Tante le polemiche in questi giorni in Italia riguardo il reddito di cittadinanza. Dai dati del Rapporto annuale presentato oggi dall’Istituto di previdenze emerge come il 23% dei lavoratori italiani guadagnino meno di quanto sarebbe loro assicurato dal Reddito di cittadinanza (780 euro al mese). La quota include lavoratori assunti con contratti part time. Si tratta nel complesso di circa 5 milioni di persone. Più in generale la retribuzione media lorda pro capite nel 2021 risulta pari a 24.097 euro, compresi i contributi a carico del dipendente, un valore ancora inferiore a quello del 2019 (-0,2%) . Per le donne la retribuzione è più bassa in media del 25% rispetto a quella degli uomini e paro a 20.415 euro. Se si considerano solo le occupazioni a tempo pieno e indeterminato il salario lordo annuo è di 39,973 euro per i maschi e 35.477 euro per le donne. L’Inps ha lanciato l’allarme sul futuro dei giovani. Con 30 anni di contributi versati e un salario di 9 euro lordi l’ora, un lavoratore potrebbe avere una pensione a 65 anni di circa 750 euro, meno della metà dei valori attuali.
Il salario minimo andrebbe introdotto per legge. Se si interviene con la contrattazione serve una legge sulla rappresentanza. Lo sostiene Pasquale Tridico, presidente dell’Inps ai microfoni di Radio24 spiegando che l’introduzione della soglia con la contrattazione va fatta facendo anche una legge sulla rappresentanza altrimenti rischia di essere inapplicabile. “L’obiettivo è alzare i salari”, ha detto Tridico, “o che ci si arrivi con la contrattazione o che ci si arrivi con una soglia minima legale è indifferente, l’importante che l’obiettivo sia rispettato. Guardando all’Unione europea vedo che laddove il salario minimo legalmente è stato introdotto non ha causato un aumento della disoccupazione né uno spiazzamento della contrattazione collettiva».
Eurostat ha calcolato gli stipendi europei della fascia 18-24 anni. La media annuale Ue è di 16.825 euro e il nostro paese si attesta sotto questa soglia con 15.858 euro. Sono oltre 505mila le assunzioni che le imprese hanno programmato a luglio e arrivano a poco meno di 1,3 milioni nell’intero trimestre luglio-settembre. Le previsioni complessive evidenziano un andamento negativo sia rispetto al mese di giugno 2022 (-9,7%) che rispetto a luglio 2021 (-5,4%). Se però si considerano le assunzioni previste nel trimestre luglio-settembre 2022 i dati si attestano sostanzialmente sugli stessi livelli del trimestre luglio-settembre 2021 (-0,1%). Ancora in aumento la difficoltà di reperimento che riguarda il 40,3% delle assunzioni previste, circa 10 punti in più rispetto a luglio 2021.
A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, che elabora le previsioni occupazionali di luglio.
L’industria programma a luglio circa 130mila entrate (-1.390 assunzioni rispetto giugno, -7mila circa rispetto a luglio 2021) e 349mila nel trimestre luglio-settembre (+12,5mila rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente); nel settore dei servizi sono circa 375mila i contratti di lavoro che le imprese prevedono di attivare (in flessione di 52mila unità rispetto ad un mese fa) e poco meno di 930mila quelli previsti per il trimestre luglio settembre (-14mila rispetto allo stesso trimestre 2021).
Per quanto riguarda i contratti offerti quelli a tempo determinato rappresentano il 58% delle entrate previste, seguono i contratti a tempo indeterminato (16%), quelli di somministrazione (10%) e di apprendistato (5%). Le altre tipologie contrattuali riguarderanno il restante 11% delle entrate programmate. Tra i settori manifatturieri l’analisi evidenzia flussi di assunzioni più elevati nelle industrie alimentari, bevande e tabacco (21mila entrate, oltre 8mila in più rispetto a giugno) seguite dalle industrie meccaniche ed elettroniche (20mila entrate) e dalle industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (16mila entrate). Per le costruzioni sono previste 41mila assunzioni, dato in flessione rispetto a giugno (-10,5%), ma in crescita rispetto a dodici mesi fa (+4,2%).
Tra i servizi il flusso di assunzioni più consistente a luglio riguarda la filiera turistica con circa 121mila contratti da attivare, seguono il commercio con 65mila assunzioni e i servizi alle persone (64mila). Andamenti positivi per i servizi informatici e telecomunicazioni con 14mila assunzioni programmate e per i servizi avanzati di supporto alle imprese con 21mila assunzioni (rispettivamente +5,2% e +7,7% se confrontati con il mese precedente). Sono circa 204mila le ricerche di personale per cui le imprese dichiarano difficoltà di reperimento, confermando come causa prevalente la mancanza di candidati per i profili ricercati. A incontrare le maggiori criticità sul mercato sono le imprese della metallurgia e dei prodotti in metallo (circa 56% dei profili ricercati è di difficile reperimento) seguite dalle industrie del legno-arredo (55%) e dai servizi ICT e dalle imprese di costruzioni (per entrambi 54%).
A livello territoriale sono le imprese del Nord Est ad incontrare le maggiori difficoltà di reperimento (per il 47,2% delle figure ricercate), seguite da quelle del Nord Ovest (41,5%), Centro (39,0%) e Sud e Isole (34,7%).
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