Continua il giallo attorno agli oleodotti della società Nord Stream AG che pochi giorni fa ha riferito che i suoi gasdotti offshore Nord Stream 1 e 2 hanno subito “danni senza precedenti. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che Mosca era “profondamente preoccupata per la notizia” e non ha escluso che il funzionamento degli oleodotti potesse essere stato interrotto da un atto di sabotaggio.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito gli incidenti senza mezzi termini un sabotaggio, sottolineando che qualsiasi “interruzione deliberata dell’infrastruttura energetica europea porterà alla risposta più forte possibile”. Nel frattempo la guardia costiera svedese ha scoperto un’altra fuga di gas dai gasdotti. Danimarca, Svezia e Germania hanno informato i colleghi su quanto accaduto asserendo che i gasdotti hanno iniziato a perdere metano a causa di alcune esplosioni sottomarine, frutto di un “atto deliberato”. Come Ue “siamo uniti: ogni turbativa deliberata alle infrastrutture critiche è inaccettabile e riceverà una risposta dura e unitaria”, ha ribadito il ministro ceco Jozef Síkela. La crisi energetica che sta colpendo l’Europa, comunque, non è destinata a finire presto: come ha detto il ministro irlandese Eamon Ryan, durerà almeno “due anni”, perché in primavera bisognerà ricostituire le scorte per l’inverno 2023-24. Intanto, il ministro tedesco Verde Robert Habeck ha sottolineato che in Europa dobbiamo “diventare molto più rapidi con l’approvazione e l’espansione delle rinnovabili”, che danno energia autoprodotta. Nel Vecchio Continente, che gli anglosassoni considerano il regno del red tape, le burocrazie continuano a ostacolare la realizzazione di nuovi impianti eolici e solari. E l’inverno 2023-24 non è poi così lontano.
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