Nei primi dieci mesi del 2022 sono stati 254 i fenomeni meteorologici estremi in Italia, il 27% in più di quelli dell’intero 2021. Negli ultimi 13 anni, sono stati 1.503, con 780 comuni colpiti e 279 vittime. Tra le regioni più colpite: Sicilia (175 eventi), Lombardia (166), Lazio (136), Puglia (112), Emilia-Romagna (111), Toscana (107) e Veneto (101). È quanto emerge dal report “Il clima è già cambiato” dell’Osservatorio CittàClima 2022 realizzato da Legambiente, con il contributo del Gruppo Unipol.
Su 1.503 fenomeni estremi dal 2010, 529 sono stati casi di allagamenti da piogge intense come evento principale. Diventano 768 se si considerano gli effetti collaterali di altri eventi estremi, come grandinate ed esondazioni; 531 i casi di stop alle infrastrutture con 89 giorni di blocco di metropolitane e treni urbani, 387 eventi con danni causati da trombe d’aria. Ad andare in sofferenza soprattutto le grandi città: Roma, dove ci sono stati 66 eventi, 6 solo nell’ultimo anno, di cui oltre la metà hanno riguardato allagamenti a seguito di piogge intense; Bari con 42 eventi, principalmente allagamenti da piogge intense (20) e danni da trombe d’aria (17). Poi Agrigento, 32 casi di cui 15 allagamenti, e Milano, con 30 eventi e almeno 20 esondazioni dei fiumi Seveso e Lambro. Una fotografia definita “preoccupante” da Legambiente nel giorno finale della COP27. L’associazione chiede al Governo Meloni e al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica che venga aggiornato e approvato entro la fine dell’anno il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC), rimasto in bozza dal 2018. Ad oggi 24 Paesi europei hanno adottato un piano nazionale o settoriale di adattamento al clima. “Grande assente l’Italia che per altro in questi ultimi 9 anni ha speso 13,3 miliardi di euro in fondi assegnati per le emergenze meteoclimatiche”, dice Legambiente, che sottolinea come la media sia di “1,48 miliardi all’anno per la gestione delle emergenze, in un rapporto di quasi 1 a 4 tra spese per la prevenzione e quelle per riparare i danni”.
“Nella lotta alla crisi climatica da troppi anni l’Italia sta dimostrando di essere in ritardo. Continua a rincorrere le emergenze senza una strategia chiara di prevenzione, che permetterebbe di risparmiare il 75% delle risorse economiche spese per i danni provocati da eventi estremi, alluvioni, piogge e frane, e non approva il Piano nazionale di adattamento al clima, dal 2018 fermo in un cassetto del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica”. Lo afferma il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, commentando il report “Il clima è già cambiato” dell’Osservatorio CittàClima 2022 realizzato dall’associazione. “È fondamentale – aggiunge – approvare entro fine anno il Piano, ma anche definire un programma strutturale di finanziamento per le aree urbane più a rischio, rafforzare il ruolo delle autorità di distretto e dei comuni contro il rischio idrogeologico e la siccità, approvare la legge sul consumo di suolo, e cambiare le regole edilizie per salvare le persone dagli impatti climatici e promuovere campagne di informazione di convivenza con il rischio per evitare comportamenti che mettono a repentaglio la vita delle persone”.
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