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CINA, A POCHI GIORNI DAL CONGRESSO, SEMPRE PIÙ VICINO A PUTIN, DIFENDE LA SUA EGEMONIA SU TAIWAN


Xi Jinping e Vladimir Putin
Ph. EPA/ALEXANDR DEMYANCHUK/SPUTNIK/KREMLIN POOL MANDATORY CREDIT

Tra meno di un mese, la Cina convocherà il suo 20° congresso del partito per definire l’agenda e la direzione per i prossimi cinque anni, con anche cambiamenti chiave del personale. A parte la data di apertura del 16 ottobre, sono state rilasciate poche informazioni sul conclave. Quello che è certo è che il 20° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese stabilirà un corso nuovo per il paese e gli eventi della scorsa settimana sulla posizione di Pechino riguardo alcune delle attuali questioni più scottanti lasciano già intendere tante cose.
 La prossima settimana è prevista una riunione mensile del Politburo. Seguirà il settimo plenum del 19° Comitato Centrale il 7 ottobre – poco più di una settimana prima dell’inizio del congresso – durante il quale i membri esamineranno una bozza di relazione, emendamenti allo statuto del partito e un rapporto di lavoro dei vertici del partito organismo di vigilanza anticorruzione.
Nel frattempo, la Cina celebrerà anche la sua festa nazionale il 1° ottobre, che darà il via a una vacanza di sette giorni sulla terraferma che molto probabilmente non registrerà il pieno di presenze a causa della politica zero-Covid del paese che ha imposto severe misure di distanziamento. Il presidente Xi Jinping, dopo più di due anni di blocco delle visite fuori dal Paese, ha appena fatto la sua prima visita all’estero in Kazakistan prima di partecipare al vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai in Uzbekistan. A margine del vertice di Samarcanda, Xi ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin – il loro primo incontro faccia a faccia da prima della guerra in Ucraina – e le due parti hanno promesso di sostenersi a vicenda “su questioni riguardanti i rispettivi interessi fondamentali”.

L’incontro Xi-Putin e il vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai sono stati seguiti da vicino in tutto il mondo per avere indizi su fino a che punto Pechino si sarebbe spinta a sostenere Mosca, soprattutto perché la Russia ha subito gravi battute d’arresto in Ucraina e sulla crescente influenza della Cina in Asia centrale. Mentre Xi ha in gran parte mantenuto la linea ufficiale nei suoi commenti pubblici sui legami con la Russia, il presidente del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo Li Zhanshu, che aveva visitato la Russia poco più di una settimana prima, a un incontro con i legislatori russi, ha elogiato apertamente la resilienza dell’economia russa, nonostante le “dure sanzioni da parte degli Stati Uniti e dell’Occidente”.
E la via della schiettezza, in contrasto con l’atteggiamento del  presidente cinese che ha optato per l’ambiguità sul sostegno di Pechino alla Russia, l’ha scelta anche il presidente degli Stati Uniti Joe Biden che è stato chiaro e diretto nel parlare di Taiwan. In un’intervista televisiva andata in onda pochi giorni dopo l’incontro di Xi con Putin, il presidente Usa ha affermato che gli Stati Uniti avrebbero difeso l’isola autogovernata se ci fosse stato un “attacco senza precedenti”.

Mentre i funzionari della Casa Bianca hanno rapidamente minimizzato le osservazioni di Biden, ribadendo che non c’era stato alcun cambiamento nelle politiche di Washington , Pechino ha criticato il presidente Usa per aver inviato i “segnali sbagliati” alle forze separatiste indipendentiste di Taiwan che vede come una provincia separatista che va riunificata, se necessario con la forza. La maggior parte dei paesi, compresi gli Stati Uniti, non riconosce Taiwan come stato indipendente. Washington, tuttavia, si oppone a qualsiasi tentativo della Cina di prendere l’isola con la forza. Il ministro degli Esteri Wang Yi  quando ha incontrato l’ex segretario di stato americano Henry Kissinger a New York, ha reso noto che la mancata gestione della questione di Taiwan potrebbe creare seri problemi tra Cina e USA. Approfittando del dibattito generale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite , Wang ha poi incontrato dozzine di leader e ministri degli esteri a margine, promuovendo le posizioni di Pechino su questioni legate alla guerra in Ucraina. La Cina oggi ha sottolineato il suo impegno nei confronti della sua rivendicazione su Taiwan, dicendo ai leader mondiali riuniti che chiunque intralci la sua determinazione a riunirsi con l’isola autonoma sarà “schiacciato dalle ruote della storia”. “Solo quando la Cina sarà completamente riunificata potrà esserci vera pace attraverso lo Stretto di Taiwan”, ha affermato Wang Yi, ministro degli Esteri cinese all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. “E Pechino adotterà le misure più energiche per opporsi alle interferenze esterne”.



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