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TRIBUNALE VICENZA, TEAM MAGISTRATI APRE CORSIA DI PRECEDENZA AI CODICI ROSSI


I processi per codice rosso, quindi i casi di maltrattamenti in famiglia, stalking e reati di genere, d’ora in poi a Vicenza avranno un binario preferenziale e più veloce rispetto agli altri procedimenti.

Disporrano di un team composto da magistrati e personale amministrativo che lavorerà con l’obiettivo di arrivare alla sentenza il più rapidamente possibile per scongiurare il rischio che nel frattempo il responsabie torni il libertà e possa nuovamente perseguitare la vittima.
 “La violenza sulle donne è un’emergenza e come tale va trattata” spiega il Presidente del Tribunale Alberto Rizzo, che ha emesso nei giorni scorsi un decreto co-firmandolo con il Presidente della sezione penale, il Giudice Lorenzo Miazzi. “La trattazione del processo – si legge al primo punto del documento – deve essere prioritaria”.

Quando il Codice Rosso è divenuto legge e cosa prevede

La Legge 19 luglio 2019, n. 69 (recante “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere”) denominata “Codice Rosso”,  venne pubblicata sulla G.U. del 25 luglio 2019 (entrata in vigore 9 agosto). L’obiettivo che si era proposta fu quello di garantire un avvio del procedimento penale per alcuni reati, tra gli altri, maltrattamenti in famiglia, stalking, violenza sessuale, più celere oltre che quello di assicurare eventuali provvedimenti di protezione delle vittime. 

Questo l’iter:

– la polizia giudiziaria, acquisita la notizia di reato, riferisce immediatamente al pubblico ministero, anche in forma orale; 

– il pubblico ministero, nelle ipotesi in cui proceda per i delitti di violenza domestica o di genere, entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato, deve assumere informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato. Il termine di tre giorni può essere prorogato solamente in presenza di imprescindibili esigenze di tutela di minori o della riservatezza delle indagini, pure nell’interesse della persona offesa;

– gli atti d’indagine delegati dal pubblico ministero alla polizia giudiziaria devono avvenire senza ritardo. Tra le misure cautelari quella di consentire al giudice di garantire il divieto di avvicinamento

È stata modificata la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, nella finalità di consentire al giudice di garantirne il rispetto anche per il tramite di procedure di controllo attraverso mezzi elettronici o ulteriori strumenti tecnici, come l’ormai più che collaudato braccialetto elettronico. Il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi viene ricompreso tra quelli che permettono l’applicazione di misure di prevenzione.

Nuovi reati

Nel codice penale la legge in questione inserisce ben 4 nuovi reati:   

– il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate (cd. revenge porn), punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5mila a 15mila euro: la pena si applica anche a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video, li diffonde a sua volta per provocare un danno agli interessati. La condotta può essere commessa da chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, diffonde, senza il consenso delle persone interessate, immagini o video sessualmente espliciti, destinati a rimanere privati. La fattispecie è aggravata se i fatti sono commessi nell’ambito di una relazione affettiva, anche cessata, ovvero mediante l’impiego di strumenti informatici.

– il reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, sanzionato con la reclusione da otto a 14 anni. Quando, per effetto del delitto in questione, si provoca la morte della vittima, la pena è l’ergastolo;

– il reato di costrizione o induzione al matrimonio, punito con la reclusione da uno a cinque anni. La fattispecie è aggravata quando il reato è commesso a danno di minori e si procede anche quando il fatto è commesso all’estero da o in danno di un cittadino italiano o di uno straniero residente in Italia;

– violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, sanzionato con la detenzione da sei mesi a tre anni. 

Sanzioni

Si accrescono le sanzioni già previste dal codice penale:

– il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi, da un intervallo compreso tra un minimo di due e un massimo di sei anni, passa a un minimo di tre e un massimo di sette; 

– lo stalking passa da un minimo di sei mesi e un massimo di cinque anni a un minimo di un anno e un massimo di sei anni e sei mesi; 

– la violenza sessuale passa da sei a 12 anni, mentre prima andava dal minimo di cinque e il massimo di dieci;

– la violenza sessuale di gruppo passa a un minimo di otto e un massimo di 14, prima era punita col minimo di sei e il massimo di 12.

Termini e aggravanti

In relazione alla violenza sessuale viene esteso il termine concesso alla persona offesa per sporgere querela, dagli attuali 6 mesi a 12 mesi. Vengono inoltre ridisegnate ed inasprite le aggravanti per l’ipotesi ove la violenza sessuale sia commessa in danno di minore di età.

Inoltre, è stata inserita un’ulteriore circostanza aggravante per il delitto di atti sessuali con minorenne: la pena è aumentata fino a un terzo quando gli atti sono posti in essere con individui minori di 14 anni, in cambio di denaro o di qualsiasi altra utilità, pure solo promessa. Nell’omicidio viene estesa l’applicazione delle circostanze aggravanti, facendovi rientrare finanche le relazioni personali.

LEGGE 19 LUGLIO 2019, n. 69 > SCARICA IL TESTO PDF



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