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GORBACIOV, NIENTE FUNERALI DI STATO, MA LA GENTE COMUNE LO HA ONORATO COME UN EROE


(AP Photo/Alexander Zemlianichenko, Pool)

Ieri migliaia di persone in lutto si sono messe in coda per rendere omaggio all’ex leader sovietico Mikhail Gorbaciov, che ha lanciato riforme drastiche che hanno contribuito a porre fine alla Guerra Fredda e hanno accelerato la disgregazione dell’Unione Sovietica. Un enorme danno storico la “più grande catastrofe geopolitica del XX secolo” per il presidente Vladimir Putin che poi ha fatto sapere di essere troppo impegnato per partecipare alle esequie.

Un ridicolo golpe alla sua memoria fatto ancora una volta senza che lui potesse avere la possibilità di difendersi. Esattamente come è accaduto quando Boris Eltsin, mettendolo alle strette, accelerò la sua fine nel 1991. Con un golpe. Non si poteva che fare questo per fermarlo riversando su di lui la colpa di avere creato un danno al suo Paese solo perché si era illuso di percorrere strade che nessuno avrebbe mai scelto. Quelle delle riforme e della democrazia.  

L’economia stagnante, le aspirazioni della gente crescevano. Prima le repubbliche baltiche, poi le caucasiche e l’Ucraina dichiararono il loro diritto all’indipendenza. Anche il Congresso del popolo abrogò l’articolo 6 della costituzione, che garantiva il primato del Pc. Intanto Boris Eltsin venne eletto segretario del partito russo: non ce n’era mai stato uno, perché nel profondo centralismo del sistema, L’Urss erano il Cremlino, Mosca e la Russia. Quello fu l’inizio della disgregazione dell’URSS.

In questo caos provocato da lui stesso, Gorbaciov si mosse come un personaggio di Dostoevskij: prima ispirato dall’idea del bene, poi tradito dalla natura umana, infine rassegnato all’espiazione. Dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica senza che a lui, primo e ultimo presidente, fosse chiesto un parere, il 25 dicembre 1991 Gorbaciov diede le dimissioni. Ai russi e al mondo aveva offerto visioni impossibili: un’Unione Sovietica trasformata in Paese diverso, liberato dall’incubo nucleare.

L’immagine d’addio del suo corpo in una sala ostentata, la Pillar Hall of the House of the Unions, dimora del 18° secolo vicino al Cremlino, un tempo sede dei funerali di stato, è la prova della sua forza. “Voglio ringraziarlo per la mia infanzia di libertà, che oggi non abbiamo”, ha detto ad AP un lavoratore dei servizi finanziari sulla trentina che ha rifiutato di fornire il suo cognome. “Sono un figlio della perestrojka”, ha detto, usando la parola russa per le iniziative di riforma, o ricostruzione, intraprese da Gorbaciov.

“È stato un visionario fermato dalle logiche e interessi del Palazzo”, ha detto un’altra persona in lutto. “Nessuna macchia sul suo passato, ma tanto onore”.

(AP Photo/Alexander Zemlianichenko, Pool)

Ora il corpo di Gorbaciov è stato sepolto accanto a sua moglie Raisa nel cimitero di Novodevichy, dove giacciono molti importanti russi, incluso il primo presidente del paese post-sovietico, Boris Eltsin.

La processione che ha portato la bara al cimitero è stata guidata dal premio Nobel per la pace Dmitry Muratov, editore del quotidiano Novaya Gazeta, l’ultimo importante mezzo di informazione critico russo per il Cremlino fino allo scorso marzo, quando ha dovuto bloccare la sua pubblicazione poco dopo l’inizio della guerra. Gorbaciov utilizzò i fondi del suo premio Nobel per avviare questo giornale. E oggi questo stop come quello a tutte le pubblicazioni non allineate col pensiero di Stato, la dice lunga sul concetto di democrazia del Paese. Come anche il rifiuto del Cremlino di dichiarare formalmente un funerale di stato per Gorbaciov riflette il disagio di chi trent’anni fa non gli ha perdonato di avere intrapreso una strada innovativa, per cambiare l’URSS oggi Russia. Incolpandolo tutt’oggi in seguito al crollo sovietico del conseguente tracollo economico che fece precipitare milioni di persone nella povertà.

Giovedì Putin ha deposto privatamente dei fiori sulla sua bara di Gorbaciov al Central Clinical Hospital di Mosca dove è morto. 

Le prime e ultime persone rimaste accanto al suo feretro la figlia Irina Virganskaya, e le sue due nipoti.

Entrando nell’edificio, le persone in lutto hanno visto le guardie d’onore ai lati di una grande foto di Gorbaciov in piedi con un ampio sorriso, a ricordo dell’allegro vigore che aveva portato alla leadership sovietica dopo una serie di predecessori cupi e malati. In barba all’ennesimo sgarro quello di non avergli riconosciuto nemmeno i funerali di stato.

Dmitry Medvedev, il vice capo del Consiglio di sicurezza della Russia presieduto da Putin che ha servito come presidente della Russia nel 2008-2012, dopo avere presenziato alla cerimonia ha pubblicato un post su un canale di un’app di messaggistica, riferendosi al crollo dell’Unione Sovietica nel 1991 e accusando gli Stati Uniti e i loro alleati di aver tentato di progettare la rottura della Russia, una politica che ha descritto come una “partita a scacchi con la morte”.

Il primo ministro ungherese Viktor Orban, che è stato spesso critico nei confronti delle sanzioni occidentali contro la Russia, è stato l’unico leader straniero ad aver assistito ai funerali.

Grigory Yavlinsky, il leader del partito liberale Yabloko che ha lavorato ai piani di riforma economica sotto Gorbaciov, lo ha elogiato per “avere offerto alle persone l’opportunità di dire ciò che pensavano, qualcosa che la Russia non aveva mai avuto prima”.

In una lettera di cordoglio formulata con cura, pubblicata mercoledì Putin ha descritto Gorbaciov come un uomo che ha lasciato “un enorme impatto sul corso della storia mondiale”, ma pur evitando esplicite critiche, lo ha ripetutamente accusato di non avere difeso gli interessi del suo Paese, non pretendendo, per esempio, degli impegni scritti dall’Occidente per evitare l’espansione della NATO verso est, rovinando di fatto le relazioni Russia-Occidente che poi, secondo la visione di Putin, hanno costretto la Russia a inviare truppe in Ucraina il 24 febbraio”. Insomma ancora una volta è tutta colpa di Gorbaciov…



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