È entrato in vigore oggi il divieto stabilito dall’ottavo pacchetto di sanzioni contro la Russia insieme all’embargo europeo sui prodotti raffinati del petrolio russo deciso lo scorso 3 febbraio dagli Stati membri Ue che hanno raggiunto un accordo sul price cap ossia sul tetto al prezzo dei prodotti derivati del petrolio russo trasportati via nave verso Stati terzi. Cosa prevede l’accordo? Che per i prodotti derivati “di alta qualità” (high value), come diesel e benzina, il costo al barile sia di 100 dollari mentre per quelli di bassa qualità, come gli oli combustibili, il prezzo scenda a 45 dollari. L’accordo è stato raggiunto dagli ambasciatori Ue in sede di Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue. Gli Stati membri Ue erano alla ricerca di un accordo sul price cap da stabilire nel quadro della coalizione con i Paesi G7 (Canada, Francia, Italia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti) e con l’Australia per fissare un tetto globale al prezzo dei prodotti raffinati del petrolio trasportati via nave verso i Paesi terzi. E questo in pratica ora impedirà alle compagnie dei Paesi che hanno raggiunto l’accordo di trasportare i prodotti del petrolio a un prezzo superiore alla soglia di prezzo concordata. “Dobbiamo continuare a privare la Russia dei mezzi per fare la guerra contro l’Ucraina. Il divieto di importazione dell’UE sui prodotti petroliferi russi entra in vigore domenica. Con il G7 stiamo imponendo limiti di prezzo a questi prodotti, tagliando le entrate della Russia e garantendo mercati globali dell’energia stabili”, ha scritto su twitter la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dopo l’accordo raggiunto in sede di Coreper.
Anche il segretario al Tesoro americano Janet L.Yellen dopo l’annuncio del price cap ha rilasciato un commento: “Mi congratulo con la coalizione del price cap del G7 per aver stabilito congiuntamente dei limiti al prezzo dei prodotti petroliferi russi raffinati trasportati via mare. L’accordo si basa sul tetto massimo per le esportazioni di greggio russo che abbiamo fissato a dicembre e contribuisce a far avanzare i nostri obiettivi di limitare il principale generatore di entrate della Russia nel finanziare la sua guerra illegale, promuovendo al contempo mercati energetici globali stabili. Abbiamo già visto i primi progressi verso questi obiettivi attraverso il prezzo massimo sulle esportazioni di greggio. Alti funzionari russi hanno ripetutamente ammesso che il tetto massimo del prezzo del greggio sta tagliando la loro più importante fonte di entrate e ha oscurato le già travagliate prospettive fiscali del Cremlino. Anche i mercati globali dell’energia sono rimasti ben riforniti e rapporti pubblici indicano che gli importatori di petrolio greggio stanno utilizzando il tetto massimo per concludere affari sulle importazioni di petrolio russo. I paesi a basso e medio reddito hanno particolarmente beneficiato del tetto massimo del prezzo del greggio, che li sta aiutando a proteggerli dagli alti costi energetici globali causati dalla guerra di aggressione non provocata di Putin. I limiti che abbiamo appena fissato svolgeranno ora un ruolo fondamentale nel lavoro della nostra coalizione globale per diminuire la capacità della Russia di perseguire la sua guerra illegale. Con le nostre sanzioni storiche, stiamo costringendo Putin a scegliere tra finanziare la sua brutale guerra o sostenere la sua economia in difficoltà. E stiamo interrompendo le catene di approvvigionamento militare della Russia, rendendo più difficile per il Cremlino equipaggiare le sue truppe e continuare questa invasione non provocata”.
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