aiutare i paesi UE a far fronte alle conseguenze della pandemia di COVID-19. Si tratta della componente più cospicua del Piano di ripresa Next Generation EU da 750 miliardi di euro.
Arginare gli effetti della pandemia
672,5 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti saranno messi a disposizione per finanziare misure nazionali intese ad alleviare le conseguenze economiche e sociali della pandemia. Il dispositivo potrà finanziare anche dei progetti collegati, iniziati dal 1° febbraio 2020. I finanziamenti saranno disponibili per tre anni e i governi dell’UE possono richiedere fino al 13% di prefinanziamento per i loro piani di ripresa e resilienza.
Ammissibilità ai finanziamenti
Per essere ammissibili al finanziamento, i piani nazionali si devono incentrare su politiche chiave dell’UE quali la transizione verde, compresa la biodiversità, la trasformazione digitale, la coesione economica e la competitività, nonché la coesione sociale e territoriale. Potranno essere finanziati anche i progetti che si concentrano sulla reazione delle istituzioni alle crisi e sulle modalità per aiutarle a prepararvisi, come anche le politiche a favore dei minori e dei giovani, compresa l’istruzione e lo sviluppo di competenze.
Ciascun piano deve destinare almeno il 37% del proprio bilancio al clima
Ciascun piano deve destinare almeno il 37% del proprio bilancio al clima e almeno il 20% alle azioni digitali e deve avere un impatto duraturo sia in termini sociali sia economici, includere riforme globali e un robusto pacchetto di investimenti e non danneggiare significativamente gli obiettivi ambientali. Il regolamento stabilisce anche che potranno ricevere fondi a titolo del dispositivo soltanto i paesi membri impegnati nel rispetto dello Stato di diritto e dei valori fondamentali dell’Unione europea.
In una relazione approvata giovedì 23 giugno, i deputati hanno suggerito nuove regole allo scopo di attuare un monitoraggio efficiente in vista dell’imminente revisione della Commissione sull’attuazione del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility – RRF), prevista per il 31 luglio 2022.
Il testo, non legislativo, è stato adottato con 420 voti favorevoli, 90 contrari e 83 astensioni.
Secondo i deputati, la Commissione dovrebbe garantire un solido meccanismo di revisione, monitoraggio delle spese, di attuazione e di gestione dei dati dell’RRF. In questo modo si eviterebbero abusi, doppi finanziamenti o sovrapposizioni di obiettivi con altri programmi di finanziamento dell’UE e dovrebbe essere possibile bloccare o recuperare i fondi già erogati in caso di non conformità a questi criteri.
Autonomia strategica, guerra in Ucraina e investimenti sociali
Gli investimenti dell’RRF per quanto concerne la transizione verde e la trasformazione digitale dovrebbero contribuire ad aumentare l’autonomia e l’indipendenza strategica dell’UE e, in particolare, ridurre l’indipendenza dalle importazioni di combustibili fossili. Tuttavia, i deputati chiedono più progetti transfrontalieri, come il miglioramento dell’interconnessione delle reti energetiche europee di gas ed elettricità, nonché la piena sincronizzazione delle reti elettriche.
Nel testo, si sottolinea il ruolo del dispositivo nell’implementazione di REPowerEU e si afferma che i prestiti disponibili nell’ambito del Recovery potrebbero essere utilizzati per integrare questi progetti e promuovere gli investimenti di transizione energetica dell’UE, contribuendo in modo significativo alla sovranità energetica dell’Unione.
Inoltre, i Paesi UE sono incoraggiati a sfruttare tutto il potenziale dell’RRF, compresi i prestiti, per contrastare gli effetti delle sfide attuali e future in settori quali le PMI, l’assistenza sanitaria, le misure a sostegno dei rifugiati ucraini e delle amministrazioni locali e regionali nell’utilizzo efficace dei finanziamenti.
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