C’è sintonia a Milano fra i cittadini e il quartiere dove si vive. Il dato emerge con chiarezza dall’Osservatorio CityDoxa Milano, da un’indagine realizzata nel periodo giugno-luglio 2022 su un campione rappresentativo della popolazione milanese dai 18 ai 74 anni, stratificato per zona della città, sesso e classe di età (dati a totale ponderati sulla base del numero dei residenti nei 9 municipi di Milano) e presentato il 29 novembre a Palazzo Bovara, il Circolo del Commercio della Confcommercio milanese, in collaborazione con Confcommercio Milano.
Milleseicentosessanta le interviste effettuate su un campione rappresentativo della popolazione milanese. Ee nonostante l’aria cosmopolita che si respira nel capoluogo lombardo, i dati soprprendono visto che l’88% degli intervistati sostiene di sentirsi legato al quartiere nel quale vive. Un attaccamento – emerge dall’indagine – che accomuna tutte le aree di Milano. L’89% consiglierebbe ad un’altra persona di venire ad abitare nel proprio quartiere. Emerge anche un altrettanto forte attaccamento alla città di Milano: l’85% dei residenti se dovesse cambiare casa preferirebbe rimanere a Milano piuttosto che cambiare città (15%). Tale orientamento diviene ancora più forte fra i più giovani: la Gen Z è la generazione che più si identifica (91%) con la città.
Anche giudizio sulle attività commerciali nel quartiere in cui si abita è positivo: per il 67% i negozi e pubblici esercizi si sono attrezzati con servizi online e di delivery, per il 58% i punti vendita si sono modernizzati e vi è anche più attenzione all’arredamento e all’estetica (53%). Seppur con frequenze differenziate, i servizi di consegna a domicilio e delivery sono ormai utilizzati da più di 9 residenti su 10. Un’abitudine che gioco forza è stata incrementata durante il periodo di clausura per il Covid e che ora si fa fatica comunque ad abbandonare.
Tra i tanti lasciti dell’epoca Covid c’è anche lo smart working ossia il lavoro da casa. Molte aziende ne hanno apprezzato i vantaggi e anche molti lavoratori. Il 55% degli intervistati dichiara di andare sempre o quasi sempre in ufficio/azienda; il 45% lavora, invece, in egual misura, da casa o dall’ufficio o prevalentemente da casa. Dall’indagine CityDoxa Milano emerge come la modalità “ibrida” (lavorare sia in ufficio, sia da casa) abbia, nella percezione dei cittadini, un impatto decisamente favorevole sulla vita del quartiere: il 78% lo vive in modo più completo che in passato e l’81% è convinto che ne beneficino le attività commerciali di prossimità (alle quali i cittadini fanno ricorso più frequentemente). Tuttavia, c’è un rovescio della medaglia: se lo sguardo degli intervistati si sposta dal proprio quartiere agli altri quartieri della città, e in particolare a quelli a vocazione terziaria e direzionale, ecco allora che i giudizi si ribaltano e la maggioranza dei cittadini (77%) è d’accordo nel ritenere che lo smartworking rischi di danneggiare le attività commerciali lì localizzate. Il cambio di “ritmo” della vita quotidiana, con il maggiore desiderio di avere tutto a portata di mano – vicino a casa, nel quartiere in cui si vive – accresce, a Milano, l’attenzione e l’esperienza di chi vi abita. L’88% degli intervistati è soddisfatto dei collegamenti con i mezzi di trasporto pubblico, degli spazi verdi l’83%, della relativa sicurezza (per l’81%). Mentre più basse di soddisfazioni rispetto alla presenza delle piste ciclabili (68%), alla silenziosità e al livello di traffico (63%), ai parcheggi (60%) e alla qualità dell’aria (59%) nell’ambito del proprio quartiere. Alla domanda se il tuo quartiere migliorerà nei prossimi 3-5 anni gli intervistati danno nel complesso un giudizio favorevole: sì per il 53%. “I risultati di CityDoxa Milano hanno riservano delle piacevoli sorprese, sfatando anche qualche luogo comune e mostrando come nei quartieri di Milano ci siano delle percezioni molto più omogenee che differenziate”, ha detto Paola Caniglia, Partner & Head of BU Retail & Living BVA Doxa. Emerge un dato, a mio avviso, inconfutabile”, aggiunge Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo Economico del Comune di Milano. La Milano a 15 minuti che abbiamo impostato come obiettivo di mandato, non è solo un’idea ma una realtà che di fatto già esiste nelle abitudini di cittadine e cittadini milanesi. Ecco allora che assumono un valore significativo bandi come Crowdfunding civico o Mi-15, la recente modifica del PGT per aumentare il commercio di vicinato, così come tutte le novità che abbiamo introdotto in materia di lavoro agile e nearworking. Misure che hanno il preciso obiettivo di rendere Milano sempre più una città policentrica, un insieme di quartieri in cui la distinzione tra centro e periferia smette di esistere”. “L’Osservatorio CityDoxa fotografa quanto i milanesi siano legati alla loro città, ne sono quasi gelosi”, spiega Vincenzo Albanese, vicepresidente di Confcommercio Milano (competenza su urbanistica e territorio). “Gli stessi sono da sempre i veri ambasciatori della città nel mondo. Il Covid, se vogliamo, ci ha regalato il tempo per scoprirla meglio, di andare in profondità. Lo si evince da quanto i cittadini raccontano dei loro quartieri, con un gradimento talvolta eccessivo per alcuni versi. Ma del momento che stiamo vivendo, traspare anche l’incertezza. Dobbiamo considerare il momento per quanto possibile un’opportunità, far germogliare processi di pensiero e dare risposte a realtà mutevoli. Ripensare a modelli sociali a favore della convivenza sempre più aperta ed inclusiva. Fare nostro il significato ‘to live together’. Milano da sempre città aperta e anticipatrice in Italia. La sua attrattività è legata ai suoi asset principali: eventi, investimenti internazionali, università, competitività, inclusione sociale e solidarietà. Caratteristiche che ne fanno una città capace di rigenerarsi e prepararsi adeguatamente alle nuove sfide che l’attendono. Ma paga anche lo scotto delle sue dimensioni territoriali. Il futuro la obbligherà ad una riflessione ampia e a un ripensamento in ambito metropolitano. Una città da trasformare dove nuove centralità diffuse devono essere al centro dello sviluppo futuro, unico modo per dare ai propri cittadini una migliore qualità della vita. Milano non dev’essere solo per molti un hub di transito. Il concetto centro/periferia va rimodulato e ripensato”. “La rete commerciale dei quartieri milanesi, dai risultati dell’Osservatorio CityDoxa, esce con un’immagine indubbiamente rafforzata. Crescono l’online e i servizi a domicili”, conclude Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano. “E i punti vendita, per la maggioranza dei cittadini, appaiono migliorati. Ciò accresce ulteriormente la nostra responsabilità nel supportare le imprese in questo cambiamento, pensiamo all’innovazione digitale, che è parte di un nuovo modo di vivere la città”.
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