Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha respinto le dimissioni del premier Mario Draghi e ha invitato il Presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento.
La scelta di Mattarella – si precisa poi dal Colle – di mandare in Parlamento il governo Draghi risponde, nella visione del Quirinale, a un preciso dovere democratico e di trasparenza, dovuto al Paese. Draghi, dopo che M5s non ha votato la fiducia sul decreto aiuti, ha annunciato in Consiglio dei ministri di voler rassegnare le dimissioni. “Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più”, ha detto il premier in Cdm.
Il Presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni e ha invitato il Presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica. Lo si legge in una nota del Quirinale.
Draghi, durante la riunione del Cdm avrebbe detto ai ministri che mercoledì riferirà alle Camere e i partiti delineano già le loro posizioni. “Non è scontato l’esito di mercoledì in aula, dipende dalla maturità”, ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio allo speciale del Tg1. “Serve un atto di maturità e non solo di responsabilità da parte delle forze politiche”, ha aggiunto. “Spero che domani lo si possa già fare e che ci sia la volontà di farlo”, ha precisato.
“La Lega è stata leale, costruttiva e generosa per un anno e mezzo, ma da settimane il presidente Draghi e l’Italia erano vittime dei troppi No del Movimento 5 Stelle e delle forzature ideologiche del Partito democratico. La Lega, unita e compatta anche dopo le numerose riunioni di oggi, condivide la preoccupazione per le sorti del Paese: è impensabile che l’Italia debba subire settimane di paralisi in un momento drammatico come questo, nessuno deve aver paura di restituire la parola agli italiani”. Così riferisce una nota della Lega.
“Ora solo al lavoro perché mercoledì alle Camere si ricrei la maggioranza e il Governo Draghi possa ripartire. Il Paese piomba in una crisi gravissima che non può permettersi”, queste le parole che arrivano dal Pd. “Credo che per l’interesse del Paese il governo Draghi debba andare avanti”, ha aggiunto il segretario nazionale del Pd, Enrico Letta, da Portonovo di Ancona, commentando la crisi dell’esecutivo dopo lo strappo in Senato del M5s. “Credo che sia un interesse di tutti che il governo prosegua. Un interesse che sta maturando anche con fortissime spinte che provengono da ovunque, anche dalle parti sociali, dal mondo del lavoro, dall’Unione europea”.
“Draghi ha fatto bene, rispettando le Istituzioni: non si fa finta di nulla dopo il voto di oggi”, ha scritto il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, su Twitter. “I grillini hanno fatto male al Paese anche stavolta. Noi lavoriamo per un Draghi-Bis da qui ai prossimi mesi per finire il lavoro su PNRR, legge di Bilancio e situazione ucraina”.
“Non accettiamo scherzi, per FdI questa legislatura è finita e daremo battaglia perché si restituisca ai cittadini quello che tutte le democrazie hanno e cioè la libertà di scegliere da chi farsi rappresentare per fare cosa”. Così ha sentenziato la leader di fratelli d’Italia, Giorgia Meloni sul palco della festa dei Patrioti a Palombara Sabina.
“Complimenti al M5S per aver fatto questo guaio mentre c’è una crisi in corso, c’è una guerra ai confini dell’Europa, già la Borsa oggi è crollata, lo Spread sale, c’è un’impennata dei prezzi di tutte le materie prime. E’ da irresponsabili aver provocato questo caso, con un’arroganza e con dei ricatti che sono inaccettabili”, ha detto il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani a margine della cerimonia per la festa del 14 luglio a Palazzo Farnese a Roma.
Sul fronte grillino Giuseppe Conte è stato chiaro sul fronte delle responsabilità.
“Il M5s ha dato sostegno a questo governo sin dall’inizio con una votazione” e i con i “pilastri della della transizione ecologica e della giustizia sociale. Se poi si crea una forzatura e un ricatto per cui norme contro la transizione ecologica entrano in un dl che non c’entra nulla, noi per nessuna ragione al mondo daremo i voti”, ha detto nel pomeriggio il leader dei 5s Giuseppe Conte uscendo dalla sua abitazione. “Se qualcuno ha operato una forzatura si assuma la responsabilità della pagina scritta ieri. L’introduzione” di quella pagina “è stata la riunione del Cdm in cui i nostri ministri non hanno partecipato al voto”. “Se noi prendiamo degli impegni con governo, Parlamento e cittadini e siamo coerenti, chi si può permettere di contestare questa linearità e questa coerenza? Non chiediamo posti, nomine, nulla, ma chiediamo ovviamente di rispettare un programma definito all’inizio: transizione ecologica e urgenza della questione sociale che adesso è esplosa. O ci sono risposte vere, strutturali e importanti opporre nessuno può avere i nostri voti”.
La capogruppo Maria Domenica Castellone, invece ha teso una mano verso Draghi. “ La disponibilità a dare la fiducia al governo in una eventuale verifica c’è a meno che, ha precisato, Draghi non dica che vuole smantellare il reddito cittadinanza o demolire pezzo per pezzo ogni nostra singola misura, dal decreto dignità al cashback”.
L’Aula del Senato ha confermato la fiducia al governo posta sul decreto aiuti. I sì sono stati 172, i no 39, nessun astenuto. Il M5s non ha partecipato al voto risultando assente alla prima e alla seconda chiama. Il premier Mario Draghi ha lasciato il Senato ed è salito al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il faccia a faccia è durato poco meno di un’ora. Il presidente del Consiglio ha fatto poi rientro a Palazzo Chigi. Con il Movimento era saltata anche l’ultima ipotesi di mediazione lanciata dal ministro pentastellato D’Incà, che aveva proposto l’ok al testo senza fiducia.
“Se mi sento in colpa e se è colpa di Roma e del termovalorizzatore questa crisi di governo? No, non è colpa di Roma. Noi facciamo le scelte giuste”, ha detto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, ai giornalisti alla festa dell’Unità di Roma a Caracalla.
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