Mikhail Gorbaciov, il primo e l’ultimo presidente dell’Unione Sovietica, è morto ieri all’età di 91 anni dopo una malattia grave e prolungata, ha affermato il Central Clinical Hospital.
Gorbaciov era nato il 2 marzo 1931. Si era laureato presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università statale di Mosca nel 1955 e successivamente aveva ricevuto una seconda laurea nel 1967 presso l’Istituto agricolo di Stavropol. Gorbaciov si è unito al Partito Comunista nel 1952 ed è diventato membro del suo Comitato Centrale nel 1971. Ultimo segretario generale del Comitato Centrale del Partito Comunista, è stato eletto alla carica nel 1985 dopo la morte del suo predecessore Konstantin Chernenko. Gorbaciov ha promosso la glasnost – una politica di discussione aperta su questioni politiche e sociali – e la perestrojka, una politica di riforme politiche ed economiche. È stato il primo e l’ultimo presidente dell’Unione Sovietica, vincendo le elezioni per la carica nel marzo 1990 e rassegnando le dimissioni il 25 dicembre 1991. Gorbaciov nel 1990 ha vinto il Premio Nobel per la pace.
Le condoglianze di Putin
Il presidente russo Vladimir Putin ha inviato le sue condoglianze per la morte dell’ex leader sovietico Mikhail Gorbaciov, ha detto mercoledì alla TASS il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
“Vladimir Putin esprime le sue più sentite condoglianze per la morte di Mikhail Gorbaciov. In mattinata invierà un telegramma con le condoglianze ai parenti e agli amici”, ha detto Peskov.
Putin, in qualità di presidente russo, si è incontrato più volte con Gorbaciov. L’ultima volta che ha ricevuto l’ex leader sovietico a Novo-Ogaryovo è stato nel marzo 2006, il giorno dopo il 75° compleanno del politico.
Il 2 marzo il presidente Putin ha inviato gli auguri di compleanno annuali a Gorbaciov ringraziandolo per il suo contributo all’attuazione di progetti sociali, di beneficenza ed educativi e lo sviluppo della cooperazione umanitaria internazionale.
“Il romanticismo” di Mikhail Gorbaciov per una pace stabile tra Mosca e l’Occidente “non si è concretizzato, non c’è stato un secolo del miele e la sete di sangue dei nostri avversari si è manifestata”, ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, parlando alla maratona educativa “Knowledge”. “Gorbaciov ha dato impulso alla fine della Guerra Fredda, e voleva sinceramente credere che sarebbe finita e che sarebbe iniziato un periodo romantico eterno tra la nuova Unione Sovietica e l’Occidente collettivo”.
La storia di Gorbaciov
Di famiglia contadina, Gorbaciov da ragazzo lavorò come meccanico in un’officina di macchine agricole. Nel 1952 si iscrisse al Partito comunista e tre anni dopo si laureò in giurisprudenza a Mosca. Nel 1970 diventò segretario del partito locale. Nel 1971 venne eletto nel comitato centrale del PCUS e nel 1978 entrò nella segreteria come sovrintendente ai problemi dell’agricoltura. Membro candidato (1979) e poi effettivo (1980) dell’ufficio politico, dopo la morte di Brežnev, col mutare degli equilibri politici assunse un ruolo sempre più rilevante e alla morte di Černenko, su proposta di Gromiko, fu eletto segretario generale del partito (1985). Dinanzi a una situazione difficile sul piano politico ed economico, attraverso una serie di sessioni del comitato centrale, Gorbaciov cercò di dare una svolta all’economia del paese per uscire dalla “stagnazione” del periodo brežneviano puntando su una riforma radicale dello stato e del sistema, riassunto nelle parole d’ordine di glasnost´ (trasparenza) e perestrojka (riforma, ristrutturazione). Superate le resistenze all’interno del gruppo dirigente, la linea di Gorbaciov il cui obiettivo era quello di cambiare il volto dell’URSS, soprattutto in virtù del processo di democratizzazione che permetteva l’emergere di un’opposizione nella società e nel parlamento, fornendo l’opportunità per una libera riconsiderazione della storia e dei destini del paese, affrontò non pochi ostacoli. Sul terreno economico si verificarono un grave peggioramento delle condizioni di vita della popolazione e una crescente instabilità, poi Gorbaciov dovette fare i conti anche con lo sviluppo dei nazionalismi (repubbliche baltiche, Caucaso, Asia Centrale). In campo internazionale, rappresentò il politico russo più lungimirante modificando radicalmente la politica dei predecessori, innanzitutto promuovendo il passaggio dal confronto militare, specie con gli Stati Uniti, alla cooperazione internazionale, sottoscrivendo con i presidenti statunitensi Reagan e Bush fondamentali accordi per la riduzione degli arsenali nucleari; promuovendo inoltre il ritiro sovietico dall’Afghanistan e il disimpegno dal Corno d’Africa e dall’Africa australe. Infine, con la sua politica interna ed estera, favorì indirettamente la dissoluzione del blocco di stati alleati dell’URSS (1989), premessa dello scioglimento del Patto di Varsavia.
Eletto nel 1989 presidente del Congresso dei deputati del popolo (capo dello stato), la sua leadership sperimentò il difficile equilibrio tra forze contrastanti, in particolare i “radicali”, sostenitori di un processo di riforme più spedito, e i “conservatori”, difensori del tradizionale ruolo dominante del partito comunista e dell’esercito. Dopo che la crisi del Golfo Persico (agosto 1991 – marzo 1992) purtroppo l’indebolimento strategico dell’URSS, diventò sempre più evidente.
E di fronte a questi fatti che minavano l’integrità territoriale e politica del Paese, Gorbaciov si comportò in un modo difficilmente spiegabile. Dapprima non reagì affatto, mentre i disordini assumevano vaste dimensioni. Poi ordinò di usare la forza militare, il che provocò ulteriori vittime e accrebbe i sentimenti indipendentisti.
Mentre l’economia, tra tentativi di liberalizzazione e resistenze collettivistiche, perdeva colpi, nell’agosto 1991 i comunisti conservatori tentarono un colpo di Stato. Boris Eltsin nel frattempo eletto Presidente della Repubblica russa – dopo che questi piegò la resistenza dei golpisti con un’alleanza dei presidenti delle repubbliche federate non russe – lo accusò di avere favorito con le sue tattiche politiche il radicamento al potere di pericolosi avventuristi e non di interlocutori responsabili della perestroika.
Il 25 dicembre 1991 Gorbaciov rassegnò le sue dimissioni da Capo dello Stato e venne a conoscenza del fatto che poche settimane prima, l’8 dicembre 1991 i capi degli stati di Russia con Boris Eltsin e Gennadij Burbulis, Ucraina con Leonid Kravčuk e Vitol’d Fokin e Bielorussia con Stanislaŭ Šuškevič e Vjačeslaŭ Kebič avevano firmato a Belavežskaja pušča l’Accordo di Belaveža, il trattato che sanciva la dissoluzione dello Stato sovietico che fu ufficialmente confermata il 26 dicembre dello stesso anno, dal Soviet Supremo.
Scopri di più da WHAT U
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.