Una corte d’appello federale ha dichiarato che la nota redatta del Dipartimento di Giustizia del 2019 citata dal procuratore generale William P. Barr come motivo per non accusare l’ex presidente Donald Trump di aver ostacolato l’ indagine di collusione russa, dovrà essere resa pubblica.
Una decisione unanime di 28 pagine presa ieri da una giuria di tre giudici della Corte d’Appello degli Stati Uniti per il circuito DC, dopo avere trascorso due anni a combattere per il rilascio pubblico del memo.
Il promemoria , è stato a lungo ricercato dai critici di Barr che lo hanno accusano di distorcere le scoperte del consulente speciale Robert Mueller per proteggere l’ex presidente Donald Trump dalle accuse di avere mentito al Congresso. La giuria, scrive il Washington Post, ha stabilito che seppure la nota scritta dall’Office of Legal Counsel del Dipartimento di Giustizia, non fosse un’analisi legale per stabilire se Trump avrebbe potuto essere accusato di quel crimine, doveva comunque essere resa pubblica da Barr.
Parole confermate anche dal giudice Srinivasan, a capo della giuria di appello, che di fatto ha accusato Barr di avere preso una decisione eccessivamente personale in merito ai propositi di riserbo su quella nota. Gettando un’altra ombra inquietante sul suo operato. Perché tenuto conto che il consigliere speciale Robert Mueller non era giunto a una conclusione certa sul fatto che il presidente avesse o meno ostacolato l’indagine sulla presunta collusione di Trump con la Russia e addirittura sembrava che la leadership del Dipartimento di Giustizia avesse deciso di non perseguire il Trump anche prima che il signor Mueller presentasse il suo rapporto finale, il riserbo di Barr sulla nota oggi più di allora, pare non avere alcuna ragione di buon senso secondo i giudici.
Nel marzo 2019, Barr inviò una lettera di quattro pagine al Congresso riassumendo le conclusioni di Mueller nella sua indagine sui legami tra la campagna di Trump e i russi che si erano intromessi nelle elezioni presidenziali del 2016. Barr scrisse essersi consultato con l’OLC, asserendo che l’indagine non supportava l’accusa di ostruzione al presidente.
Elezioni mezzo termine, quando si svolgono?
Si svolgono ogni quattro anni a metà del mandato presidenziale – in questo caso a due anni dalla elezione di Donald Trump – e i cittadini americani sono chiamati a rinnovare gran parte del Congresso, determinando così il destino dell’agenda della Casa Bianca nei due anni successivi, prima delle nuove elezioni presidenziali. In particolare con le midterm si vota l’intera Camera dei Rappresentanti (435 deputati) e un terzo del Senato (33 o 34 senatori su 100). Nel caso della Camera bassa il voto riflette di più la volontà popolare, con ogni Stato che elegge un numero di deputati proporzionale alla sua popolazione (in testa c’è la California con 53 rappresentanti eletti). Per la Camera alta invece ogni Stato (anche in date differenti) elegge due senatori. Per le midterm in molti Stati Usa si va alle urne anche per rinnovare le assemblee elettive, eleggere i governatori (in 36 Stati su 50) ed esprimersi su una serie di referendum. Attualmente entrambe i rami del Congresso sono a maggioranza repubblicana, una situazione frutto delle elezioni di metà mandato del 4 novembre 2014, quando alla Casa Bianca c’era Barack Obama.
Scopri di più da WHAT U
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.