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I CONTI SULL’ANDAMENTO DELL’ECONOMIA MONDIALE E ITALIANA


In base alle recenti previsioni dell’OCSE il perdurare della crisi energetica associata al cambio di intonazione della politica monetaria potrebbe causare una decelerazione dell’economia mondiale.  In Italia, secondo i dati appena pubblicati da Istat, il deciso miglioramento del Pil nel secondo trimestre è andato di pari passo ad agosto con il rimbalzo congiunturale della produzione industriale. La ripresa dei consumi nel secondo trimestre si è associata a una marcata riduzione della propensione al risparmio ancora su livelli superiori a quelli pre-crisi. Ad agosto, il mercato del lavoro ha evidenziato un’ulteriore flessione degli occupati, una riduzione dei disoccupati e un aumento degli inattivi. Le attese delle imprese sull’occupazione sono in calo sia nella manifattura sia nei servizi di mercato. L’inflazione, a settembre, ha continuato ad accelerare, mostrando ulteriori segnali di diffusione del fenomeno. Il differenziale per l’indice armonizzato dei prezzi al consumo tra l’Italia e l’area euro ancora negativo si è ampliato rispetto al mese precedente. A settembre, le imprese esportatrici della manifattura hanno evidenziano un aumento della quota di coloro che segnalano costi e prezzi più elevati come un ostacolo alla produzione. Una simulazione realizzata utilizzando i microdati relativi al sistema produttivo italiano del 2019 mostra che l’aumento dei costi dell’energia potrebbe, con effetti differenziati nei settori, rendere negativi i margini operativi dell’8,2% delle imprese attive che impiega circa il 20% degli addetti.

Il quadro internazionale

Le recenti previsioni dell’OCSE hanno evidenziato come la crisi energetica, le politiche monetarie restrittive e l’elevata incertezza potrebbero determinare una decelerazione dell’economia internazionale nei prossimi trimestri. La crescita del Pil mondiale è attesa rallentare dal 3% quest’anno al 2,25% nel 2023. I prezzi di petrolio e gas naturale, dopo una fase di disallineamento, hanno iniziato a mostrare entrambi segnali di contenimento. Il commercio mondiale di beni in volume, supportato dall’attenuazione delle pressioni sulle catene globali del valore e trainato principalmente dagli scambi delle economie avanzate, a luglio ha recuperato (+0,7%) il calo congiunturale del mese precedente (-0,6%). Tuttavia, le prospettive per la domanda mondiale continuano, a peggiorare, come indicato dal PMI globale sui nuovi ordinativi all’export che, a settembre, si è collocato, per il settimo mese consecutivo, al di sotto della soglia di espansione di 50 (Figura 1). Nello stesso mese, in Cina, gli indici PMI dei settori manifatturiero e dei servizi hanno segnalato rispettivamente le attese di una moderata espansione e di un calo (per la prima volta da quattro mesi) dell’attività ancora condizionata dagli effetti delle chiusure anti-Covid e dai crescenti problemi del settore immobiliare.

Negli Stati Uniti, a settembre, la fiducia delle famiglie rilevata dal Conference Board ha continuato a crescere, con incrementi diffusi a tutte le componenti a seguito dell’evoluzione favorevole del mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione è sceso a 3,5% da 3,7% di agosto, e del calo dei prezzi della benzina. Nello stesso mese, la Federal Reserve ha incrementato di 75 punti base, per la terza volta consecutiva, il tasso di interesse di policy, portandolo nell’intervallo indicativo tra 3% e 3,25%, valore massimo dal 2008.

Il cambio di intonazione della politica monetaria, volto a contrastare l’inflazione americana ancora sui valori massimi degli ultimi 40 anni, sembra iniziare ad avere gli effetti desiderati. Ad agosto, i prezzi al consumo sono cresciuti dell’8,3% in termini tendenziali in lieve decelerazione dal 8,5% del periodo precedente. Nello stesso mese, le aspettative di inflazione rilevate dalla Federal Reserve di New York hanno mostrato una decisa flessione. Nell’area dell’euro, l’inflazione ha continuato ad accelerare. A settembre, i prezzi al consumo sono aumentati in termini tendenziali (+10% da +9,1% del mese precedente), toccando un nuovo massimo. Ad agosto il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 6,6%, sui minimi dal 2000 e le vendite al dettaglio in volume hanno segnato un calo marginale in termini congiunturali (-0,3%). Le prospettive per l’area appaiono in progressivo peggioramento. A settembre, l’Economic Sentiment Indicator (ESI, Figura 2) rilevato dalla Commissione Europea è risultato inferiore alle aspettative e alla media storica, collocandosi sui minimi da gennaio 2021. I cali sono stati diffusi a tutte le principali economie dell’area e a tutti i settori. Dall’inchiesta è emersa in rallentamento anche la domanda di lavoro delle imprese mentre le aspettative sui prezzi di vendita sono risultate in aumento.

Il focus sulla congiuntura italiana

Imprese

Le revisioni dei conti nazionali annuali e trimestrali hanno confermato il profilo congiunturale del Pil per l’anno corrente: al moderato aumento congiunturale del primo trimestre (+0,1%) è seguita una crescita più marcata nei tre mesi successivi (+1,1%). Ad agosto, la produzione industriale ha segnato un deciso rimbalzo congiunturale che ha interrotto la fase di riduzione dei ritmi produttivi avviatasi in primavera. L’indice generale è aumentato (+2,3% rispetto al mese precedente) in modo diffuso tra i raggruppamenti di industrie (+2,1%, +1,8%, +0,8% rispettivamente per beni di consumo non durevole, strumentali e intermedi) a eccezione di energia e beni di consumo durevoli (-2,3%, -0,9%). Sotto l’ipotesi che a settembre il valore della produzione industriale sia uguale a quello di agosto, nel terzo trimestre si registrerebbe un aumento congiunturale solo marginale sostenuto all’andamento favorevole dei beni strumentali, mentre gli altri raggruppamenti risulterebbero in flessione.  

A luglio, il settore delle costruzioni ha segnato un ulteriore rallentamento: l’indice di produzione è diminuito del 3,0% (-2,3% a giugno). Nel secondo trimestre, per i prezzi delle abitazioni (IPAB) acquistate dalle famiglie è proseguita invece la fase di rialzo (+2,3% rispetto al trimestre precedente), a sintesi di un deciso incremento dei listini delle abitazioni nuove (+6,8%) e di uno più moderato delle abitazioni esistenti (+1,4%).

 



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