“Le responsabilità dei partiti che non hanno votato la fiducia ieri sono di tutti, non mi si venga a fare classifiche di responsabilità, gli italiani non lo capirebbero”, queste le parole del segretario del Pd, Enrico Letta, nell’assemblea congiunta dei gruppi Pd, alla Camera dopo la notizia dello stop a Draghi. “Non siamo come gli altri, chi si è assunto la responsabilità di fare un danno al Paese nelle urne dovranno pagare le conseguenze, noi abbiamo deciso di scegliere l’Italia. Il Parlamento si è messo contro il Paese, ma non tutti, noi abbiamo dimostrato di guardare agli interessi del Paese e gli elettori lo premieranno”.
”Non è il momento di abbattersi, ma di trasformare questa delusione in qualcosa di positivo. Noi ci siamo per un Grande fronte che ha a cuore i valori in cui crediamo e che non vuole lasciare il Paese in mano ai populisti”, queste le parole di Matteo Renzi via Social.
“Grazie per questo…Certe volte anche il cuore dei banchieri centrali viene usato” queste le parole di Mario Draghi che sorridendo sobrio e commosso, ha ringraziato metà emiciclo a Montecitorio mentre lo applaudiva (immobili 5S, Lega e FI) prima che annunciasse che stava per salire al Quirinale per rimettere il mandato nelle mani di Mattarella. Le dimissioni il premier le aveva già comunicate ai suoi ministri prima che fosse lasciata cadere la sua richiesta di un nuovo patto per ripristinare l’unità nazionale. La risposta di Conte, Salvini e Berlusconi è stata un no rotondo. Un comunicato del Quirinale, letto dal Segretario generale Ugo Zampetti nella ufficialità di un video, spiega che Mattarella ha preso atto delle dimissioni del premier e del governo, che resterà in carica per il “disbrigo degli affari correnti”.
Cresce intanto l’attesa per le parole del Capo dello Stato che – decisa la data delle elezioni – certo spronerà le forze politiche a rispettare il percorso di riforme che blinda il cammino del Pnrr.
Dopo la Gemini, anche Renato Brunetta dice addio a Forza Italia: “Non sono io che la tradisco, ma è Fi ad aver tradito se’ stessa”. Un altro addio lo comunica la deputata Soave Alemanno che lascia il M5s e passa al gruppo di Italia Viva. La deputata pugliese, che in questi giorni ha criticato la scelta del partito di non sostenere il governo Draghi, ha annunciato l’addio su Facebook, dicendosi “amareggiata” e spiegando che “quella scritta nell’ultimo periodo è una brutta pagina che non avrebbe voluto leggere”. Matteo Renzi chiama ad un “grande rassemblement che, in nome dei principi di questi mesi di governo Draghi, dica sì all’Europa e no a i sovranisti”. Il centrodestra si è ricompattato sul voto anticipato ma già si divide su chi dovrà essere il condottiero. “Meloni? Non c’è nessun volto del centrodestra, si vedrà quando si andrà a votare. Avremo un programma politico ed economico, fondamentale la scelta Europeista e Atlantista, il nostro principale interlocutore sono gli Stati Uniti”, gela le attese di Fratelli d’Italia il coordinatore di Fi, AntonioTajani.
Hanno fatto l’impossibile per scongiurare il ritorno alle urne, ma ora non hanno più scuse. Pronti a sottoporci al giudizio degli italiani in libere #elezioni, scrive la Meloni su Twitter. Un ultimo tentativo con la consapevolezza che il quadro politico fosse ormai lacerato tra un centrodestra già ebbro di vittoria alle prossime elezioni e un Movimento Cinque Stelle in preda a rigurgiti di populismo e venti di scissione. Sergio Mattarella, come ogni presidente della Repubblica, ha fatto il possibile per evitare la fine traumatica della legislatura ed anche di un governo, quello guidato da Mario Draghi, da lui voluto per guidare il Paese tra Covid e guerra e gestire il difficilissimo percorso della messa a terra del Pnrr. Non a caso aveva rifiutato la settimana scorsa le dimissioni del premier: si vedeva ancora un pertugio da allargare, un viottolo da percorrere. E non è stato facile neanche per il capo dello Stato convincere l’ex Governatore della Bce a riflettere, meditare, provarci ancora. Un lavoro ai fianchi, è stato definito, che ha portato tempo per consegnare al premier la pancia del Paese, cioè quel mondo reale di cittadini e associazioni che lo hanno invitato, a volte pregato, a rimanere a palazzo Chigi. Ma non è bastato. Mattarella è stato costretto a prendere il telefono per un ultimo chiarimento con i leader delle forze politiche in colloqui che, viene riferito, si sono sviluppati a metà tra un’esplorazione delle residue possibilità in campo e una preparazione del dopo Draghi. Perché il Quirinale aveva già messo le mani avanti.
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