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INDIANA PRIMO STATO AMERICANO AD APPROVARE LE RESTRIZIONI ALL’ABORTO


Venerdì 5 agosto l’Indiana è diventato il primo stato americano ad approvare le restrizioni all’aborto da quando la Corte Suprema degli Stati Uniti ha ribaltato Roe v. Wade, poiché il governatore repubblicano Eric Joseph Holcomb ha rapidamente firmato un divieto quasi totale della procedura poco dopo l’approvazione dei legislatori.

Il divieto, che entrerà in vigore il 15 settembre, include alcune eccezioni. Gli aborti sarebbero consentiti in caso di stupro e incesto, senza la necessità come avveniva precedentemente di fare alcuna dichiarazione giurata, prima del termine delle 10 settimane dopo la fecondazione, per proteggere la vita e la salute fisica della madre e nel caso in cui a un feto venga diagnosticata un’anomalia letale. Le vittime di stupro e incesto non sarebbero tenute a firmare una dichiarazione giurata che attesti un attacco, come una volta era stato proposto.

Secondo il disegno di legge, gli aborti possono essere eseguiti solo negli ospedali o negli ambulatori di proprietà degli ospedali, il che significa che tutte le cliniche per l’aborto perderebbero la licenza. Il rischio per un medico che esegue un aborto illegale o non presenta i rapporti richiesti è quello di perdere l’abilitazione all’esercizio della professione. E non solo.

L’Indiana è stata tra le prime legislature statali a guida repubblicana che ha discusso leggi più severe sull’aborto dopo la sentenza della Corte Suprema di giugno che ha rimosso le protezioni costituzionali per la procedura. E ora è il primo stato che ha approvato il divieto in entrambe le camere, dopo che i legislatori del West Virginia il 29 luglio hanno rinunciato alla possibilità di essere quello stato.

Alcuni senatori di entrambi i partiti, riporta AP, si sono lamentati delle disposizioni del disegno di legge e dell’impatto che avrebbe sullo stato, comprese le donne a basso reddito e il sistema sanitario. Otto repubblicani si sono uniti a tutti gli 11 democratici nel votare contro il disegno di legge, sebbene le loro ragioni per contrastare la misura fossero contrastanti. Il divieto dell’Indiana ha sollevato molte polemiche per il caso di una bambina di 10 anni che ha dovuto recarsi in Ohio per porre fine alla sua gravidanza. Ora poiché si trattava di uno stupro la ragazzina avrebbe avuto diritto a procedere con l’aborto in Indiana, invece a causa dell’heartbeat bill, ossia della legge sulla rilevazione del battito cardiaco, che vieta l’aborto di un essere umano non nato con un battito cardiaco rilevabile, non ha potuto avere assistenza nel suo stato e ha dovuto recarsi in quello vicino, obbligando di fatto la sua famiglia a sostenere tutte le spese anche di viaggio. Secondo la nuova norma, i medici che eseguono aborti nonostante sia stato rilevato il battito cardiaco rischiano fino a due anni di reclusione e mille dollari di multa. E la legge, poi, non fa eccezioni per casi di stupro o incesto. Ted James, rappresentate dello Stato democratico, ha tentato di opporsi a questa misura, introducendo un emendamento che tuteli queste eccezioni. Senza successo.

Un altro caso ha fatto scalpore è stato quello di un’altra bambina di 10 anni, vittima di stupro, cui era stato negato l’aborto in Ohio. La dottoressa di Indianapolis che l’ha aiutata a interrompere la gravidanza ora è stata messa sotto inchiesta dal procuratore generale dell’Indiana. 

Il repubblicano Todd Rokita ha notificato l’avvio di un’inchiesta a carico di Caitlin Bernard, hanno fatto sapere gli avvocati della dottoressa, precisando che lei e la sua famiglia ora sono oggetto di minacce e molestie da quando è stata resa pubblica la storia della bambina dell’Ohio.

“Non ci è ancora chiara la natura di questa indagine e quale autorità stia indagando la dottoressa Bernard”, ha precisato Kathleen DeLaney, avvocato della dottoressa, che nei giorni scorsi ha minacciato di denunciare per diffamazione Rokita che più volte ha messo in discussione l’operato della ginecologa nell’assistere la bambina. In particolare ha messo in dubbio il fatto che la dottoressa abbia notificato l’intervento di interruzione di gravidanza alle autorità dello stato nei tempi richiesti.

“Onestamente è molto difficile per me, per la mia famiglia”, ha detto la Bernard in un’intervista a Npr, “capire perché un esponente politico voglia prendersela con un dottore che ogni giorno aiuta i pazienti del suo Stato”. Così la dottoressa ha rivolto l’invito a trascorrere un giorno nel suo ambulatorio. “Venite a vedere chi assistiamo ogni giorno, le situazioni in cui le persone si trovano, la necessità di un’interruzione di gravidanza è la situazione più difficile che si possa immaginare”, ha concluso.



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