A marzo la notizia dell’uscita del libro di Bob Dylan The Philosophy of Modern Song che già si diceva che sarebbe stata “una lezione di perfezionamento sull’arte e l’arte della scrittura di canzoni”, aveva sollecitato l’interesse di molti suoi fan e non solo.
Una pubblicazione particolare nella quale Dylan si è impegnato ad analizzare minuziosamente tutti i testi di brani famosissimi, sottolineando quella che chiama la trappola delle rime facili, come l’aggiunta di una singola sillaba che in certi casi può sminuire una canzone. Un vero saggio che spiega come il bluegrass si relaziona con l’heavy metal. L’elenco dei 66 brani messi sotto la lente di ingrandimento di Dylan è stato reso noto oggi, due mesi e mezzo prima, in vista della pubblicazione del volume che avverrà all’inizio di novembre con Simon and Schuster.
Ci sono quattro canzoni associate a Elvis Presley (Money Honey, Blue Moon, Viva Las Vegas), tre rese popolari da Ray Charles (Come Rain or Come Shine, I Got a Woman, You Don’t Know Me) e due dal catalogo Frank Sinatra (Strangers in the Night, Without a Song).
La canzone più antica della lista è Rudy Was a Lady di Stephen Foster, scritta nel 1849, seguita da The Whiffenpoof Song dei primi anni del 1900. Le canzoni blues, R&B e hillbilly della prima metà del 20° secolo sono molto presenti. Ma la maggior parte delle canzoni va dagli anni ’50 agli anni ’70, un’età d’oro per il rock, il pop, il soul e il country. Si immerge nell’era punk/new wave per Pump It Up di Elvis Costello e London Calling dei Clash. Le due canzoni più recenti della lista sono It Doesn’t Hurt Anymore, registrata da Regina Belle nel 1989, e Dirty Life and Times di Warren Zevon, dal suo album d’addio del 2003 The Wind. Nella lista c’è anche l’italianissimo brano Volare.
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