“#Draghi arriva in Parlamento e di fatto chiede pieni poteri, sostenendo che glielo hanno chiesto gli italiani. Ma in una democrazia la volontà popolare si esprime solo con il voto, non sulle piattaforme grilline o con gli appelli del PD. Milioni di italiani vorrebbero tornare alle urne e chiedono semplicemente rispetto. Ma per la maggioranza dei partiti questi cittadini, evidentemente, non sono meritevoli di considerazione”, questo l’affondo di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia su Twitter.
Dopo le comunicazioni del premier Mario Draghi al Senato, c’è fermento anche nella Lega. Molte sono le perplessità emerse dopo il discorso del presidente del Consiglio, definito “poco convincente”, nel corso della riunione indetta dal leader della Lega, Matteo Salvini, con i ministri, sottosegretari e senatori leghisti riuniti nella sala Kock di Palazzo Madama. Critici, senza ovviamente alcuna sorpresa, i grillini.
“Se eravamo già in questi giorni convinti di rinnovare la #fiducia al governo #Draghi siamo ancora più convinti di farlo dopo averlo ascoltato”, ha scritto Enrico Letta su Twitter sottolineando il sostegno del PD al governo Draghi.
“Con gli amici di Lega, Udc e Noi con l’Italia ci siamo riuniti a Villa Grande, qui a Roma”, ha scritto via Social il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. “Il centrodestra di governo sta valutando l’attuale momento politico, davvero preoccupante, dovuto agli inspiegabili comportamenti anche delle ultime ore di Giuseppe Conte, del M5S e del PD”.
Ieri sera verso le 21 sono arrivati a quota 1.861 i sindaci che hanno sottoscritto l’appello a Mario Draghi ad andare avanti in nome della stabilità. Un lungo elenco che va dalle grandi città ai piccoli comuni, con una rappresentanza di diverse forze politiche e liste civiche, anche di centrodestra. “Noi Sindaci, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo. Allo stesso modo chiediamo con forza a tutte le forze politiche presenti in Parlamento che hanno dato vita alla maggioranza di questo ultimo anno e mezzo di pensare al bene comune e di anteporre l’interesse del Paese ai propri problemi interni. Ora più che mai abbiamo bisogno di stabilità” questa la dichiarazione che tutti hanno condiviso.
Matteo Renzi, a capo di Italia Viva, oggi ha detto che continuerà a difendere a spada tratta il governo Draghi. “Ho ascoltato Draghi, voteremo convinti Sì alla fiducia, oggi intervengo in Aula alle 17. Intanto qui il mio pensiero al Tg1”.
“C’è davvero qualcuno con il fegato di votare la fiducia a Draghi?” ha scritto con sarcasmo Alessandro Di Battista su Facebook. “Ricapitoliamo le dichiarazioni del Messia. Il reddito di cittadinanza verrà modificato come dico io e soltanto io. Sempre più armi in Ucraina perché la NATO conta più della Costituzione. Salario minimo ok ma seguendo gli ordini europei e lavorando a braccetto con i sindacati che non vogliono minimamente perdere parte del potere che ancora gli resta. Sì ai rigassificatori perché dobbiamo comprare sempre più gas USA (costa di più ed ed è più inquinante ma tanto mica lo paga lui). Superbonus? Come direbbe Mimmo in Bianco Rosso e Verdone “Nonna, nonna m’hanno fatto un buono. Che vor dì, vor dì che…?” (Lascio a voi la risposta) E dopo tutto questo c’è davvero qualcuno con il fegato di votargli la fiducia?”.
In queste ore aumenta la preoccupazione, dopo la scelta del M5s di aprire una crisi, di chi vuole che Draghi resti per convinzione e anche solo per la mancanza di alternative valide a breve termine, pur di scongiurare una crisi di governo. “Le nostre azioni saranno sempre dettate da un grande senso di responsabilità verso i cittadini”, ha detto Berlusconi seppur si fosse detto pronto ad andare alle elezioni.
Oggi è il momento di dare risposte ai problemi delle persone e non di fare cadere il governo, è il momento che il governo e il Parlamento decidano di fare delle cose molto precise per i problemi che ci sono”, ha detto Maurizio Landini alla presentazione, a Catania del progetto per la Sicilia della Cgil regionale. “Non è ancora chiaro cosa decideranno di votare le forze politiche e credo che Draghi, in modo netto, abbia riproposto il tema: per andare avanti vuole vedere se è confermato il patto con cui è nato. Se è nato questo governo è perché c’era una crisi e c’era la pandemia, il Pnrr da presentare in Europa nel giro di qualche mese. Se non ci fosse stata questa situazione saremmo già andati a votare. La proposta votata dai partiti nasceva da uno stato di necessità. Io non ho cambiato idea su questo. E considero importante”, ha concluso Landini, “che oggi ci si misuri e si diano risposte ai problemi della gente. Il mestiere del sindacato non è fare cadere governi o sostituire governi, ma contrattare con loro per portare a casa risultati per le persone che rappresentiamo o che si facciano le riforme che noi riteniamo giuste per il Paese”.
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